Shen | Angry. Senza perdono | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, Band 3, 424 Seiten

Reihe: All Saints High

Shen Angry. Senza perdono


1. Auflage 2025
ISBN: 979-12-5517-168-3
Verlag: Always Publishing
Format: EPUB
Kopierschutz: Adobe DRM (»Systemvoraussetzungen)

E-Book, Italienisch, Band 3, 424 Seiten

Reihe: All Saints High

ISBN: 979-12-5517-168-3
Verlag: Always Publishing
Format: EPUB
Kopierschutz: Adobe DRM (»Systemvoraussetzungen)



Un principe senza pietà, un aguzzino senza perdono, un amante senza cuore. Per il liceo All Saints High, Vaughn Spencer è una divinità intoccabile. La sua famiglia tiene la città ai propri piedi, le sue gesta sono ormai famose, come il suo talento per la scultura, l'abitudine di non sorridere mai e il suo sarcasmo tagliente. Però solo una persona è al corrente della verità più oscura su di lui, quella che l'ha reso il principe senza cuore e senza emozioni che è adesso, e Vaughn è disposto a tutto perché quella verità rimanga sepolta. Lenora Astalis, aspirante scultrice, è cresciuta in mezzo all'arte e sa riconoscere la bellezza persino quando si cela negli scarti... o nel fondo degli occhi senza vita di un ragazzo di Todos Santos che da bambina l'ha terrorizzata per colpa di un orribile segreto. Anni dopo, nei corridoi della All Saints High Lenora ritrova Vaughn, o quel che ne è rimasto: lo sprezzante padrone della scuola, deciso a bullizzarla in un gioco di potere di cui lei si trova vittima, suo malgrado. Ma Lenny non è più una tredicenne remissiva e spaventata, ha imparato a rispondere colpo su colpo senza mai indietreggiare. La tensione sale alle stelle, il loro legame si fa sempre più complicato e inscindibile quando Lenora e Vaughn finiscono per contendersi un posto in un prestigioso stage artistico e poi a vivere insieme, per mesi, in un castello inglese. In quella magione che si racconta sia infestata dagli spiriti, aleggia il fantasma più cupo del passato di Vaughn, e il suo desiderio di vendetta ormai sta per compiersi. Riuscire a uccidere i demoni del proprio passato, però, porta con sé terribili conseguenze... calpestare il cuore di Lenora potrebbe essere una di queste, persino se lei viene prima dell'arte, prima della vita, prima dell'odio. Dall'autrice al primo posto della classifica digitale italiana! #HateToLove #SecondChance #BullyRomance #SoftDark  

Dal 2015 L.J. Shen si è imposta come autrice rivelazione del genere romance, con i romanzi della serie The Saints' che si sono susseguiti in cima alle classifiche internazionali, cogliendo un'impressionante seguito di fasn. Ora Leigh vive nel nord della California con il marito e i suoi figli, anche se prima di sistemarsi ha girato il mondo, stringendo legami con numerosi amici che possono testimoniare quanto lei sia una 'vera dura', proprio come i personaggi che ama dipin- gere nei suoi romanzi. Leigh è diventata famosa per il suo talento nel costruire protagonisti controversi, degli anti-eroi, dei veri e propri cattivi che hanno catturato i cuori di migliaia di lettrici. Di L.J. Shen Always Publishing ha già pubblicato i bestseller internazionali della serie The Saints': Vicious. Senza pietà, Infamous. Senza vergogna, Ruckus. Senza regole, Scandalous. Senza inibizioni, Devious. Senza tregua. Inoltre sono stati pubblicati i romanzi indipendenti Il ladro di baci, The Lovepost, Il diavolo veste nero, Quando l'anima Brucia, Bad Cruz e Principessa di spine. Angry. Senza perdono è il terzo volume autoconclusivo della serie All Saints High, iniziata con Pretty. Senza limite e Broken. Senza paura.
Shen Angry. Senza perdono jetzt bestellen!

Weitere Infos & Material


1

Lenora, 12; Vaughn, 13

Non hai visto niente.

Non sta venendo a cercarti.

Non ti ha nemmeno guardata in faccia.

Sentii ogni osso all’interno del mio corpo rabbrividire mentre cercavo di cancellare dalla mente l’immagine che avevo appena visto.

Chiusi gli occhi con forza fino a strizzarli, e cominciai a dondolare avanti e indietro, raggomitolandomi come un gambero sul mio duro materasso. Le gambe di metallo arrugginito del letto iniziarono a stridere raschiando sul pavimento.

Il Castello di Carlisle mi aveva sempre messo un po’ in soggezione, ma fino a dieci minuti prima avevo pensato che a terrorizzarmi sarebbero sempre stati i fantasmi, non gli studenti. Non un ragazzo di tredici anni con il viso simile a quello della scultura del Fauno Dormiente – di una bellezza pigra, e di una regalità quasi impossibile.

Non Vaughn Spencer.

