E-Book, Deutsch, Italienisch, 176 Seiten
Bücher besitzen – Bücher lesen/Possedere libri – leggere libri (1750–1850)
E-Book, Deutsch, Italienisch, 176 Seiten
Reihe: Geschichte und Region/Storia e regione
ISBN: 978-3-7065-6099-3
Verlag: Studien Verlag
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
AUS DEM INHALT
Maurizio Piseri: Scuola e alfabetismo nella Bassa Valle d’Aosta tra Sette e Ottocento
Daniel Syrovy: Literatur und Zensur in den italienischsprachigen Gebieten der Habsburgermonarchie im 18. und 19. Jahrhundert
Liliana De Venuto: Libri, biblioteche e lettori lungo la Valle dell’Adige nel Settecento
Michael Span: „Samentlich verhandene Piecher". Inventare aus dem Landgericht St. Michaelsburg als Quellen zur Erforschung des Buchbesitzes in Tirol 1750–1800
Peter Andorfer: Die „Weltbeschreibung des Leonhard Millinger" als Quelle für bäuerliches Leseverhalten
FORUM
Andrea Sarri: Il vescovo di Trento Celestino Endrici, il "(neo)paganesimo" e il nazismo. Osservazioni in merito a un libro recente
REZENSIONEN/RECENSIONI
Christof Aichner, Die Universität Innsbruck in der Ära der Thun-Hohenstein’schen Reformen 1848–1860. Aufbruch in eine neue Zeit (Jan Surman)
Margret Friedrich/Dirk Rupnow (Hg.), Geschichte der Universität Innsbruck 1669–2019, Bd. 1: Phasen der Universitätsgeschichte, Teilbd. 2: Die Universität im 20. Jahrhundert (Martin Göllnitz)
Fabian Frommelt/Florian Hitz/Michael Kasper/Christof Thöny (Hg.), Das Jahr ohne Sommer. Die Hungerkrise 1816/17 im mittleren Alpenraum (Christian Pfister)
Anna Grillini, La guerra in testa. Esperienze e traumi di civili, profughi e soldati nel manicomio di Pergine Valsugana (1909–1924) (Marco Romano)
Alessandra Spada, Conquistare le madri. Il ruolo delle donne nella politica educativa e assistenziale in Alto Adige durante il fascismo (Quinto Antonelli)
Michael Wedekind, Die Besetzung der Vergangenheit. Archäologie, Frühgeschichte und NS-Herrschaftslegitimation im Alpen-Adria-Raum (1939–1945) (Marianne Pollak)
Philipp Rohrbach/Florian Schwanninger (Hg.), Beyond Hartheim. Täterinnen und Täter im Kontext von ‚Aktion T4‘ und ‚Aktion Reinhard‘ (Stefan Lechner)
Günther Pallaver/Elisabeth Alber/Alice Engl (Hg.), Politika 20. Südtiroler Jahrbuch für Politik/Annuario di politica dell’Alto Adige/Anuar de politica dl Südtirol (Giorgio Mezzalira)
Autoren/Hrsg.
