E-Book, Italienisch, 259 Seiten
Reihe: Minimum classics
Proulx Ho sempre amato questo posto
1. Auflage 2024
ISBN: 978-88-3389-616-8
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Storie del Wyoming / 3
E-Book, Italienisch, 259 Seiten
Reihe: Minimum classics
ISBN: 978-88-3389-616-8
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Storie del Wyoming / 3 Annie Proulx «Nessuno è felice come due giovani innamorati nella casetta che hanno costruito con le proprie mani in un luogo fatto di bellezza e solitudine», scrive Annie Proulx a proposito di una coppia di sposini che cerca di mettere dimora nella brulla prateria spazzata dal vento: di tanto in tanto, come nota il New York Times, nel mondo di Annie Proulx - un mondo in cui la furia degli elementi è letale, e gli uomini non sono molto meglio - si intravede un fugace scorcio del giardino dell'Eden. In questi nove racconti, spesso segnati da una tristezza ineluttabile, tutti i personaggi sono, in qualche modo, dei pionieri, che lottano disperatamente per conquistare un ritaglio di paradiso in una terra impietosa. Con la sua prosa composta e struggente, il suo sorprendente senso dell'umorismo e la sua incrollabile compassione, Proulx dipinge un panorama feroce e viscerale, brutale e magnifico, abitato da generazioni di americani che lottano disperatamente per sopravvivere in una terra difficile da amare, le cui vite, grazie al potere del mito, si trasformano in letteratura: vividi dettagli di vita rurale si mescolano a frammenti di folklore, la brutalità della cultura tradizionale si mescola ai tratti, appena addolciti, del West moderno e i piccoli eventi quotidiani si fondono in modo quasi operistico con il clima selvaggio. Pubblicato a dieci anni dal primo volume delle Storie del Wyoming - quello che conteneva il celebre «Brokeback Mountain» - Ho sempre amato questo posto aggiunge un nuovo tassello al monumentale affresco con il quale il Premio Pulitzer Annie Proulx ha riscritto il mito del Far West.
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Ho sempre amato questo posto
Duane Fork, il demone segretario del Diavolo, si precipitò a sistemare gli uffici. Rovesciò sabbia e terriccio sopra le scrivanie, cosparse di ghiaia il pavimento, chiuse i pesanti tendaggi di velluto rosso e spruzzò «Eau de Fumier» nell’aria. A mezzanotte in punto sentì il familiare scalpiccio di zoccoli in corridoio e si mise sull’attenti.
«Buongiorno, signore», disse Duane in tono ossequioso.
«», grugnì il Diavolo, guardandosi intorno stizzito. «Questo posto è... inqualificabile». Era appena tornato dalla Fiera Universale di Design & Giardini di Milano, dove si era finto un architetto paesaggista d’avanguardia che lavorava con carta pressata bianca. «Se si sporca e si rovina con la pioggia, che importa? La butti nel barbecue e la bruci», suggeriva. Ma nel frattempo gli si torcevano le budella per l’invidia davanti ai divani da piscina in plastica, ai vialetti coperti da pergole di rami intrecciati, ai giardini di palme tropicali, alle grotte artificiali e alle terrazze agget tanti. Mentre tornava all’Inferno aveva sfogliato mezza dozzina di riviste di design e aveva compilato il modulo di abbonamento a , pensando, per un istante, di creare una pubblicazione rivale dal titolo . Esaminando le riviste aveva capito di aver bisogno non tanto di design architettonico, quanto di progettazione ambientale, parchi fluviali e monumenti.
«In questo maledetto posto non cambia niente da eoni. È antiquato, è , la gente sbadiglia quando pensa all’Inferno. Rocce viscide e selve oscure non hanno più il fascino macabro dei giorni andati: adesso gli ambientalisti le adorano. Dobbiamo rimetterci al passo con i tempi. Modernizzare. Espandere e ampliare. Dobbiamo ampliarci per forza, adesso che il nostro Programma di Riabilitazione Climatica sta funzionando: desertificazione, scioglimento dei ghiacciai, inondazioni. Al confronto sembriamo un po’ sciatti. E poi, Duane, dalla Residenza Umana arrivano segnali di un’imminente grande guerra di religione; se non ci prepariamo per un afflusso massiccio, avremo delle seccature».
