Tamas | L'uomo laser | E-Book | sack.de
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E-Book, Italienisch, 575 Seiten

Tamas L'uomo laser


1. Auflage 2012
ISBN: 978-88-7091-308-8
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 575 Seiten

ISBN: 978-88-7091-308-8
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



'Avrei voluto scriverlo io.' Così Stieg Larsson ha accolto questo libro, che non è un romanzo ma un'inquietante storia vera: quella personale di un serial killer e insieme della Svezia contemporanea. Per un anno, nel 1991, John Ausonius, armato di un fucile a mirino laser, semina il panico a Stoccolma con attentati a cittadini di origine straniera, impegnando polizia e servizi segreti in una lotta contro il tempo nella più vasta caccia all'uomo dall'omicidio del premier Olof Palme. In un monumentale racconto-reportage che segue in presa diretta l'indagine dalla prospettiva dei protagonisti, Gellert Tamas ricostruisce un caso emblematico della deriva xenofoba nell'odierna società multiculturale così come il terreno fertile che lo ha prodotto: la grande crisi economica che ha cambiato volto al paese, l'ascesa lampo dell'estrema destra e dei movimenti neonazisti, la discriminazione razziale e l'escalation di violenza tollerate dalle autorità. E rielaborando la mole di fonti, a partire da interviste esclusive, dà corpo, voce e anima a un personaggio straordinario, da studente modello a barbone, da yuppie rampante a rapinatore e assassino seriale. Un uomo solo, vittima e carnefice, incompreso e fanatico, goffo eppure pieno di risorse, che il caso, la malattia e il clima politico trasformano in un Forrest Gump del male.

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Il commissario dell’anticrimine Lennart Thorin, capo della squadra mobile della polizia di Stoccolma, guardò i suoi uomini. Li attendeva una nuova settimana di lavoro. Davanti a lui una trentina di agenti. Erano le otto del mattino. L’ora della riunione quotidiana.

A Lennart Thorin mancavano pochi anni alla pensione e guardandosi indietro vedeva una carriera di successo. Da agente semplice a Nacka negli anni Cinquanta a capo della squadra mobile a Stoccolma. Era stato un lungo cammino su una strada non sempre in discesa. A volte Thorin pensava che forse avrebbe fatto meglio a tenere la bocca chiusa invece di dire sempre la sua. Ma il silenzio non faceva parte del suo stile. Non si bruciano le tappe della carriera leccando culi. E poi aveva un carattere non sempre facile da domare, anche se ci provava.

In fondo riteneva di avere lottato quando valeva la pena farlo. Come in quel momento. I piani alti stavano pensando a una riorganizzazione. L’ultima proposta era di decentralizzare i compiti del suo dipartimento, assegnandogli tutte le rapine e gli omicidi della città di Stoccolma.

Lui aveva deciso di opporsi. “Perché sciogliere una squadra che sa fare il suo lavoro? I cinquanta uomini di questa sezione hanno sviluppato una competenza straordinaria. Non possiamo rischiare di buttarla all’aria separandoli”, aveva detto alla direzione in diverse occasioni.

Conosceva il peso della sua esperienza e della sua autorità, ma era anche consapevole delle voci che circolavano alle sue spalle: “Thorin è uno zuccone della vecchia guardia, sempre contrario a ogni cambiamento.” Non gliene importava. Non avrebbe permesso alla direzione di distruggere una struttura che funzionava tanto bene, potevano dire quello che volevano.

Thorin si schiarì la voce e puntualmente nella sala calò il silenzio. Tutti gli occhi erano puntati sul capo.

“Be’, buongiorno a tutti”, disse prima di passare la parola come sempre al suo braccio destro, il commissario Åke Thorstensson.

L’iter delle riunioni mattutine era sempre lo stesso. Un rapido esame dei casi vecchi e nuovi per tenere aggiornato il gruppo. Gli investigatori impegnati nelle indagini più importanti si fermavano oltre per riunioni separate.

Åke Thorstensson sfogliò le sue carte.

“Ok, vediamo cos’è successo nel week-end”, esordì. “Abbiamo un’aggressione con coltello a una donna a Kungsholmen e un’altra a Rinkeby. Per entrambi i casi possiamo parlare di tentato omicidio. Poi, come al solito, qualche rapina. Le vedremo più tardi con la squadra che se ne occupa, non è necessaria la presenza di tutti.”

“Ho sentito che hanno sparato a un uomo a Gärdet. Sappiamo già qualcosa di più?” domandò Thorin.

“Non molto”, disse Thorstensson. “La vittima è David Gebremariam. Ha ventisette anni ed è originario dell’Eritrea. Gli hanno sparato a mezzanotte e venti di sabato in Troppstigen, mentre insieme a due amici stava andando a prendere la metropolitana a Gärdet. Il luogo del crimine è un sentiero ripido e male illuminato. L’attentatore era sicuramente nascosto tra i cespugli.

“Dopo lo sparo, Gebremariam e gli altri due sono corsi fino alla stazione della metropolitana. È lì che li hanno trovati i nostri. La vittima perdeva molto sangue ed era appena cosciente. I due amici erano furiosi. Avevano cercato aiuto. Pare che un automobilista si sia rifiutato di caricare Gebremariam perché non voleva sporcare di sangue i sedili. L’ambulanza è arrivata più o meno contemporaneamente alla nostra macchina, così i colleghi l’hanno seguita all’ospedale Sabbatsberg e hanno raccolto la denuncia sul posto.”

