E-Book, Italienisch, Band 25, 360 Seiten
Reihe: DRAMA - Studien zum antiken Drama und seiner Rezeption
Onori L'auriga dal breve destino
1. Auflage 2023
ISBN: 978-3-381-10763-6
Verlag: Narr Francke Attempto Verlag
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Commento critico-esegetico ai frammenti del Fetonte di Euripide
E-Book, Italienisch, Band 25, 360 Seiten
Reihe: DRAMA - Studien zum antiken Drama und seiner Rezeption
ISBN: 978-3-381-10763-6
Verlag: Narr Francke Attempto Verlag
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Chi conosce il mito di Fetonte, l'auriga dal breve destino, avrà letto i noti versi delle Metamorfosi di Ovidio, ma cosa sa dei frammenti superstiti del Fetonte di Euripide? Quando nel 1821 Goethe li lesse per la prima volta, pensò di avere fra le mani una delle più straordinarie tragedie del poeta. Il volume di Silvia Onori presenta un nuovo commento critico-esegetico del Fetonte di Euripide: a partire dal testo edito da Richard Kannicht, ogni frammento è corredato da un prospetto completo dei riferimenti bibliografici, da un'analisi del contesto di citazione, da una traduzione italiana e da un commento esegetico. Un capitolo introduttivo presenta i testimoni dei frammenti, una ricostruzione verosimile del dramma, un'ipotesi di datazione e indaga la fortuna del mito sin dalle sue origini tragiche. Completa il volume un'appendice sulla ricezione moderna e contemporanea della leggenda.
Silvia Onori graduated from Sapienza-University of Rome in 2017 and obtained her PhD in Greek Literature in 2021 at the University of Cassino under the supervision of Prof. Michele Napolitano with a thesis on Euripides' Phaethon. Her studies focus on tragic theatre, in particular on Euripides' works. She currently teaches Greek and Latin language and culture at the high school.
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I Introduzione
“ohne mein Wissen und Wollen schien das Zerstückte sich im innern Sinn zu restaurieren” J.W. Goethe Correva l’anno 1821 quando Johann Wolfgang Goethe fu informato dal filologo e amico Gottfried Hermann dell’esistenza di alcuni frammenti di una tragedia di Euripide rinvenuti su due fogli palinsesti del noto codex Claromontanus delle epistole paoline, che poco tempo prima Bekker e Hase si erano occupati di leggere e trascrivere. Grazie alle citazioni di alcune fonti indirette che hanno tramandato brevi excerpta della tragedia in questione, i filologi erano già al corrente della sua esistenza; tuttavia, fu nella seconda metà del Settecento, quando per la prima volta i versi euripidei attirarono l’attenzione degli studiosi delle epistole di San Paolo, e poi nei primi decenni nell’Ottocento dopo i tentativi di trascrizione di Bekker e di Hase, che fu indagato e approfondito quanto rimaneva del Fetonte di Euripide. In particolare, dopo aver preso visione dei lacerti del Fetonte tramandati dal codice paolino, Goethe ne rimase a tal punto colpito da aver pensato di vedere davanti ai suoi occhi una delle più straordinarie produzioni del tragediografo: “Die von Professor Hermann im Jahre 1821 freundlichst mitgeteilten Fragmente wirkten, wie alles, was von diesem edlen Geistes und Zeitverwandten jemals zu mir gelangt, auf mein Innerstes kräftig und entschieden; ich glaubte hier eine der herrlichsten Produktionen des großen Tragikers vor mir zu sehen”. Benché si tratti di una tragedia nota soltanto parzialmente, di cui, si vedrà, risulta difficile ancora oggi cogliere a pieno tutti gli aspetti, scorrendo i versi superstiti del Fetonte Goethe ebbe l’impressione che quei frammenti, smembrati e avulsi dal loro contesto originario, restituissero sé stessi nel loro significato e valore più intrinseco. L’osservazione di Goethe consente di riflettere su un dato evidente di cui l’editore o il commentatore di testi frammentari drammatici non può non tenere conto: ciascun frammento, infatti, è un pezzo dislocato, una parte che un tempo apparteneva a un tutto. Come tale, un frammento manca del suo contesto originario e ogni tentativo di ricostruzione è sempre fondato sulla formulazione di ipotesi riguardo all’intero che prima lo conteneva. Quando Goethe scriveva che ogni frammento del Fetonte da lui letto sembrava restituire sé stesso nel suo significato più profondo, poteva forse riferirsi al fatto che proprio per la loro natura frammentaria i tasselli superstiti di un’opera perduta hanno la capacità insita di ispirarci. Come è argomentato nell’introduzione del volume Lost Dramas of Classical Athens: Greek Tragic Fragments curato da McHardy, Robson e Harvey, il fatto che le prospettive esegetiche per comprendere e interpretare un frammento siano molteplici dipende spesso dall’impossibilità di ricostituzione del contesto da cui esso proviene: a tal riguardo, una nuova analisi critico–esegetica dei frammenti del Fetonte mi ha permesso di constatare quante e quanto diversificate siano state dall’Ottocento fino a oggi le ipotesi di ricostruzione del dramma. Dunque, a partire dall’edizione dei due frammenti del Fetonte curata da Hermann (1821; 1828) che tanto entusiasmò Goethe da indurlo a riscrivere da capo la tragedia di Euripide, nel corso di tutto l’Ottocento i versi del Fetonte furono oggetto di interessanti analisi: in particolare, fu la pubblicazione dell’edizione di Blass nel 1885 a costituire il punto di partenza imprescindibile per i successivi editori dei frammenti della tragedia, quali Nauck (18892), Diggle (1970), Jouan–van Looy (2002), Kannicht (2004) e Collard–Cropp (2008). Pertanto, consapevole che per i versi superstiti del Fetonte si dispone almeno di due edizioni recenti e che a una nello specifico, quella curata da Kannicht, deve riconoscersi senza dubbio il merito di aver approntato un testo criticamente soddisfacente, il presente lavoro vuole proporsi come un commento critico–esegetico ai frammenti del Fetonte che coniughi l’analisi filologica (di fatto irrinunciabile) a un esame approfondito degli aspetti letterari e contenutistici della tragedia. Pertanto, i frammenti euripidei sono citati secondo la numerazione e il testo edito nel quinto volume dei Tragicorum Graecorum Fragmenta del 2004, sebbene in taluni casi sia parso necessario distaccarsi dalle scelte dell’editore e/o degli editori precedenti, oppure, in ragione di riflessioni proposte in anni successivi all’edizione del 2004 o a quella di Collard–Cropp del 2008, focalizzare l’attenzione su alcune proposte interpretative superate o, comunque, oggi da rivedere in favore di nuove ricostruzioni. L’indagine qui condotta prende le mosse da una rassegna bibliografica ragionata dei frammenti del Fetonte euripideo. Sulla falsariga di altri commenti a tragedie frammentarie, l’introduzione di questo lavoro offre una panoramica dei testimoni diretti e indiretti che hanno tramandato il testo, presenta una ricostruzione quanto più verosimile possibile dei punti cruciali lungo i quali si snoda l’intreccio del dramma, che sarà oggetto di analisi più approfondita nel commento ai singoli frammenti, riflette sulla possibile datazione e collocazione del Fetonte all’interno della più ampia e nota produzione di Euripide, e, infine, indaga la fortuna del mito paradigmatico dell’auriga dal breve destino e delle sue sorelle Eliadi. Partendo dalla definizione di racconto paradigmatico, la disamina presenta una riflessione complessiva sulla doppia declinazione del paradigma di Fetonte nella letteratura greco–latina successiva ad Euripide: da un lato avventuriero imprudente e sovrano inabile, dall’altro eroe titanico ammirato per aver molto osato. Attraverso l’analisi di alcune fonti scelte si è tentato di risalire alle possibili origini tragiche del bifrontismo del personaggio mitico: se e in che misura, dunque, la valenza etico–politica della leggenda, di estrema fortuna nella letteratura successiva al teatro di V sec. a.C., derivasse dalle opere di Eschilo e di Euripide. Il commento a ciascun frammento – preceduto da un prospetto completo dei riferimenti bibliografici che lo concernono, dal testo greco e dalla mia traduzione – è articolato in sezioni distinte: a) tradizione, dedicata all’analisi delle fonti dirette e indirette del testo tradotte e commentate; b) metrica, per i soli frammenti lirici; c) questioni critico–testuali e, infine, d) interpretazione, in cui sono discusse tutte le proposte esegetiche avanzate dagli editori fino agli anni più recenti riguardo alla collocazione e alla persona loquens del frammento. Inoltre, ancora all’interno di quest’ultima sezione, là dove il contenuto e l’esegesi del frammento lo permettono, è ospitata la disamina di alcuni aspetti nevralgici del plot della tragedia. In singoli elementi dell’intreccio, quali il segreto svelato di Climene, la fatale e incauta promessa di Helios e la ricerca della vera paternità da parte di Fetonte – che interessano precipuamente i frr. 773. 1–18 e 779 Kannicht – finora interpretati come motivi familiari di pura innovazione euripidea, è stato possibile invece rintracciare, innanzitutto, un’originaria matrice fiabistica comune a più patrimoni mitico–leggendari. Poi, a partire dal tentativo di ricostruzione dell’agone della tragedia che interessa i frr. 775, 775a, 776, 777 Kannicht, l’intricata rete di motivi familiari che determinano lo statuto acclarato del Fetonte di ‘familiar tragedy’, secondo la fortunata definizione di Reckford, mi ha indotto a riflettere su questioni già vagliate dalla critica precedente – ad esempio l’innovazione genuinamente euripidea, mai replicata nelle successive trattazioni e riscritture del mito, del matrimonio di Fetonte con una dea – e a puntare l’attenzione su elementi dell’intreccio finora poco esplorati. Nello specifico, la disamina si è soffermata sulla pluralità di ragioni osservabili per discernere la riluttanza di Fetonte al matrimonio con una dea, verosimilmente connessa anche al rifiuto dell’eredità del potere paterno, alla crisi di identità e alla ricerca della conferma dei natali divini. La supposta sovrapponibilità di Fetonte e del suo ‘modello’ Ippolito, impostasi nel corso degli anni come principale lettura interpretativa per la caratterizzazione di Fetonte, è stata ripensata a favore di altre proposte di comparazione con differenti personaggi euripidei e non euripidei. Inoltre, a partire dal noto studio di Seidensticker sulle tracce del comico in tragedia è stata presa in esame la possibilità che nei frammenti del Fetonte e, più in generale, in alcuni patterns della trama, siano da rintracciare riflessi comici. Per esempio, il triangolo amoroso fra donna, divinità e marito mortale, in cui Climene, Helios e Merops sono coinvolti, il disvelamento della reale paternità divina e, infine, l’inganno ordito dall’oceanina ai danni del marito straniero sul concepimento e poi sulla morte di Fetonte hanno spinto in passato qualche studioso a riconoscere nella caratterizzazione lacunosa...