Rasmussen / Berni | A nord di Thule | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, Band 393, 256 Seiten

Reihe: Gli Iperborei

Rasmussen / Berni A nord di Thule

Diario di viaggio
1. Auflage 2025
ISBN: 978-88-7091-744-4
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Diario di viaggio

E-Book, Italienisch, Band 393, 256 Seiten

Reihe: Gli Iperborei

ISBN: 978-88-7091-744-4
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



E? il 1912, la Groenlandia è ancora largamente inesplorata dagli europei e la stazione commerciale Thule è stata inaugurata da poco. E? da lì che ad aprile parte Knud Rasmussen, accompagnato da un cartografo danese e due cacciatori inuit, a bordo di slitte trainate da cani: vogliono mappare il canale di Peary - un braccio di mare che separerebbe l'isola dal suo estremo Nord, creando un isolotto su cui l'America potrebbe avanzare pretese - e testimoniare usi e costumi del popolo inuit. Una missione da affrontare con entusiasmo: «Viva la lotta per la vita!» è il motto degli esploratori di fronte a una natura vergine tanto crudele quanto meravigliosa, che affama cani e umani ma regala scenari mozzafiato fatti di luce, vento e ghiaccio. La calotta polare è un deserto bianco dove misurarsi con se stessi, anche con l'aiuto di qualche libro - Flaubert, I promessi sposi - da leggere al riparo degli igloo. Ma soprattutto, la sopravvivenza dei quattro dipende dai saperi degli inuit, che Rasmussen riporta meticolosamente, trasformando il suo diario in un inestimabile documento etnografico: che siano miti, leggende fondative e riti iniziatici o tecniche di caccia e pesca, istruzioni per rivestire le lamine da sci in pelle di tricheco o per costruire un igloo. Così, tra i problemi pratici di una spedizione a quaranta gradi sottozero e la scoperta di territori sconosciuti e ancora da nominare, Knud Rasmussen racconta le sue avventure con lo sguardo del grande esploratore, che vede nella lotta per la sopravvivenza un valore non solo scientifico, ma anche etico e civile.

Esploratore, etnografo e antropologo cresciuto tra Groenlandia e Danimarca, Knud Rasmussen (1879-1933) fu protagonista di sette spedizioni scientifiche negli sconfinati territori dell'Artico, avvenute tra il 1912 e il 1933, e fondatore - insieme a Peter Freuchen - di una stazione commerciale cui fu dato il nome di Thule, per la sua posizione all'estremo Nord. Gli appunti raccolti durante i suoi viaggi tra i ghiacci polari e i libri che raccontano in prima persona le avventure delle Spedizioni Thule sono tra le pochissime e preziose fonti sul folklore delle popolazioni inuit. In Italia sono gia? stati pubblicati Il grande viaggio in slitta (Quodlibet 2011) e Aua (Adelphi 2018), entrambi a cura di Bruno Berni.
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Nella seconda metà dell’Ottocento la stagione delle grandi esplorazioni artiche, che interessavano anche il territorio della Groenlandia e la banchisa artica verso nord fino al Polo, era ancora all’inizio. La ricerca del passaggio a nordovest era stata tentata a più riprese nei secoli precedenti e ancora alla metà del XIX secolo: la spedizione di John Franklin, partita nel maggio del 1845, aveva costeggiato la Groenlandia fino alla Baia di Baffin, attraversando lo stretto verso il Canada, dove era scomparsa con due navi e centoventotto uomini.

Della Groenlandia, con cui la Danimarca aveva ripreso contatto nella prima metà del Settecento dopo secoli di silenzio,1 erano sufficientemente note un’ampia parte della costa sudoccidentale e una porzione minore di quella sudorientale, più scarsamente popolata, entrambe punteggiate di insediamenti abitati. Ma la sterminata distesa rappresentata dalla calotta glaciale, che occupa circa l’ottanta per cento della sua superficie coprendo l’intera area centrale, cominciò a essere esplorata solo alla fine dell’Ottocento e limitatamente alla sua parte meridionale. Così lo svedese Adolf Erik Nordenskiöld nel 1883 si inoltrò all’interno del paese per 130 chilometri, e ancor meno strada percorse Robert Peary nel 1886 partendo dalla Baia di Disko. Finalmente nel 1888 la spedizione di Fridtjof Nansen, composta da sei persone, attraversò la Groenlandia meridionale da costa a costa in due mesi, partendo dalla Baia di Umivik e procedendo per la prima volta da est verso ovest in un punto in cui la distanza tra le due coste era di soli 560 chilometri, con la certezza perciò di trovare al suo arrivo l’abitato di Godthåb, l’odierna capitale Nuuk. Tuttavia, ciò non priva di importanza un’impresa che per la prima volta portò l’uomo ad attraversare il paese – in quel caso con gli sci – partendo e arrivando al livello del mare dopo aver affrontato lungo il tragitto quote superiori ai 3000 metri.

