Pacheco Pardo | Da gambero a balena | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 356 Seiten

Reihe: Asia

Pacheco Pardo Da gambero a balena

Corea del Sud, dalla guerra dimenticata al K-pop
1. Auflage 2024
ISBN: 978-88-6783-471-6
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Corea del Sud, dalla guerra dimenticata al K-pop

E-Book, Italienisch, 356 Seiten

Reihe: Asia

ISBN: 978-88-6783-471-6
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Ha una democrazia solida e vivace, dati economici strabilianti e uno sviluppo tecnologico senza rivali. Miete successi in campo musicale con BTS e Blackpink, e fa man bassa di premi Oscar con i suoi registi e attori migliori. Presenta i problemi tipici delle società tardo capitaliste - la popolazione che invecchia, il conflitto strisciante tra generazioni e classi sociali - ma conserva con orgoglio le sue radici e la sua unicità. È la Corea del Sud, l'ex gambero schiacciato tra la balena cinese e quella giapponese, pedina della Guerra fredda tra due grandi superpotenze, finalmente libera dal giogo coloniale e sopravvissuta anche al conflitto con il Nord. Da gambero a balena offre una panoramica dell'inarrestabile ascesa di una nazione che ora siede al tavolo con le grandi potenze, con un tasso di imprenditorialità fra i più alti a livello globale e un assetto democratico che è andato maturando dopo periodi di repressione e dittatura. Oggi Seoul è senza dubbio la città più in fermento dell'Asia (e forse del mondo), un luogo dove il futuro si scrive attraverso l'innovazione: la hallyu, l'onda coreana, sta conquistando sempre più seguito e ci riserverà grandi sorprese.

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INDIPENDENZA, GUERRA E POVERTÀ (1948-1960)


Nascita di una repubblica


Doveva essere uno dei giorni più felici della storia coreana. Invece, lasciò in bocca un retrogusto amaro. Il 10 maggio 1948 chi viveva sotto il 38° parallelo poté recarsi alle urne per la prima volta nella storia del Paese, per eleggere i membri dell’Assemblea nazionale.1 Nessun coreano aveva mai provato l’ebbrezza di votare per il proprio governo. E i sudcoreani non si fecero pregare. Alle elezioni, finanziate dall’ONU, si presentò oltre il 95% degli aventi diritto.2 In alcuni dei 13.000 seggi si registrarono disordini: ci furono trentotto morti e, inevitabilmente, si levarono accuse di brogli.3 Ma considerato che la penisola usciva da trentacinque anni di occupazione e altri tre di violenze pressoché ininterrotte, l’elezione fu un relativo successo.

Al tempo stesso, venne a galla un triste dato di fatto: la Corea era sull’orlo di un’effettiva separazione fra Nord e Sud. Le elezioni erano state indette sull’intero territorio nazionale. Nel Nord, però, Kim Il-sung ne aveva impedito l’organizzazione. A sostenerlo era l’Unione Sovietica, le cui truppe si erano assicurate che nessun ispettore delle Nazioni Unite superasse il 38° parallelo.4 I nordcoreani, di conseguenza, non avevano potuto recarsi alle urne. Ciò nonostante, l’Assemblea nazionale calcolò i seggi riservati ai rappresentanti del Nord, in attesa delle elezioni che li avrebbero nominati: erano destinati a restare vacanti.5

Le elezioni dimostravano che la Corea era ancora nel mirino delle balene. I cittadini del Sud avevano votato perché gli Stati Uniti lo avevano reso possibile. Ma molti non erano contenti di questa dipendenza dalle potenze straniere. Gli indipendentisti Kim Koo e Kim Kyu-sik, ad esempio, guidarono un gruppo di eminenti politici che rifiutò di partecipare alle elezioni.6 L’idea alla base della protesta era che recandosi alle urne in quelle condizioni sarebbe stato ancora più complicato riunire le Coree: l’auspicio era che l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti abbandonassero i territori occupati e permettessero al popolo di governarsi da sé. Questi timori – fondati – erano gli stessi degli abitanti dell’isola di Jeju e del resto del Paese, che si opponevano all’ingerenza straniera.