Sulla via del ritorno dalla fiera del design aveva anche letto un articolo scherzoso su un fogliaccio chiamato , che fingeva di annunciare l’aggiunta di un decimo cerchio per accogliere un numero sempre crescente di Bastardi Totali, per la maggior parte uomini d’affari americani. Il Diavolo aveva sorriso. Un decimo cerchio non era una cattiva idea, ma il futuro aumento della popolazione infernale avrebbe richiesto ben altro che nuovi alloggi per lobbisti del tabacco e dirigenti aziendali. Alla lunga, probabilmente, non ci sarebbe stato bisogno di costruire un’aggiunta; dato che quasi tutti gli umani erano inevitabilmente dannati, sarebbe bastata una semplice inversione, proprio come rivoltare un pezzo di intestino e usarlo come involucro per salsicce. La terra stessa, senza che lui alzasse un di to, sarebbe diventata Inferno Due. Nel frattempo, il Diavolo intendeva riqualificare le strutture esistenti.
«Oggi, Duane, faremo il giro della proprietà per vedere dove è possibile apportare miglioramenti. Prendi il tuo taccuino. Andiamo!» Partirono a bordo di un golf cart rosso; il Diavolo indossava solo una giacca da caccia, Duane solo una visiera.
Lungo il tragitto, il Diavolo ricapitolò le informazioni che aveva assorbito studiando le riviste. «Non abbiamo bisogno di demolire tutto e partire con ristrutturazioni, bulldozer, terriccio, colmature e rocce importate. Dobbiamo solo scoprire il potenziale di quello che c’è già e lavorarci sopra. La struttura di base va bene. Lo sappiamo. Useremo un’impresa di costruzioni che ha lavorato in Iraq: Disfatta & Massacro sembra perfetta per noi. Chiamali e fatti un’idea delle tariffe. Se sono troppo alte, li trasferiremo qui con la forza e li convertiremo in un’impresa locale».
Davanti all’ingresso principale, il Diavolo roteò gli occhi.
«La scritta ci tocca tenerla», disse. «L’ultima riga, “LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CH’ENTRATE!”, è difficilmente migliorabile. Ma la porta è banale. Senza la scritta, è la solita porta di pietra romanica. Se la sostituissimo con qualcosa di moderno, tipo l’arco di St. Louis con una cascata elettrica...»
La fronte aggrottata e la smorfia sul volto di Duane Fork esprimevano confusione.
«Cosa c’è?», chiese il Diavolo. «Preferisci lo spray al pepe?»
«Oh no! È solo che non so cos’è una cascata elettrica».
«Sai cos’è una cascata, vero?»
«Sissignore».
«Una cascata elettrica è la stessa cosa, ma fatta di elettricità anziché di acqua. Potremmo anche mischiarle, naturalmente... ti piacerebbe?»
«Mi piace tutto quello che lei desidera, signore».
«Bene. Prendi nota. Porta d’ingresso: arco di St. Louis con cascata elettrificata».
In riva al fiume il Diavolo scambiò qualche battuta con Caronte, ma non trovò niente da suggerire per migliorare la procedura di attraversamento, dopo che il vecchio ebbe ringhiato: «Va bene così com’è». Caronte strizzava spasmodicamente gli occhi di brace. Picchiò con il remo cinque o sei disgraziati nudi e disse: «Ti sei ricordato di portarmi le gocce per gli occhi?»
«Maledizione!», disse il Diavolo. «Mi sono dimenticato di nuovo! La prossima volta, senz’altro. Prova a immergere la testa nel fiume». Ripartì a tutta velocità, allontanandosi dalla riva e sfrecciando attraverso il sobborgo del Limbo.
«Il cerchio della noia», disse il Diavolo, lanciando un’occhiata ai produttori cinematografici circondati da scrittori e poeti, scribacchini che porgevano manoscritti e decantavano le proprie idee.