Se però le coste meridionali erano note e la calotta glaciale non lasciava dubbi sulla sua enorme e inospitale uniformità quasi priva di dettagli, ancora a fine Ottocento mancava una cartografia dell’estremo settentrione della Groenlandia, ovvero delle coste che si estendevano oltre i 77° di latitudine nord. Una serie di esplorazioni della regione, che andavano anche a completare la cartografia – ma talvolta lasciando dubbi sull’attendibilità delle osservazioni – fu portata a termine dall’americano Robert Peary dal 1886 al 1897, e poi più tardi fino al 1909, quando affermò di aver raggiunto per primo il Polo in slitta.2 Nel 1892 Peary scoprì l’Independence Bay – da lui battezzata così perché raggiunta il 4 luglio di quell’anno – e affermò che il fiordo, che aveva la sua foce sulla costa orientale, si inoltrava verso ovest fino a trasformarsi in un canale che lo collegava al Nordenskjölds Inlet, sulla costa occidentale. Ciò trasformava la parte più settentrionale della Groenlandia in un’isola, separata dal resto del paese da quello che negli anni successivi assunse il nome di Canale di Peary, ovvero una terra diversa dalla Groenlandia.

Sebbene l’esistenza del canale fosse affermata da Peary solo sulla base di supposizioni e presunte osservazioni eseguite dal fondo dell’Independence Fjord – dal promontorio Navy Cliff –, nei primi anni del Novecento cominciarono a comparire carte che presentavano il percorso del canale, benché tratteggiato perché ancora non sottoposto a rilievi inequivocabili, e attribuivano all’isola che ne risultava – dunque l’estremo territorio prima di raggiungere la banchisa e il Polo Nord – il nome di Terra di Peary. La scoperta, se confermata, avrebbe lasciato spazio a eventuali rivendicazioni territoriali da parte degli Stati Uniti, in un’epoca in cui persino il resto della Groenlandia settentrionale, sebbene reclamata da secoli dalla Danimarca, non era interamente sotto la sua concreta sovranità.

Per la Danimarca, che anche nei decenni successivi si trovò alle prese con una disputa territoriale in Groenlandia contro la Norvegia, il problema andava risolto. Nel 1906-1908 si svolse la Spedizione Danmark, guidata da Ludvig Mylius-Erichsen e composta da ventisette uomini con differenti specializzazioni e dovizia di attrezzature, tra l’altro barche a motore e un’automobile. Partendo con diverse squadre dalla base operativa stabilita nel Danmark Fjord, la spedizione aveva il compito di esplorare e cartografare la Groenlandia settentrionale e analizzare il clima e gli aspetti geologici, zoologici e botanici, attribuendo un nome, come era uso, ai luoghi esplorati e prendendone possesso in nome della Danimarca.

Mylius-Erichsen sul ponte della Danmark con il veicolo imbarcato per la spedizione.

La missione ottenne ottimi risultati, come la cartografia di ampie aree della regione, ma la Squadra 1 composta da Mylius-Erichsen, dal cacciatore e guida groenlandese Jørgen Brønlund e dal cartografo Niels Peter Høeg Hagen, che era diretta a studiare il Canale di Peary per effettuare i rilievi, non fece mai ritorno alla base. Una missione di soccorso trovò il corpo di Brønlund, e il suo diario, composto quasi interamente in lingua kalaallisut, ovvero in groenlandese, e solo in minima parte in danese, fu riportato a Copenaghen. Tuttavia, come membro inuit della spedizione, Brønlund, sebbene alfabetizzato anche in danese, aveva solo il ruolo di cacciatore e conduttore di slitta; i suoi appunti fornivano indicazioni sulla morte dei compagni e sulla posizione dei loro corpi (che tuttavia non furono mai trovati), ma non erano utili a chiarire l’enigma del Canale di Peary.