Ci ero cresciuta lì dentro, eppure non avevo mai incontrato nessuno tanto spaventoso quanto lo era quell’irriverente americano.

Si diceva che il Castello di Carlisle fosse il maniero più infestato della Gran Bretagna. Un forte del diciassettesimo secolo che, secondo le voci, ospitava almeno due fantasmi. Il primo era stato avvistato da un domestico rimasto chiuso nei sotterranei qualche decennio prima. L’uomo aveva giurato di aver visto il fantasma di Madame Tindall che, arrampicandosi sui muri e implorando per avere un po’ d’acqua, sosteneva di essere stata avvelenata dal marito.

Il secondo spettro – quello del suddetto marito, Lord Tindall – era stato chiaramente visto aggirarsi di notte per i corridoi, talvolta intento ad allungare una mano per raddrizzare un quadro storto, senza tuttavia spostarlo di un solo centimetro.

Si raccontava che Madame Tindall, nel momento stesso in cui si era accorta di essere stata avvelenata, avesse trafitto il cuore del marito con un coltello da bistecca per poi torcerlo nella ferita per bene.

Secondo il racconto, lui avrebbe voluto sposare la giovane cameriera che aveva messo incinta dopo decenni di matrimonio senza figli con Madame Tindall. C’era chi giurava di vedere ancora oggi il coltello conficcato nel petto del fantasma: a quanto pareva la lama tremava ogni volta che lui rideva.

Ci eravamo trasferiti in quel luogo quando papi aveva aperto la Carlisle Prep., una prestigiosa scuola d’arte, quasi dieci anni prima. Vi aveva invitato i più talentuosi e dotati artisti d’Europa. E loro erano accorsi tutti. Del resto, lui era Edgar Astalis. L’uomo la cui scultura a grandezza naturale di Napoleone, L’Imperatore, svettava attualmente al centro degli Champs Elysées.

Eppure, ciascuno di quegli studenti si era detto ugualmente terrorizzato dai presunti fantasmi presenti nel maniero.

Tutto ciò che riguardava quel posto era spaventoso.

Il castello infatti si stagliava minaccioso in una valle del Berkshire immersa nella nebbia, e il suo profilo si arricciava verso l’alto come se fosse stato composto di un groviglio di spade oscure. L’edera e i cespugli di rose selvatiche serpeggiavano lungo le pietre esterne del cortile fino a nascondere alla maggior parte della gente dei sentieri segreti attraverso i quali spesso gli studenti si inoltravano durante la notte. I corridoi erano dei labirinti che parevano sempre ricondurre chiunque nello studio di scultura.

Il cuore del castello.

Gli studenti erano soliti passeggiare per gli anditi con le schiene dritte, le guance arrossate da un inverno all’apparenza infinito e le espressioni tese. La Carlisle Preparatory School per i Talentuosi guardava dall’alto in basso le scuole come Eton e Craigclowan. Papi era solito dire che le accademie preparatorie ordinarie incoraggiavano le menti deboli, figli di papà viziati e mediocri, non i veri leader. Le nostre uniformi erano formate da mantelli neri sul cui taschino sinistro, in oro brillante, era cucito il motto della Carlisle: ARS LONGA, VITA BREVIS.

L’arte è lunga, la vita è breve. Il messaggio era chiaro: l’unica via per l’immortalità passava attraverso l’arte. La mediocrità era considerata un oltraggio. Era un mondo spietato, competitivo e, come nei combattimenti tra cani, noi eravamo sempre tenuti al guinzaglio, l’uno contro l’altro, affamati, disperati, ciecamente idealisti.

Avevo solo dodici anni il giorno in cui vidi ciò che non avrei dovuto vedere. Ero la più giovane tra gli studenti che frequentavano i corsi estivi della Carlisle Prep., seguita da Vaughn Spencer.

All’inizio mi ero sentita gelosa di quel ragazzo con due fessure colme di pietra gelida al posto degli occhi. Aveva tredici anni e già lavorava il marmo. Non indossava mai il mantello nero, si comportava come se non dovesse rispettare lo stesso regolamento imposto agli altri studenti e quando passava davanti ai professori non si inchinava, una cosa mai vista prima, in quella scuola.

Mio padre era il preside, eppure persino io mi inchinavo davanti agli insegnanti. Anzi, a pensarci bene, ero quella che si piegava di più di tutti. Ci era stato detto che eravamo una spanna sopra gli altri, il futuro degli artisti di tutto il mondo. Avevamo il talento, lo status, il denaro e le opportunità. Ma se noi eravamo argento, Vaughn Spencer era oro. Se noi eravamo bravi, lui era brillante. E quando eravamo noi a brillare, lui comunque riluceva con la forza di mille soli, capace di carbonizzare tutto ciò che gli era intorno.