Fachgebiete
- Geisteswissenschaften Geschichtswissenschaft Weltgeschichte & Geschichte einzelner Länder und Gebietsräume Europäische Geschichte Europäische Regional- & Stadtgeschichte
- Geisteswissenschaften Geschichtswissenschaft Geschichtliche Themen Kultur- und Ideengeschichte
- Geisteswissenschaften Geschichtswissenschaft Geschichtliche Themen Mentalitäts- und Sozialgeschichte
Weitere Infos & Material
Scuola e alfabetismo nella Bassa Valle d’Aosta tra Sette e Ottocento
Maurizio Piseri
Premessa
Chiusa dagli alti massicci delle Alpi Graie e delle Alpi Pennine, la Valle d’Aosta, fino alla costruzione delle moderne infrastrutture stradali del secondo Novecento, si offriva al viaggiatore come un vero e proprio cul-de-sac, noto che i passi alpini verso la Savoia e il Vallese erano collocati ad altezze superiori ai 2000 metri e permettevano i transiti per non più di tre o quattro mesi all’anno. Per quanto la regione condivida le tipiche istituzioni sociali ed economiche delle realtà alpine, la peculiare morfologia del territorio conferisce ad essa caratteristiche riconducibili entro una dimensione di chiusura. A differenza delle altre valli alpine, la Valle d’Aosta non è un’importante linea di valico, inoltre anche le comunicazioni verso il Piemonte sono agevoli solo scendendo da Montjovet, dove la Dora attraversa la gola che separa la Bassa dall’Alta Valle. Per quanto, soprattutto nelle convalli, artigianato ed emigrazione abbiano una importanza pari alle altre aree alpine (unite all’allevamento), la scarsità dei traffici non ha favorito quelle forme di specializzazione delle maestranze diffusa nel mondo alpino. Se escludiamo, come avremo modo di analizzare più avanti, la Valle di Gressoney, si può affermare che la Valle d’Aosta è esclusa, come dimostreranno le caratteristiche della sua evoluzione economica novecentesca, da quel “capitalismo di montagna” analizzato da Raul Merzario, fondato sulla emigrazione e sulla connessa specializzazione di attività artigianali o terziarie.1 L’isolamento della regione si riflette anche negli aspetti culturali e linguistici. Aosta, città con poco più di 4000 abitanti nel periodo esaminato, è un piccolo centro incapace di esercitare un reale controllo politico ed amministrativo sul territorio, ancor più dopo il sostanziale esautoramento, nel 1773, delle prerogative del Conseil des Commis2 nell’ambito delle riforme amministrative attutate da Vittorio Amedeo III nel Regno di Sardegna.3 Centrale era invece il ruolo della Chiesa sul territorio, circostanza che, come vedremo, avrà un importante impatto sul sistema educativo. Tuttavia, non meno centrale era il suo ruolo culturale, soprattutto legato ai significati assunti dalla lingua francese. La diocesi di Aosta, al pari di altre valli dell’estremità occidentale delle odierne Alpi italiane, dipendeva dall’arcidiocesi di Tarantasia, che, per concessione papale, utilizzava il francese come lingua liturgica. Il francese, pertanto, si afferma in Valle d’Aosta come lingua liturgica, spesso non parlata dalla popolazione dialettofona, e usata abitualmente nelle scuole fino alla legge Casati, che segna la fine del primato ecclesiastico nel sistema d’istruzione valdostano. Obiettivo di questo contributo è offrire un quadro del sistema scolastico valdostano preunitario per proiettarsi in un approfondimento volto ad analizzare l’evoluzione del sistema scolastico e della competenza alfabetica in due realtà specifiche e contigue della Bassa Valle: l’odierna Comunità montana Evançon (Valle d’Ayas e fondo valle di Verrès) e la Valle di Gressoney, caratterizzata dalla presenza della comunità walser. La scuola primaria in Valle d’Aosta tra Sette e Ottocento
