E-Book, Italienisch, 471 Seiten
Reihe: Minimum classics
Proulx Cartoline
1. Auflage 2023
ISBN: 978-88-3389-498-0
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 471 Seiten
Reihe: Minimum classics
ISBN: 978-88-3389-498-0
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Sono gli anni Quaranta del Novecento. I Blood vivono nelle campagne del Vermont, quasi ignari dei tumulti che attraversano il mondo, e cercano disperatamente di resistere e mandare avanti una fattoria che di anno in anno diventa sempre meno redditizia. Ma all'improvviso nella vita del maggiore dei figli, Loyal, succede qualcosa che cancella di colpo i suoi progetti, costringendolo ad abbandonare tutto ciò che ha. Senza dare spiegazioni Loyal lascia la casa paterna - che in sua assenza non ha alcuna possibilità di sopravvivere - e si mette in viaggio. Trascorrerà così la sua esistenza, trascinato in un interminabile pellegrinaggio da una regione all'altra, da una costa all'altra degli Stati Uniti, guidarlo solo la certezza di non potersi fermare. Nessuno saprà più nulla di lui, a eccezione delle sporadiche cartoline che ha rubato in una pompa di benzina e che periodicamente spedisce a casa. Queste cartoline sono la testimonianza di cinquant'anni di evoluzione del paese: la finta tranquillità del dopoguerra, le proteste giovanili, l'emancipazione delle donne, i diritti civili, l'avvento dei fast food e della musica rock, la geografia sconvolta dal turismo e dall'edilizia. Attraverso i viaggi di Loyal Annie Proulx tesse un lungo, avvincente racconto nel quale microstorie e macrostoria si mescolano con rara perfezione per comporre uno dei più maestosi, dettagliati e commoventi affreschi della nazione americana.
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Cartoline fuori dal tempo Prefazione
Annie Proulx è senza dubbio una delle voci più potenti della narrativa contemporanea americana e dispiace constatare che spesso il suo nome in Italia venga accolto con sguardi smarriti, necessità di spelling e rapidi riferimenti: «quella di ».
Se avete questo libro fra le mani molto probabilmente non sarà il vostro caso, ma il problema del giusto riconoscimento di Proulx riguarda un po’ tutto il mondo delle lettere, incluso quello accademico. Stupisce molto infatti che anche quando si parla di questa leggendaria entità che è il Great American Novel, il grande romanzo che dovrebbe rappresentare al meglio lo spirito degli Stati Uniti, il sogno americano e le sue disillusioni, Annie Proulx non venga citata. Eppure , lo straordinario romanzo d’esordio con il quale ha vinto il PEN/Faulkner Award for Fiction, per quanto tardivo (quando è uscito negli Stati Uniti, nel 1992, Proulx aveva cinquantasette anni), ha tutte le caratteristiche che rispondono ai canoni ideali del Great American Novel, a partire dal respiro dell’ambientazione, un lungo viaggio da est a ovest che coinvolge una miriade di personaggi e dura quasi mezzo secolo.
Una storia scritta con maestria stilistica e impressionante precisione documentale (Proulx ha una formazione da storica dalla quale la sua narrativa non prescinde mai) nella quale troviamo, in primo luogo attraverso il racconto delle vicende dei Blood, agricoltori del Vermont, la rappresentazione dei grandi cambiamenti che hanno investito gli Stati Uniti nel secondo dopoguerra. Tutto inizia con la partenza improvvisa di Loyal, il protagonista, dalla fattoria di famiglia: da lì parte il destino-castigo del protagonista che, alla sua colpa, non sarà più in grado di trovare dimora né di mettere su famiglia, condannato a una fuga senza fine, come una specie di , una di quelle tipiche balle di erba secca che rotolano nei grandi spazi aperti americani, perennemente spinte dal vento.
I capitoli sono introdotti da cartoline (la maggior parte delle quali spedite da Loyal alla fattoria in Vermont dai vari posti in cui sosta temporaneamente senza mai dare la possibilità di essere ricontattato) che punteggiano la storia americana dal 1944 al 1988 passando per tutte le rapide trasformazioni economiche e sociali a cui i personaggi fanno più o meno fatica a adattarsi, fermo restando che il caso sembra dirigere il corso degli eventi in maniera imprevedibile, prendendosi gioco della forza di volontà e del sogno americano, appunto.
Stupisce ancora di più che in rete risulti associato su qualche sito alla , un genere dentro il quale si ritrovano per la maggior parte romanzi scritti da e per donne che parlano in generale di vita «casalinga». Forse Proulx è rimasta intrappolata in una sorta di malinteso pregiudiziale, perché è donna e perché per molti anni, prima di dedicarsi alla narrativa, ha scritto di giardinaggio, fai da te e cucina (tra i suoi primi libri figurano un manuale su come fare il sidro di mele e un altro sulla coltivazione dell’insalata), ma sta di fatto che di casalingo in non c’è praticamente nulla, anzi possiamo affermare che sia un romanzo agli antipodi rispetto alla dimensione domestica, una sorta di Odissea al contrario in cui il ritorno a casa non è previsto, dato che la fuga di Loyal, che ha come conseguenza la progressiva distruzione della casa stessa, è senza fine e il romanzo si svolge quasi completamente in esterno, nei grandi spazi americani, che vanno dal Vermont allo Utah, dal New Hampshire alla California, dal Colorado alla Florida.
