E-Book, Italienisch, Band 28, 310 Seiten
Reihe: Calibro 9
Sartori Milano grigio ferro
1. Auflage 2025
ISBN: 979-12-80845-85-6
Verlag: Laurana Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, Band 28, 310 Seiten
Reihe: Calibro 9
ISBN: 979-12-80845-85-6
Verlag: Laurana Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Lorenzo Sartori vive tra Crema e Milano. Giornalista, scrittore, autore di giochi di simulazione, si occupa di organizzazione di eventi ed è direttore artistico del festival letterario Inchiostro, della rassegna DeGenere e di Tremosine in Giallo. Le sue opere spaziano dalla fantascienza al thriller. Con Laurana Editore ha pubblicato Il filo sottile di Arianna (2021), il primo romanzo con protagonista l'investigatore privato Andrea Basilio e vincitore del Premio NebbiaGialla 2020.
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1.
Mezz’ora non sarebbe bastata. O forse sì, se non avesse fatto quel caldo. Andrea attraversò via Panoramica lasciando il parcheggio coperto alle sue spalle. Lo sguardo rivolto al lago. Alcuni turisti stavano risalendo boccheggianti lungo il marciapiede. Erano tutti in maglietta e calzoncini, un cappello per ripararsi dal sole che alle 16.00 batteva prepotente. Lui invece indossava una camicia a maniche lunghe e sopra una giacca, se la tolse non appena si affacciò al parapetto da cui si poteva ammirare l’enorme chiazza blu. Rimase ancora per un po’ indeciso se scendere in paese per farsi un caffè con vista sull’isola di San Giulio, a respirare quell’aria di festa di un sabato di fine estate. Ce l’avrebbe fatta in meno di mezz’ora ad andare e tornare al parcheggio dove sarebbero venuti a prenderlo? E senza correre, perché presentarsi fradicio di sudore a quell’appuntamento non era proprio il caso. Cercò di valutare la distanza. Non ricordava di essere mai stato da quelle parti, non conosceva la strada ma era certo che sarebbe bastato seguire il flusso. E se proprio tutti quei turisti lo avessero rallentato? Si girò a considerare il bar vicino al parcheggio, che però il cervello registrò distratto come un posto che sì, in fondo poteva trovare ovunque, anche a Milano. Tornò a guardare il lago per un altro paio di secondi e, giacca in spalla, prese a scendere per le scale che lo avrebbero portato in paese. Orta San Giulio. Magari ci avrebbe portato Camilla se il tempo avesse tenuto.
Nella testa, a ogni gradino, le raccomandazioni dell’avvocato Adenti. La cliente era una sua conoscenza, voleva fare bella figura e per quella ragione aveva insistito perché il caso lo seguisse lui e non suo figlio Marco, il fancazzista, socio più di nome che di fatto della A&B Investigazioni. Che poi, forse, Marco in quell’ambiente di gente sfondata di soldi avrebbe saputo muoversi meglio, più a suo agio. Era ora che il ragazzo si svegliasse, così si ripromise di coinvolgerlo qualora ce ne fosse stata l’occasione.
“Hai presente Silvia Bonfanti? Quella della casa farmaceutica?”
No, lui non ce l’aveva presente. Non che non facesse uso di cachet per il mal di testa, e che Bonfanti non fosse un nome familiare, ma la sciura non l’aveva mai sentita nominare. Aveva annuito all’avvocato e poi cercato su Google, da lì era finito su Wikipedia – pagina italiana perché c’erano pure quelle in inglese, francese e tedesco – e dato una scorsa alle attività del gruppo, dalle chimiche e farmaceutiche fino alle controversie giudiziarie. Il dato evidente, al netto di fatturati, numero di dipendenti, brevetti, centri di ricerca e stabilimenti, era che la signora Silvia Arrigoni, vedova Bonfanti, non era certo una cliente come le altre. Aveva cercato una sua foto. Google images gli aveva restituito un’ampia selezione di ritratti di una signora sulla sessantina, ben tenuta e dall’aspetto ancora piacente. Foto in cui compariva con ministri, sottosegretari, capitani d’azienda, pezzi grossi di Confindustria e dell’ex marito Adriano, deceduto qualche anno prima in un incidente d’auto, lasciandola a capo dell’impero di famiglia. O almeno come la maggiore azionista.
Andrea controllò di nuovo il suo orologio mentre seguendo il flusso di persone si ritrovò in una via stretta, fatta di botteghe e ristorantini. Aveva venti minuti per ritornare al parcheggio coperto, dove sarebbero venuti a prelevarlo alle 16.30. Doveva fare una scelta. Considerando che il caffè lo avrebbe potuto bere dalla signora optò per il lago e così, giunto in una piazzetta, svoltò a destra imboccando una stradina che lo avrebbe portato a destinazione e lontano dal caos.
Non lo fece solo per la vista sulla rilassata distesa d’acqua, ma per la sensazione di essere seguito. Arrivò a metà del vicolo quando l’asfalto lasciò il passo alla ghiaia e l’odore di cibo a quello umido del lago. Si voltò di scatto. Nessuno. Un attacco di paranoia come tanti. Iniziava a succedergli spesso. Quando ti trasformi in un’ombra per seguire le persone è facile che quell’ombra ti si appiccichi addosso. Proseguì fino alla rampa in pietra, stretta tra i muri invalicabili di due proprietà di cui lui non sarebbe stato in grado neanche di pagare una rata dell’IMU. Sporgendosi verso sinistra si poteva ammirare l’isola di San Giulio, un presepe in mezzo all’acqua, le barche che facevano la spola increspando la superficie piatta del lago. Camilla si sarebbe divertita, doveva sicuramente portarcela alla prima occasione. E magari avrebbe potuto invitare anche Viola, appena fosse rientrata a Milano. Così, senza impegno. O stava completamente sbagliando strategia?