Fu perciò organizzata una nuova spedizione, la Spedizione Alabama,3 iniziata nell’estate del 1909 e guidata da Ejnar Mikkelsen, con lo scopo di trovare i corpi di Mylius-Erichsen e Høeg Hagen e possibilmente recuperare i documenti – appunti, rilievi, schizzi – che dovevano essere in loro possesso o depositati in un cairn.4 Ma l’esito della spedizione rischiò

Ludvig Mylius-Erichsen, Jørgen Brønlund e Peter Høeg Hagen, scomparsi nel 1907 durante la Spedizione Danmark.

di essere altrettanto tragico: nel 1910 Mikkelsen aveva trovato il punto in cui il corpo di Brønlund giaceva ancora nella rudimentale sepoltura cui aveva provveduto la precedente missione e in seguito – accompagnato dal motorista Iver P. Iversen – in un cairn in fondo al Danmark Fjord aveva recuperato le carte in cui Mylius-Erichsen affermava l’inesistenza del Canale di Peary. Ma i compagni in attesa alla base erano stati tratti in salvo da una baleniera dopo che la nave Alabama era affondata a causa del ghiaccio e così, dopo varie peripezie e due missioni di soccorso inviate da Copenaghen, i due dispersi – con i documenti di Mylius-Erichsen in loro possesso – furono recuperati solo nel luglio del 1912, dopo più di due anni.5

Questa era la situazione quando Knud Rasmussen e Peter Freuchen, insieme ai loro compagni inuit Inukitsoq e Uvdloriaq,6 affrontavano la spedizione narrata in questo Diario di viaggio per cartografare il Canale di Peary e portare eventualmente soccorso a Mikkelsen e Iversen, che ancora risultavano scomparsi. Mentre esploravano la Groenlandia settentrionale, dall’aprile al settembre 1912, Knud Rasmussen e Peter Freuchen non erano perciò in possesso delle informazioni contenute nei documenti recuperati da Mikkelsen in merito al Canale di Peary e, pur raggiungendo anche loro il cairn di Mylius-Erichsen, lo trovarono vuoto: contrariamente a quanto era uso fare, Mikkelsen non vi aveva lasciato una copia dei vecchi documenti né un resoconto sui propri spostamenti. Se lui e Iversen fossero morti, cosa non improbabile nella loro situazione, i resoconti di Mylius sarebbero andati perduti.

L’assenza di informazioni costrinse Rasmussen a modificare i suoi piani quando scoprì l’inesistenza del Canale di Peary.

Ejnar Mikkelsen e Iver Iversen alla partenza dal campo base della Spedizione Alabama, dal quale dopo molte disavventure saranno recuperati solo 865 giorni dopo.

Per Knud Rasmussen – che nei primi decenni del Novecento fino alla sua prematura morte nel 1933 assunse un ruolo di primo piano per le esplorazioni artiche, ma soprattutto rappresenta ancora un nome di rinomanza internazionale per lo studio della cultura inuit – quella del 1912 era la prima spedizione organizzata e guidata in prima persona. Tuttavia la Groenlandia non gli era nuova: contrariamente agli esploratori americani e danesi che in quegli anni percorrevano la gigantesca isola in ogni direzione, Rasmussen vi era nato – a Jakobshavn (l’odierna Ilulissat),

I componenti danesi della «Spedizione letteraria» con l’abbigliamento preparato per il viaggio: da sinistra il pittore Harald Moltke, Ludvig Mylius-Erichsen e Knud Rasmussen, fotografati a Copenaghen da Frederik Riise.

nel 1879, figlio del locale pastore danese – e vi aveva vissuto fino ai dodici anni, apprendendo dalla nonna materna – di origine inuit, che viveva nella sua stessa casa – la lingua e gli usi locali, e dai coetanei e compagni di gioco l’arte di condurre i cani e cacciare alla maniera groenlandese. Mandato più tardi a...



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