Il fatto è che Annie Proulx sembra essere «altrove», fuori dal tempo (e dagli spazi convenzionali) in molti sensi. Lei stessa si definisce una , e dichiara di non aver mai avuto un luogo definitivo in cui stare. «C’è sempre », dice, «e il mio cuore è lì».
Negli anni in cui usciva , in Italia si traducevano con successo soprattutto romanzi che mettevano in evidenza le storture della vita urbana americana nell’era del capitalismo avanzato (penso tra gli altri ad di Bret Easton Ellis). Una saga familiare con al centro un contadino del Vermont in fuga nel Midwest del dopoguerra, che finisce per fare il minatore, il cercatore di uranio e di fossili, il coltivatore di fagioli, il cacciatore di volpi e coyote, probabilmente non è stata considerata con sufficiente attenzione, tanto che, nonostante avesse vinto un premio prestigioso, è stata tradotta in italiano per la prima volta solo dieci anni dopo.
È come se di Proulx fosse in ritardo rispetto a quello che andava di moda e in anticipo (di almeno una trentina d’anni) rispetto alla letteratura di stampo ambientalista adesso in voga: molto prima della cosiddetta , molto prima di tutti i libri che trattano dell’antropocene che oggi invadono le librerie, di Proulx è anche un grande romanzo ecologico, che parla dell’impatto devastante dell’essere umano sull’ambiente ed è in grado di raccontare mezzo secolo di storia americana attraverso la descrizione della natura e della sua progressiva devastazione. Leggendo le vicende dei Blood e dei loro comprimari possiamo scorgere la filigrana di un tema oggi molto attuale: il distacco dell’essere umano dall’ecosistema per diventarne padrone e predatore lo porta inevitabilmente verso l’infelicità, verso l’autodistruzione.
In i passaggi storici del dopoguerra vengono magicamente fuori usando il paesaggio quasi come sineddoche del rapido metabolismo sociale di quegli anni, senza che nessuno di questi fenomeni venga spiegato, riassunto o raccontato in maniera diretta, didascalica, sociologica. Nella campagna del Nord che si riempie di strade e negozi leggiamo l’implacabile avanzare dell’urbanizzazione, nell’incendio della fattoria spiccano le conseguenze dell’industrializzazione delle aree rurali, nei canyon del Midwest setacciati per cercare l’uranio sta la parte per il tutto dell’era atomica, in una strada di montagna percorsa da una donna sola alla guida di un Maggiolone arancione scorgiamo l’emancipazione femminile, nelle paludi del Sudest che vengono bonificate per costruire parchi a tema prende corpo la speculazione edilizia che devasta irreparabilmente l’ambiente. E nel dipanarsi degli anni e delle vicende, dopo il peccato originale di Loyal – il primo che si è in un certo senso «disgiunto dalla natura», cacciandosi dal suo stesso Eden dopo un atto violento – nessuno dei personaggi riesce più a trovare «casa» in nessuno di questi luoghi.
La scrittura di Proulx è magistrale nel sorprenderci, piena di similitudini vive, sensoriali; «una faccia che sembrava una mestolata di purè di patate», «una voce come una mosca in una bottiglia di Coca-Cola». Proulx non anticipa, non promette, neanche illude. Ma le cose accadono e vanno diversamente da come ce le saremmo aspettate, perché noi seguiamo ipotesi razionali forse banali ma sono le imprevedibili necessità della natura a dirigere il corso delle cose.
Così, ripensando al romanzo dopo averlo chiuso, non sarà improbabile averne un ricordo visivo. Si realizza che più dei protagonisti sembrano aver parlato i luoghi, più del tempo sembra aver contato lo spazio, gli eventi sono stati portati avanti più dai fenomeni atmosferici che dalle scelte dei personaggi. Il punto di vista umano non riesce mai ad avere la meglio su una sorta di sguardo più alto, che finisce sistematicamente per seguire i panorami, i movimenti della natura e le leggi spietate che la dominano, tanto che la terra, le rocce, la polvere, i canyon, e ancora i campi, i boschi, il fuoco, la neve, i corsi d’acqua e gli animali che li abitano tengono silenziosamente la scena principale.
La stessa Annie Proulx ha più volte dichiarato, a proposito della sua scrittura, che : tutto inizia da un luogo.
E il luogo in cui si compie questo determinismo geografico, peraltro, non è un luogo preciso, che Proulx conosce perché ci ha sempre vissuto come tanti scrittori «regionali», che ambientano le loro storie nella zona da cui provengono e che conoscono a menadito.
La peculiarità di Annie Proulx è proprio quella di saper narrare la storia contemporanea di un paese complesso e gigantesco come gli Stati Uniti da una prospettiva sistematicamente extraurbana, ma mai limitata a un’unica regione. Accostata spesso a Cormac McCarthy, a cui è vicina anche per ragioni anagrafiche, a Faulkner e a Steinbeck, perché come loro racconta il violento mondo rurale americano senza romanticismi o idealizzazioni, senza prestare attenzione alla indistinguibile delle città o dei sobborghi residenziali, Proulx ha una specificità; mentre McCarthy è focalizzato sulle ambientazioni tra il Tennessee natio, la California e il Messico, Faulkner racconta il Mississippi e Steinbeck soprattutto la California, Proulx è molto difficile da dato che racconta sia l’Est che l’Ovest, sia il Sud che il Nord, con una predilezione per i luoghi che non conosce. Perché è vero che tutto per lei nasce da un luogo, ma il processo di scrittura parte solo quando quel luogo lo ha studiato, con il suo puntiglio da ricercatrice, quando ha imparato tutto sulla sua flora e la sua fauna,...