E-Book, Italienisch, Band 39, 223 Seiten
Reihe: Calibro 9
Piazza Addio, Bocca di rosa
1. Auflage 2024
ISBN: 979-12-80845-82-5
Verlag: Laurana Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, Band 39, 223 Seiten
Reihe: Calibro 9
ISBN: 979-12-80845-82-5
Verlag: Laurana Editore
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Daniela Piazza (Savona, 1962) è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia dell'Arte. Diplomata in pianoforte, è insegnante di Storia dell'Arte. Ha pubblicato articoli a soggetto storico-artistico prima di esordire con il fortunato romanzo storico Il tempio della luce, edito nel 2012 da Rizzoli e accolto con notevole interesse da stampa e lettori, a cui hanno fatto seguito L'enigma Michelangelo (Rizzoli, 2014), La musica del male (Rizzoli, 2019), Il tempo del giudizio (Rizzoli, 2022), Il bastardo (Altrevoci, 2022), La brigante (Altrevoci, 2023) e il poliziesco La morte non ha rispetto (Laurana, 2022), vincitore nella sezione inediti del Premio NebbiaGialla 2021. Ha pubblicato un racconto giallo, Un'estate in darsena, nella raccolta Savona in giallo (De Ferrari, 2014).
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2.
La musica impregnava l’aria, avvolgeva i presenti in un morbido involucro fatto di melodie, di ritmi e di atmosfere. Il gruppo alternava le canzoni più famose alle ultime, bellissime, più orchestrali e d’insieme e spesso con parti del testo in dialetto. Quando riconosceva un brano, il pubblico prendeva a ondeggiare le mani in aria e ad accompagnare il canto con cori volenterosi ma spesso tutt’altro che intonati. Iniziò uno dei pezzi più popolari, ; quasi tutti gli spettatori si unirono al ritornello, orecchiabile e ben noto anche ad Antonio, che fu quasi sul punto di lasciarsi coinvolgere a sua volta, e solo all’ultimo momento riuscì a trattenersi, ricordandosi del proprio ruolo istituzionale. Si accorse con un misto di divertimento e di imbarazzo che anche Annarita cantava a squarciagola , il viso arrossato dall’emozione ed era certamente, se non la più scalmanata – la carrozzina ogni tanto oscillava pericolosamente obbligando Elena a bloccarla con presa decisa – di certo la più stonata. D’altra parte, non si vedeva traccia del suo apparecchio acustico e l’anziana probabilmente sentiva ben poco il canto del solista, tanto da non percepire la tonalità esatta. La gente intorno la guardava di sottecchi, infastidita, ma lei non si lasciava intimorire e proseguiva, in volto un’euforia ben diversa dall’espressione arcigna o sarcastica che Antonio conosceva ormai bene, tanto da sapere che nascondeva in realtà un animo sensibile e generoso.
Per fortuna la canzone finì e con essa quello strazio, ma non i motivi di disturbo. Il brano che permeava ora l’atmosfera, , era intenso, doloroso e drammatico, trattando della morte per annegamento di una coppia di innamorati: un tema che in Liguria era fortemente sentito, dato il carico di lutti e di danni che avevano portato le diverse alluvioni, da quella tragica del 2011 alle altre più recenti. Il pubblico ascoltava in silenzio, commosso, ammaliato dall’armonia degli accordi e dalla mesta ritmicità della melodia. Fu perciò con evidente irritazione che in molti si girarono verso un gruppo di giovani – potevano avere più o meno l’età del maresciallo – che si faceva strada a spintoni tra la gente, scherzando e ridendo in modo chiassoso e inappropriato alla serietà del momento. Anche Antonio si voltò, attirato dal trambusto, e tra gli altri riconobbe, nel viso piacente e solare della ragazza più esagitata, Alice Sanfilippo (così gli sembrava di ricordare che si chiamasse), la giovane veneta che era stata causa di uno dei tanti litigi tra lui e la moglie, se tali si potevano definire, perché in realtà Rossella litigava da sola e lui non faceva altro che ribadire ogni tanto quanto fossero ridicole le sue accuse. A dire il vero, quella era stata una delle poche occasioni in cui anche lui si era accorto che la ragazza, venuta al Comando per denunciare il furto del borsellino durante il mercato del venerdì, “ci provava” e gli rivolgeva sguardi ammiccanti e provocatori, in modo tuttavia allegro, piacevole, non volgare. Antonio aveva soprattutto apprezzato il fatto che, una volta resasi conto che il maresciallo non reagiva ai suoi tentativi di seduzione, lei avesse cessato di metterli in atto, senza però accigliarsi od offendersi e mantenendo il buonumore che gliel’aveva resa immediatamente simpatica. Rossella era purtroppo entrata in ufficio proprio durante questo effervescente teatrino. Si era subito visibilmente incupita, tanto che la stessa Alice se ne era resa conto e si era poi scusata con il maresciallo. La sera, la moglie gli aveva fatto una scenata delle peggiori, affermando che la ragazza era conosciuta da tutti per essere una poco di buono, affamata di sesso e mangiatrice di uomini e che lui la stava guardando imbambolato, con la mascella a penzoloni. Se non fosse arrivata provvidenzialmente lei, sosteneva, di certo ci sarebbe cascato come un pollo, anzi, ci stava già cascando! Possibile che bastassero due moine e un bel visetto – che Alice fosse bella, poi, era tutto da vedere! – per fargli dimenticare la moglie e il figlioletto? E dire che lei aveva rinunciato a tutto per seguirlo al Nord, si era sacrificata, aveva abbandonato i propri cari, le proprie amicizie… eccetera, eccetera, eccetera.
