E-Book, Italienisch, 208 Seiten
Reihe: Sírin
Zadan / ?adan Anarchy in the UKR
1. Auflage 2024
ISBN: 978-88-6243-582-6
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 208 Seiten
Reihe: Sírin
ISBN: 978-88-6243-582-6
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Il romanticismo della rivoluzione anarchica di Nestor Machno del 1918, l'infanzia felice in una Unione Sovietica 'privata', il passaggio dal comunismo al capitalismo, politica e antipolitica, treni e autostop, amore e nostalgia: tutto si aggroviglia nella prosa punk di un romanzo quasi autobiografia che ci trasporta nei paesaggi della memoria di ?adan, vividissimi eppure forse ormai perduti. Un viaggio sentimentale, lucido e dissacrante, attraverso l'Ucraina orientale, sospesa tra la caduta dell'URSS e lo scoppio della Rivoluzione arancione del 2004, un racconto di formazione sull'essere scrittore e uomo, scandito da un ritmo ubriacante.
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SECONDA PARTE
I miei anni ’80
’81.
CINEMA. Sarebbe facile portare sullo schermo i miei anni ’80. Quando in questo paese si ricomincerà a fare cinema girerei volentieri un film sugli anni ’80, se non altro per vedere sullo schermo una delle possibili versioni della mia vita, come uno schema chiaro ed esatto con esposte fin dall’inizio tutte le cause implicate e le possibili conseguenze. Il film sarebbe in parte didascalico e in parte divertente, con pathos e sospiri nostalgici ridotti al minimo. Dovrebbero esserci invece molto sole, molta meccanica, molto lavoro industriale, insomma – la dimensione sociale verrebbe ben rappresentata, con ogni cosa al suo posto: gli autotreni, i depositi ferroviari, l’erba ai lati della strada, i pini nelle mattine d’estate, i centri commerciali, le stazioni dei treni locali, i cinema con il fresco, i giornalai, le palestre scolastiche con i tappeti e i trampolini, i vagoni merci di carbone, gli autobus di linea, le superstrade vuote, le fontanelle di acqua ghiacciata, i chioschetti di dischi, i venditori di šašlyk, le code alle giostre, i borseggiatori, i pazzi alcolizzati, le prostitute di paese, gli allegri contrabbandieri, gli speculatori e i proiezionisti, i bibliotecari ambulanti con i loro banchetti, le zingare professioniste che riscuotono la percentuale per le strade e nei mercati – in questo film ci sarebbero tanti personaggi positivi e nessuno negativo, almeno io vorrei che non ce ne fossero. D’altra parte, in questo film anche personaggi potenzialmente negativi come i succitati contrabbandieri o i non citati ljubery13 avrebbero il ruolo di protagonisti, magari non proprio positivi, ma non privi di qualità, i doppi standard, così decisivi al giorno d’oggi, non troverebbero posto nel mio film, sarebbero inutili e fuori luogo, in realtà lo sono in ogni caso, ma nel mio film a maggior ragione. Cos’altro dovrebbe esserci? Di sicuro dovrebbe fare bel tempo, gli eventi devono svolgersi d’estate, i miei anni ’80 sono legati all’estate, forse in tarda primavera, però meglio d’estate; dovrebbe esserci molta acqua, molto verde, niente politica, la politica verrebbe dopo, negli anni ’90; allora la politica non c’era, tutto restava entro confini definiti che non si oltrepassavano, la vita era autosufficiente, si poteva essere fieri del proprio paese, i genitori erano esempi da seguire, la propaganda non assillava, non c’era pressione sociale.
Nel film sui miei anni ’80 dovrebbe esserci molto amore, amore spontaneo, imprevisto, amore di strada e illogico, col primo sesso tra i banchi di scuola, le prime scazzottate dietro le recinzioni delle fabbriche, i primi problemi e le prime crisi, le prime improbabili storie di rapimenti di fidanzate dalla casa paterna, di matrimoni segreti, di aborti clandestini, di tenero e affascinante sesso di gruppo adolescenziale – lente sequenze in bianco e nero, rivisitazione profonda e formativa del passato, la misura del tempo che ti è stato concesso; dovrebbero esserci molte voci – allegre, nervose, gioiose, appartenenti alle centinaia di eroi senza nome del film, eroi con gli occhi azzurri, i capelli schiariti dal sole, la pelle abbronzata e secca, dormono poco, bevono e chiacchierano molto, si cacciano di continuo in situazioni sceme e assurde, il cielo ride di loro ma gli dèi gli perdonano molte cose perché non c’è cattiveria nelle loro azioni: stupidità quanta ne vuoi, inesauribile idiozia quotidiana, sventatezza, ingenuità, un vago desiderio innato di farsi chiunque nei dintorni, compresi gli dèi di cui sopra – questo sì, ma non c’è cattiveria nelle loro azioni, in questo film non esiste la cattiveria, non la cercate.