“È grave?” chiese Thorin.

“Non è in pericolo di vita. Il proiettile è entrato appena sotto la natica destra ed è uscito da sopra l’anca. Ha danneggiato delle fibre muscolari, ma date le circostanze gli è andata bene.”

“Qualche altro elemento?”

“Sì, un dettaglio curioso. Gebremariam dice di aver visto un punto rosso sulla schiena degli amici poco prima di essere colpito. Secondo lui era il mirino laser di un’arma. Evidentemente ne ha qualche esperienza dal servizio militare e ha riconosciuto la luce rossa e compatta.”

“Ma chi è che va in giro per il centro della città con un’arma dal mirino laser?”

“È un’ottima domanda, a cui non siamo ancora in grado di rispondere.”

“Qualche indizio per risalire al colpevole?”

“Niente, per ora.”

“Testimoni?”

“No. Nemmeno uno. Ma forse non c’è da sorprendersi. Mancano solo tre giorni all’apertura della stagione dei gamberi, le notti cominciano a farsi buie.”

“Comunque è strano che nessuno abbia visto niente, essendo successo in pieno centro”, disse Thorin pensieroso. “Ok, a quanto pare qualcuno si diverte a sparare alla gente con un mirino laser. Puoi occuparti tu dell’indagine, Forss?”

L’ispettore Lars-Erik Forss non sembrava troppo entusiasta.

“Sì, in realtà avrei altri casi da seguire, ma naturalmente posso prendermi anche questo”, disse titubante.

“Sì, mi rendo conto che tutti voi siete pieni di lavoro, ma purtroppo non so come aiutarvi”, sospirò Thorin. “Non faccio che lamentarmi con la direzione per ottenere risorse extra. Sanno che alla lunga la situazione è insostenibile. Ma come al solito non succede niente. Continuano a parlare di una riorganizzazione. Vedremo. Comunque apprezzo molto la tua disponibilità, Forss”, aggiunse mentre si guardava in giro. Sembrava che nessuno avesse altro da aggiungere. Lennart Thorin raccolse le sue carte.

“Ok. Per oggi è tutto ragazzi. Andate e fate un buon lavoro.”

Lars-Erik Forss si sedette alla scrivania e prese il telefono per la prima chiamata del giorno.

Ogni indagine d’omicidio segue uno schema più o meno consolidato e Forss stava per iniziare un iter ben noto. Era quasi coetaneo di Thorin, anche lui aveva alle spalle un gran numero di casi risolti.

Più di quattro omicidi – o tentati omicidi – su cinque vengono commessi da una persona che conosce bene la vittima. Ogni indagine comincia quindi dal profilo della vittima e delle sue frequentazioni. Chi vede, dove lavora, deve soldi a qualcuno, ha contatti con ambienti criminali, nemici, qualche ostilità di antica data? In poche parole: chi potrebbe avere un movente?

Un passo altrettanto importante è esaminare la scena del crimine. Com’è l’ambiente circostante? Quali vie di fuga offre? Com’è arrivato il colpevole sul posto? Ha lasciato indizi scientifici come bossoli, proiettili o cose del genere?

I testimoni giocano un ruolo determinante. La comunità è l’occhio migliore della polizia. Osservazioni apparentemente marginali possono rivelarsi decisive. Le informazioni fornite dai testimoni costituiscono un puzzle, e soltanto l’investigatore che ha a disposizione tutti i tasselli può comporlo. Un dato che il singolo testimone ritiene insignificante, come un uomo con il berretto calato sul viso che lo sorpassa di corsa sulle scale della metropolitana, può essere per l’investigatore il tassello mancante per stabilire gli spostamenti del colpevole. Per questo la polizia incoraggia la gente a ricordare ogni dettaglio, per quanto futile possa sembrare.

C’era qualcosa che non tornava in quel caso, l’ispettore Forss lo capì quasi subito. I giornali della sera avevano dato discreto spazio alla notizia del misterioso cecchino laser, e il telefono continuò a suonare per l’intera mattinata. Arrivò una ventina di segnalazioni. Ma nessuna riguardava l’attentato di Gebremariam. Quasi tutti quelli che chiamavano sospettavano di essere stati presi di mira in prima persona dalla luce laser. Tutti gli episodi avevano avuto luogo a Östermalm, distribuiti nell’arco di un anno.

Ci sono tanti tiratori armati di un fucile a mirino laser oppure è sempre lo stesso che da un anno a questa parte si aggira per Östermalm nel buio della notte? si domandava Forss.

Nel pomeriggio andò con alcuni colleghi in Troppstigen. Il luogo del crimine era un sentiero ripido, fiancheggiato da una fitta vegetazione e illuminato da pochi lampioni. C’erano parecchi alberi e cespugli dietro cui potersi nascondere. Forss capì presto che aveva bisogno di aiuto per localizzare il punto esatto da cui era partito il colpo.

Gli agenti bussarono alle porte delle case che si affacciavano sul sentiero. Senza risultato. Nessuno aveva visto o sentito qualcosa che potesse essere messo in relazione con il caso.

All’asilo di Furundsgatan, Forss fu ricevuto da due insegnanti preoccupate. Avevano letto i giornali. Il parco giochi dei bambini era molto vicino al luogo del crimine. Per sicurezza, l’ispettore disse al personale di tenere i bambini dentro nei giorni...



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