Dopo quell’incidente, il maresciallo aveva delegato la pratica Alice al brigadiere Lorenzo Biffi – a cui la mascella sembrava caduta per davvero –, che l’aveva accolta con grande piacere e si diceva avesse voluto approfondire debitamente la questione. Antonio l’aveva incontrata ancora solo di sfuggita, ma sempre si erano scambiati un sorriso aperto e amichevole.
Quella sera Alice sembrava particolarmente su di giri. Appena lo vide, lo salutò con un’esuberanza a dir poco eccessiva, schioccandogli con la mano un bacio da lontano, poi tornò a dimenarsi al ritmo della musica e a scherzare con i suoi amici, i più vicini, quasi tutti maschi, che la incitavano e facevano cerchio intorno a lei. Meno male che non c’era Rossella, sarebbe stato un bel guaio e fonte di polemiche a non finire!
Anche durante la prosecuzione del concerto, dal punto dove si era inserito il gruppetto continuavano a provenire risate, esclamazioni e proteste. Quando il cantante sul palco, dopo un’efficace intro al flauto, intonò un’altra canzone molto famosa, , di nuovo il pubblico riprese ad accompagnarlo con trasporto e, purtroppo, anche Annarita ricominciò a gorgheggiare a modo suo. Il disagio di Antonio raggiunse l’apice quando, mentre tutti seguivano il solista che eseguiva la variante della canzone , lei sola berciò a squarciagola la prima, discussa versione: , guardandolo in faccia con uno sguardo ironico e carico di rimprovero. Antonio accusò il colpo. Oltre a ritenerlo, almeno in parte, colpevole della stagnazione delle indagini sulle tragiche vicende che avevano visto protagonista Nadia Boiko, Annarita voleva probabilmente alludere al ruolo molto negativo avuto in quella vicenda dall’Arma, nella persona di un ufficiale corrotto, e forse più d’uno.
Ma Antonio non ebbe il tempo di indugiare su questo pensiero disturbante, perché sulle parole si sentì un forte grido di spavento. Dal punto dove prima arrivavano risa e schiamazzi ora provenivano frasi concitate, richieste di aiuto. La folla si aprì leggermente e Antonio vide Alice a terra, esangue, mentre gli amici urlavano il suo nome. Qualcuno le dava dei leggeri schiaffetti sul volto pallido, dalle labbra bluastre, madido di sudore; uno le teneva il polso. Antonio si affrettò in quella direzione, mentre la band continuava a suonare il brano in modo via via sempre più tentennante, finché il solista si bloccò e si scusò al microfono: “Temo che una persona si sia sentita male, probabilmente per il caldo. Prima di continuare con il concerto, lasciamo che venga portata fuori dalla calca e che le siano prestati i soccorsi”.
Ora il moto della folla si invertì e coloro che non avevano visto nulla spinsero per avvicinarsi al luogo dell’incidente e sbirciare incuriositi, trattenuti a stento da quanti si erano ritirati per fare spazio ai militi della Croce Rosa, la cui ambulanza era sempre presente durante le manifestazioni in cui si prevedeva forte affluenza, tanto più in quei giorni in cui i malori dovuti al caldo opprimente erano in effetti numerosi.
Antonio raggiunse la ragazza poco prima di loro. Si chinò su Alice, invitando gli amici che la attorniavano ad allontanarsi un poco. La ragazza era incosciente e respirava appena; il battito cardiaco era debolissimo, ma presente. Antonio notò subito con stupore le sue pupille ingrossate e le mostrò all’operatore sanitario che annuì, serio: “Va portata di corsa in ospedale”. Il maresciallo chiamò il vicebrigadiere Marella e gli ordinò di prendere i nominativi e numeri di cellulare degli amici della giovane, poi di recarsi anche lui al Pronto Soccorso di Savona e tenerlo al corrente degli sviluppi. Mentre la ragazza veniva caricata in lettiga, Antonio sentì una voce stridula ma addolorata alle proprie spalle: “”. , pensò anche lui, mentre già si faceva strada un brutto presentimento. Si girò e fulminò con uno sguardo, che non gli riuscì severo come avrebbe voluto, colei che si era così espressa: la signora Annarita, naturalmente, che, approfittando del riguardo istintivamente portato a una disabile (anche se lei, in verità, lo era solo in parte) e del fatto che i suoi rapporti con il maresciallo, dopo il caso del parroco ucciso, erano ben noti in paese, si era fatta portare da Elena a ridosso della barella.
“Signora Rebagliati, lei riesce sempre a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto!” ironizzò, mentre rivolgeva anche alla badante un imbarazzato cenno con la testa e un sorriso tirato.
“No, non ci ho preso proprio nessun gusto!”, rispose lei piccata. Ahia, come immaginava la vecchia era senza apparecchio acustico e aveva sentito solo l’ultima parola, e a modo suo. Doveva sillabare bene e guardarla in faccia, per permetterle di leggere il labiale, se voleva farsi capire.
“Posto giusto, momento giusto”, lo anticipò urlando Elena, scontrosa come sempre e come solo per un breve momento aveva smesso di essere l’inverno precedente.
“Ah, ecco! Ma non c’è bisogno di gridare! Avevo capito!”, commentò serafica Annarita. “Ma questa volta non sono… non siamo certo sole!”, indicò intorno a sé. “E questa non è una scena del crimine…...