Gli studi sulla scuola valdostana hanno origine nella seconda metà dell’Ottocento e si inquadrano nella polemica tra liberali ed ecclesiastici che attraversò la regione nei primi anni unitari. Il mondo ecclesiastico valdostano usò la storia per risalire alle origini delle scuole e rivendicare il primato della Chiesa nell’educazione popolare (non bisogna dimenticare che nei censimenti postunitari la Valle vantava tra i più alti livelli di alfabetismo) unito alla bontà di quelle scuole di villaggio (écoles de hameau) accusate dai liberali di essere fomentatrici di ignoranza e superstizione.4 Del resto, osservavano i liberali, le scuole di villaggio non erano vere scuole: più del catechismo e dell’apprendimento mnemonico della firma esse non insegnavano. Da qui l’auspicio di una loro rapida sostituzione con scuole comunali tenute da maestri abilitati e approvati dal Provveditorato di Torino. La polemica investiva anche la lingua francese: identificata con la Chiesa, era percepita dai liberali come un veicolo di bigottismo e di superstizione che si stagliava contro l’italiano, la lingua del progresso e della modernità.5 La contesa con i liberali indusse esponenti della cultura ecclesiastica locale, come Joseph-Marie Treves, a risalire alle origini della scuola valdostana al fine di rivendicare la centralità del clero nell’istruzione popolare. Sebbene un ruolo del clero nell’amministrazione delle scuole e nell’esercizio dell’insegnamento sia innegabile, la realtà, come hanno dimostrato lavori più recenti, si presenta più articolata.6 L’unico intervento istituzionale della Chiesa valdostana a favore della scuola popolare fu attutato dal vescovo Pierre-François de Sales de Thorens, che, intorno al 1770, convertì a favore dell’istruzione popolare le rendite di alcune confraternite cessate o decadute. Tuttavia, gran parte delle scuole di villaggio furono erette grazie ai lasciti testamentari di privati, laici ed ecclesiastici, legati a favore di confraternite o fabbricerie.7 Allorché Treves rivendica il ruolo della Chiesa nella fondazione delle scuole, confonde l’ente amministratore del legato con l’autore dell’atto istitutivo. Inoltre è bene ricordare che, pur nella loro natura ecclesiastica, confraternite e fabbricerie erano istituzioni religiose volte a organizzare e a disciplinare il culto dei laici, con importanti riflessi anche sulla vita civile della comunità. Una fonte importante per individuare le origini delle scuole, risalire ai loro fondatori e agli enti amministratori sono gli Etats des parroisses (relazioni offerte dai parroci in occasione delle visite pastorali) conservate nell’Archivio vescovile della diocesi di Aosta. Fonti preziose, gli Etats non ci permettono di sapere se la scuola sia effettivamente attiva perché limitano le loro informazioni all’atto di dotazione (legato testamentario o altre forme di finanziamento). Del resto le piccole dimensioni delle rendite rendevano probabile che la scuola non fosse esercitata, almeno finché non si trovasse un soggetto disposto a istruire in cambio di un misero stipendio oppure finché altri legati non venissero a incrementare l’offerta salariale. Per questo motivo, i primi quadri attendibili sul sistema scolastico valdostano sono ricavabili dalle inchieste dell’età napoleonica. Purtroppo il Dipartimento della Dora8 – al pari di altri dipartimenti piemontesi soggetti alla Francia – non vanta la ricchezza di inchieste scolastiche del Regno Italico. Tuttavia i due censimenti del 1807 e del 1808 risultano soddisfacenti e offrono un buon repertorio di informazioni.9 Da essi è stata tratta la tabella 1. Nell’elaborazione dei dati si è privilegiata una ripartizione geografica secondo le attuali comunità montane, ritenendole più consone a riflettere le differenze socioeconomiche e antropo-umane delle singole valli e della regione rispetto alle distrettuazioni seguite dalle inchieste.10 Comunità Montane Anni 1807 1808 C. M. Walser 4 2 C. M. Monte Rosa 11 7 C. M. Monte Evançon 26 11 C. M. Monte Emilius 23 19 C. M. Monte Cervino 24 22 C. M. Grand Combin 32 19 C. M. Gran Paradis 34 14 C. M. Valdigne 29 15 Città di Aosta 3 4 Valle d’Aosta 186 113 Tab. 1: Scuole della Valle d’Aosta. Le inchieste napoleoniche registrano 186 scuole nel 1807 e 113 nel 1808. Il dato emergente è la drastica riduzione di scuole tra i soli 18 mesi che separano le due inchieste. La ragione va ricercata negli effetti, sulle scuole di villaggio, della legge Fourcroy del 1 maggio 1802, che definisce l’assetto della pubblica istruzione della Repubblica Francese.11 Nello specifico, se da un lato la normativa scolastica francese imponeva ai comuni di mantenere una scuola elementare, dall’altro esigeva che i maestri fossero tutti abilitati all’insegnamento presso apposite commissioni istituite nei capoluoghi di dipartimento. Tale disposizione, di fatto, poneva fuori norma gran parte delle scuole di villaggio, tenute da maestri spesso improvvisati e privi...