Era come se Dio lo avesse scolpito in maniera diversa, come se creando lui avesse osservato un’attenzione maggiore ai dettagli. I suoi zigomi erano più affilati della lama di un bisturi, i suoi occhi avevano la tonalità più chiara dell’azzurro presente in natura, i suoi capelli erano del nero più intenso. Era così pallido che potevo vedere le vene sotto la sua pelle, eppure la sua bocca era rossa, dello stesso colore del sangue fresco… caldo, vivo e ingannevole.

Mi affascinava e faceva infuriare allo stesso tempo. Ma come tutti gli altri, mi tenevo comunque a buona distanza da lui. Del resto non era lì per fare amicizia. Lo aveva reso chiaro evitando di frequentare la mensa o di prendere parte a qualsivoglia evento sociale.

Un’altra cosa che Vaughn aveva e io no? L’ammirazione di mio padre. Non capivo perché il grande Edgar Astalis adulasse in quel modo un ragazzo della California, eppure era così.

Diceva che Vaughn avrebbe realizzato qualcosa di speciale. Che un giorno sarebbe diventato grande come Michelangelo.

Gli credevo.

Perciò odiavo Vaughn.

In realtà lo avevo odiato fino a quindici minuti prima, ovvero finché non ero entrata nella camera oscura per sviluppare le foto che avevo scattato il giorno precedente. La fotografia era un’attività in cui mi cimentavo per hobby, non la consideravo arte. Il mio impegno era interamente focalizzato sull’assemblaggio, sul creare delle sculture con tutto ciò che era spazzatura. Mi piaceva prendere delle cose brutte e renderle belle.

Trasformare l’imperfetto in qualcosa di impeccabile. Mi infondeva speranza. E desideravo che potesse infondere speranza anche a tutto ciò che non era perfetto.

In ogni caso, avrei dovuto aspettare uno dei tutor per entrare nella camera oscura. Erano quelle le regole. Però avevo la netta sensazione che le foto che avevo scattato si sarebbero rivelate terribilmente piatte e noiose. Non volevo che qualcuno le vedesse prima di aver avuto modo di verificare e scattarne di nuove.

Era notte fonda. Si supponeva non ci fosse nessuno in giro.

E così era andata a finire che, solo perché ero gelosa di Vaughn Spencer a un livello acuto e doloroso, mi ero imbattuta in qualcosa che mi aveva fatta sentire confusa e stranamente furiosa con lui.

Distesa nel letto, mi schiaffeggiai la fronte al ricordo di quanto era stato stupido il mio comportamento nella camera oscura. Avevo borbottato uno “Scusate”, poi mi ero sbattuta la porta alle spalle e mi ero precipitata in camera. Avevo percorso le scale fino al secondo piano due gradini alla volta, ero andata a sbattere contro la statua di un guerriero, mi ero lasciata sfuggire un guaito e infine avevo svoltato l’angolo del corridoio che portava al dormitorio delle ragazze. Presa dal panico com’ero, non ero riuscita a individuare la mia stanza tra tutte quelle porte chiuse e tanto uguali tra loro. Perciò avevo spalancato un battente dopo l’altro per ficcarci dentro la testa e cercare con lo sguardo la familiare trapunta bianca che mamma aveva confezionato per me all’uncinetto. Quando alla fine avevo trovato la mia stanza, ogni ragazza del dormitorio mi stava ormai maledicendo per aver interrotto il suo riposo.

Mi ero tuffata nel letto e lì ero rimasta, nascosta sotto la trapunta.

Non può trovarti.

Non può entrare nel dormitorio delle ragazze.

Se lo facesse, papi lo caccerebbe a calci in culo fuori di qui, genio o no.

A un tratto udii il ticchettio di un paio di scarpe eleganti nel corridoio e il cuore mi balzò in gola. Una guardia esterna stava fischiettando una ninna nanna nel buio. Poi sentii un potente e violento tonfo. Un gemito gutturale si levò proprio fuori la porta della mia camera. Mi raggomitolai fino ad assumere le dimensioni di una piccola palla, l’aria che mi rimbombava nei polmoni come una monetina lasciata cadere in un barattolo vuoto.

La porta della stanza si aprì con uno scricchiolio. Una folata di vento mi raggiunse da quella direzione e, non appena mi colpì la pelle, i peli sulle braccia si...



Ihre Fragen, Wünsche oder Anmerkungen
Vorname*
Nachname*
Ihre E-Mail-Adresse*
Kundennr.
Ihre Nachricht*
Lediglich mit * gekennzeichnete Felder sind Pflichtfelder.
Wenn Sie die im Kontaktformular eingegebenen Daten durch Klick auf den nachfolgenden Button übersenden, erklären Sie sich damit einverstanden, dass wir Ihr Angaben für die Beantwortung Ihrer Anfrage verwenden. Selbstverständlich werden Ihre Daten vertraulich behandelt und nicht an Dritte weitergegeben. Sie können der Verwendung Ihrer Daten jederzeit widersprechen. Das Datenhandling bei Sack Fachmedien erklären wir Ihnen in unserer Datenschutzerklärung.