Fece per ricontrollare di nuovo l’ora quando avvertì alle sue spalle il rumore di passi sulla ghiaia. Si girò di colpo. Il tizio che si trovò di fronte era ben piazzato, camicia e completo scuro, la giacca che tirava sui fianchi. Il cranio rasato e gli occhiali da sole a goccia completavano il profilo di un guardaspalle, al limite un autista, non certo quello di un turista.
“Il signor Basilio?”, gli chiese quello stringendo la distanza.
Andrea non fece in tempo a rispondere che l’uomo aveva proseguito con un perentorio: “La signora la sta aspettando, mi segua per cortesia”.
Andrea fu sollevato dall’idea di non essere diventato del tutto paranoico. Qualcuno lo stava effettivamente seguendo. Al tempo stesso il pensiero che quel tizio lo stesse controllando lo irritò. Guardò l’ora per l’ennesima volta. Avrebbe avuto ancora dieci minuti, sarebbero stati sufficienti per tornare in tempo al luogo dell’appuntamento.
Arrivato nella via centrale di Orta San Giulio, dove stavano sciamando decine di turisti, l’uomo si fermò. “Visto che preferisce camminare, possiamo andare a piedi”.
Andrea assentì lasciando che il tizio facesse strada. Era evidente che il suo compito fosse solo quello di portarlo dalla vedova Bonfanti, non certo di intrattenerlo, ammesso che il gorilla ne potesse essere capace. Andrea decise di tenersi a qualche metro di distanza, godendosi la passeggiata e l’aria pulita e profumata di lago. La sua guida si voltò solo dopo avere abbandonato la via dello shopping per prenderne una che saliva verso la collina. Era da due giorni, da quando era stato convocato, che si stava domandando che volesse da lui la signora del NovaGol. Qualcosa legato alle sue aziende? Spionaggio industriale? Furto di brevetti? Non era il suo campo, non avrebbe saputo neanche da che parte iniziare. Lui era solo un ex sbirro che ora veniva pagato per farsi gli affari degli altri, come rintracciare persone che avevano scelto di far perdere le proprie tracce o fotografarle nei momenti intimi, per dare corpo a sospetti, rivalse e in alcuni casi vendette. Ma quello passava il mercato, di quello si occupava la A&B Investigazioni, con quello pagava il mutuo, l’assegno di mantenimento di Camilla, le bollette e le tasse.
La strada che saliva alle spalle del paese era all’ombra, l’acciottolato ben curato, neanche un sasso fuori posto, muri in pietra a delimitare proprietà seminascoste. Stando a un cartello, di lì si saliva per il Sacro Monte di Orta. Non ci avesse messo troppo tempo dalla signora, magari ci sarebbe scappata una visita. Andrea rallentò il passo per osservare il lago da una diversa prospettiva. Si era rannuvolato e una luce argentea si rifletteva sui tetti rossi del paese, lasciando però in ombra alcuni dei palazzi sull’isola di San Giulio. Quando tornò alla strada si accorse che l’uomo lo stava aspettando davanti a un cancello. Alle sue spalle il profilo di una villa che poteva essere usata come set per uno spot pubblicitario. Il cancello si azionò schiudendosi verso un giardino sormontato da una magnolia monumentale. Ma Andrea fu subito attratto dalla terrazza affacciata sul lago. A ridosso della balaustra in stile liberty era stato sistemato, all’ombra, un tavolino con quattro sedie in ferro. La sua visione fu attraversata dalla fugace apparizione di una giovane cameriera che sul tavolino appoggiò qualcosa prima di sparire nella villa. Andrea si immaginò proprietario di quella casa, a godersi il tramonto con una birra ghiacciata in mano. A riportarlo alla realtà fu il tizio che era venuto a prenderlo e che ora gli stava facendo strada proprio verso la terrazza.
“Si accomodi, la signora la raggiungerà appena possibile”, si congedò svanendo pure lui dentro la lussuosa abitazione.
Andrea si sedette. Un’occhiata al tavolo gli suggerì che non avrebbe bevuto una birra ma più facilmente un tè. Notò anche che era apparecchiato per tre. Fu tentato di servirsi della piccola pasticceria che la cameriera gli aveva appena messo davanti al naso, ma si trattenne. Rivolse la sua attenzione alla villa, cercando di fare un conto sommario delle stanze e delle camere da letto. Come minimo sei o sette, e altrettanti bagni. In effetti, un po’ impegnativa da mantenere. Molto più pratico il suo appartamento di settanta metri quadrati in Corvetto.
Un’ombra si affacciò a una delle finestre del primo piano. Immaginò fosse la signora e distolse lo sguardo, tornando ad ammirare il panorama abbracciato dalla terrazza.
L’avvocato Adenti gli aveva fatto capire che quello poteva essere un incarico molto vantaggioso dal punto di vista economico. Quanto vantaggioso, Andrea, però, non era in grado di immaginarlo e per quella ragione si era ripromesso di non farsi grandi illusioni anche perché, di certo, la vedova Bonfanti sapeva far affari meglio di lui. Attese più o meno una mezz’ora, la giovane cameriera, una ragazza di circa vent’anni dai capelli ramati e dall’incarnato etereo, si era presentata un...