Nel secondo cerchio, fonte del genere letterario notte-buia-e-tempestosa e deposito degli adulteri, il Diavolo sbraitò: «Chiudi il bocchettone, Minosse, mi rovina la pettinatura». Continuando a guidare, accese il faro del golf cart e riconobbe qualche anima fedifraga maledetta. «Come te la passi, bello?», disse a Paride, tirandogli una pacca sul fondoschiena. Duane Fork osò leccare il seno sinistro di Cleopatra. Non ebbero alcuna idea per ristrutturare quell’angolo d’Inferno; era scolpito nella pietra che gli adulteri dovessero vomitare, in preda a una nausea continua; progettare qualcosa di più delle candele profumate e dei canali di scolo in cemento già esistenti sarebbe stato una perdita di tempo.
Bisognò aspettare il terzo cerchio perché il Diavolo si animasse di entusiasmo inventivo. Pioggia gelida e nevischio battevano insistenti su un terreno molle come una spugna marcia. Sagome umane si contorcevano nel fango. Il Diavolo si fermò ad ascoltare gli ultimi pettegolezzi, riferiti in cento lingue diverse. Gli ululati rochi e disperati di Cerbero echeggiavano contro i neri dirupi.
«Cattivo! Cattivo!», gridò il Diavolo in tono incoraggiante, gettandogli una manciata di polpette. La creatura allungò le teste ad azzannare i bocconi volanti, nessuno dei quali sfuggì alla sua triplice gola. Cerbero abbaiò un ringraziamento e una notizia.
«Avete sentito di Sarkozy?»
«Nossignore», disse Duane, prendendo nota.
«Qui possiamo fare qualcosa», disse il Diavolo. «Ci serve tutta quella roba che ha funzionato alla grande a New Orleans: macchine col tetto scivoloso, assi chiodate galleggianti, sversamento di liquami, ordini contrastanti. O magari qualche tsunami ogni tanto. Questo posto sembra fatto su misura per uno tsunami di gran classe. E vorrei che su tutto aleggiasse un fetore insopportabile. Questa nebbia bassa non serve quasi a niente». Guardò le pareti di roccia dello Stige, grondanti acqua nera. «Dannazione, il panorama da solo vale miliardi. Mozzafiato. Ho sempre amato questo posto».
La vettura avanzò sbandando nella melma. Costeggiarono la grande palude che precedeva il fiume Stige, ma il rumore dei dannati che soffocavano nel fango limaccioso viaggiava nell’aria umida come quello di centinaia di maiali al trogolo. Sulla sponda opposta si vedeva una montagna incredibilmente ripida, in cima alla quale la città di Dite si stagliava contro un cielo infuocato. All’imbarcadero il Diavolo lanciò un fischio assordante, e da lontano videro avvicinarsi il barcaiolo Flegias, che remava con una pertica.
«Sai, questo lavoro in realtà toccherebbe a Caronte, ma ho preferito metterlo sull’Acheronte perché ha una personalità da maître: accompagna i nuovi arrivati con stile. E Flegias sa il fatto suo». Il possente barcaiolo trasferì la vettura sul natante e prese il largo sull’acqua nera, affollata di figure annaspanti, talmente numerose da impedire l’avanzata della barca.
«Prendi nota, Duane. Qui mettiamo due o trecento coccodrilli d’acqua salata. Falli spedire dall’Australia. Raddoppia l’ordine di mosche-moscerini-zanzare-pulci».
Una volta sbarcato ai piedi della montagna, il Diavolo formò una cornice con le dita e inquadrò diversi panorami. Era attratto specialmente dalla città sulla vetta.
«È un set ideale», mormorò. «E lo abbiamo trascurato per tutto questo tempo. È il traguardo perfetto per il Tour de France. I ciclisti professionisti si sono guadagnati un posto all’Inferno. È alto il doppio di qualunque cima delle Alpi». Si avviarono su per il ripido pendio, girando intorno ai massi lungo il sentiero.
«Proprio come pensavo. Liscio come l’olio. Prendiamo esempio dalla Parigi-Roubaix, erroneamente chiamata “l’Inferno del Nord”....