Allo stesso tempo, in questo film non può non esserci il crimine, un sacco di ladri e speculatori, meschini trasgressori delle norme di convivenza socialista, pazzi vagabondi con un’accetta nello stivale, un coltello nella cartellina di plastica, spine di rosa conficcate in gola, una miriade di giovani facce da culo che si azzuffano con in mano bottiglie rotte, si rasano il cranio perché tutti vedano quante cicatrici hanno, si tatuano da soli e vanno in giro con la pelle scorticata, con pentagrammi indecifrabili, con un senso di orgoglio e coraggio; queste scene di vita criminale però non devono demoralizzare, perché avrebbero quel sentore di amarezza e disperazione che deriva dall’impossibilità di capire fino in fondo il meccanismo della vita che ti circonda, il suo espandersi in una scenografia naturale in cui – per quanto tu possa batterti e agitare la tua bottiglia rotta – resti solo una delle anonime comparse che passano sullo schermo, si fissano per un istante negli occhi degli spettatori e poi spariscono per sempre nel fiume nero dei titoli di coda. Lo scenario criminale serve a rendere più vivide le circostanze dell’amore e della nascita, e più oscure e misteriose quelle della morte, è più che altro un condimento aggiunto ai campi inondati di sole per gustare appieno tutti i dettagli che via via riempiono la tua esistenza e che a poco a poco cominci a distinguere dallo scenario generale, completo e preconfezionato.
A proposito di dettagli. I dettagli possono riguardare i protagonisti, ad esempio i dettagli dell’abbigliamento, capi femminili comprati al mercato nero, rivenduti per la terza volta, stravaganti articoli da toilette femminili che vengono poi strappati alle protagoniste dalle mani nervose dei protagonisti ubriachi, riuscendo così a imprimersi nella tua memoria e nel tuo catalogo personale; possono essere dettagli di vita quotidiana – tappeti sintetici colorati su cui vengono appoggiate le bare dei defunti, giubbotti di pelle da aviatore sfregiate da un rasoio al primo scontro notturno, orologi meccanici, fermagli di plastica gialli, cinturoni da ufficiale, rossetti, accendini a benzina fatti in casa che mandano scintille e puzzano di petrolio, spilloni neri caduti dai capelli di una donna e che si infilano sotto il sedile, senza che nessuno, in quell’auto buia ferma in una silenziosa stazione di servizio, si dia la pena di cercarli fra i vestiti sparsi qua e là e l’amore vero, adulto.
La trama di questo film deve svolgersi con lentezza e ordine, tutto è ben studiato e quasi niente viene lasciato al caso. Però devono esserci molti eventi, devono riempire tutto lo spazio che ti è stato dato perché tu possa appropriartene e abitarlo; la loro struttura mobile e plastica deve sostenere il cielo che si è riscaldato fin dal mattino in modo che resti saldo e stabile sopra di te, senza che penda da una parte e crolli sotto il peso dell’ennesima catastrofe. Le vicende devono svolgersi sotto i tuoi occhi anche se non sempre con la tua diretta partecipazione, però sempre col tuo invisibile consenso interiore, con la tua partecipazione al contesto, in modo che tu possa percepire con le dita come la tua vita cambia, come si dipana davanti ai tuoi occhi; gli eventi devono riempire il vuoto che si crea tra i protagonisti e l’aria che li circonda; nel film sui miei anni ’80 non può esistere il vuoto, lo spazio deve essere pieno zeppo di personaggi, movimenti e azioni, le azioni contribuiscono ampiamente a spiegare la densità complessiva del soggetto, sono strane e spesso insensate, manifestano un’eccessiva tendenza al rischio e all’espressività, i miei protagonisti si sposano per principio e s’impiccano per protesta, fanno figli perché sono incapaci di dire di no e amano perché non sanno trattenersi, commettono crimini per amore del rischio e dell’avventura, amano la patria senza alcuna implicazione ideologica, sono perlopiù giovani e sicuri di sé, capiscono da soli che il caso li ha fatti nascere in un posto strepitoso e in un momento eccezionale, i loro genitori compaiono unicamente sullo sfondo, stanchi e tormentati, si trascinano dietro, come un cuore malato, l’intero fardello del loro paese, l’infinita lotta quotidiana che a un certo punto finisce ma non porta alcun sollievo.
Il film deve contenere scene di massa in cui scorre il sangue, scorre il vino, scorrono lacrime di donne e di uomini ubriachi, scorre la calda pioggia estiva che bagna tavole imbandite, bagna persone che fanno festa spensierate e serene, che si abbracciano cantando avvinazzate con la voce che va affievolendosi, okay, dico, deve essere così, bene, stop, durante le riprese del film sui miei anni ’80 nessun animale ha subìto maltrattamenti.
’82.
AGITPUNKT14. Ho otto anni. Comincio a interessarmi alla vita degli adulti. Mi spaventa con la sua franchezza – gli adulti vivono in modo aperto e spensierato, si sentono a loro agio nello stesso spazio in cui mi trovo io, lo controllano, sanno quale pulsante bisogna premere per far aprire porte laterali nascoste dietro cui si celano motori e proiettori, gli adulti regolano le luci e i cambi di scena, i loro rapporti reciproci sono carichi di una passione e di una brama che per me restano incomprensibili, sanno amarsi e odiarsi davvero, e in fondo è quello che fanno. Questo mi affascina. Non voglio essere adulto – ho paura di perdere la mia distanza dalla loro vita, ho paura che, se mi ci addentro, perderò la capacità di sentire quanto siano fantastici i termini del contratto che mi viene offerto. Per di più, nel mio attuale status sociale di ragazzino di otto anni, godo di inauditi privilegi e vantaggi: gli adulti non percepiscono alcuna minaccia da parte mia e quindi si lasciano avvicinare dandomi la possibilità di osservare da vicino, indisturbato, i particolari meno appariscenti della loro vita quotidiana, di frugare nei cassetti della biancheria, nelle scrivanie piene di scadenti preservativi sovietici, nelle scatole con le lettere d’amore, nei portabagagli delle...