Le elezioni, tuttavia, si tennero ugualmente. A vincerle fu l’Associazione nazionale per la rapida realizzazione dell’indipendenza, di Rhee Syngman, che ottenne poco più del 26% dei voti e cinquantacinque posti su duecento all’Assemblea nazionale.7 Rhee non avrebbe tardato a diventare il personaggio più influente del nuovo organo legislativo. Protestante devoto, con dottorato alla Princeton University, era stato la figura di spicco del movimento per l’indipendenza negli Stati Uniti, dov’era vissuto quasi ininterrottamente dal 1904. Aveva rappresentato il governo provvisorio della Repubblica di Corea in diversi vertici internazionali, inclusa la Conferenza di San Francisco che aveva approvato lo statuto delle Nazioni Unite, e lo aveva guidato dal 1919 al 1925. Aveva incontrato diversi presidenti USA e numerosi politici e militari americani ed europei.8 In un certo senso, era l’unica figura del movimento per l’indipendenza ampiamente nota in Occidente. Per Washington, l’opzione migliore per guidare la Corea meridionale; forse, l’unica possibile.

Rhee cominciò da subito a sostenere la creazione di uno Stato autonomo nel Sud della penisola. Il 17 luglio l’Assemblea nazionale promulgò la prima costituzione della Repubblica di Corea.9 Si trattava di un evento senza precedenti nella storia coreana, sebbene riguardasse solo la metà meridionale del Paese. Tuttavia, nel vortice di eventi che travolse la penisola dopo l’indipendenza, questa pietra miliare passò quasi inosservata. Ben più importanti furono le conseguenze dell’elezione del 20 luglio, in cui i membri dell’Assemblea furono chiamati a scegliere il nuovo presidente. Rhee ricevette 180 voti su 196.10 La sua influenza sul parlamento e su tutto il Sud era ormai evidente. Di lì a poco, sarebbe diventato il primo capo di Stato di un nuovo Paese.

Approvata quasi senza dibattito, la costituzione comprendeva una clausola che mise fine a secoli di storia: il trasferimento della proprietà terriera ai contadini. Nel 1945 in Corea del Sud sette contadini su dieci erano fittavoli e versavano fino al 60% del raccolto.11 Gli continuavano a possedere la maggior parte dei terreni e a dominare la vita politica, culturale e, ovviamente, economica delle campagne: vale a dire, la vita di oltre tre quarti della popolazione. La costituzione del 1948 spianò la strada alla legge per la riforma agraria del 1950, che avrebbe cambiato radicalmente la situazione.12 In seguito, sarebbe diventata la misura più amata fra quelle attuate dal governo; ma nel 1948 la popolazione ancora non lo sapeva. E molti non gradivano la direzione imboccata dalla loro metà della penisola.

Il 15 agosto 1948 venne fondata la Repubblica di Corea. Una foto commemorativa mostra un’enorme , la bandiera adottata per la prima volta nel 1883 dalla dinastia Joseon, che sventola di fronte all’Assemblea nazionale. Davanti c’è Rhee, con indosso un sobrio . Accanto a lui il generale Douglas MacArthur, comandante supremo delle forze alleate nel Giappone occupato. È l’ultimo giorno dell’USAMGIK, il governo militare di Washington a Seoul. Rhee e MacArthur si rivolgono a una folla immensa, composta dai nuovi cittadini della Repubblica di Corea. Ormai è ufficiale: la Corea del Sud è uno Stato indipendente, separato dal Nord. Ma la folla non esulta né gioisce, come invece aveva fatto esattamente tre anni prima, quando l’imperatore Hirohito aveva annunciato la resa del Giappone, restituendo ai coreani l’indipendenza. È un momento storico, ma c’è poco da festeggiare.

La Corea del Sud nacque insomma dal dolore, anziché dalla gioia. La maggior parte dei cittadini non aveva mai sperimentato un governo autonomo, e proprio ora che si presentava la possibilità, questo governo rischiava di abbracciare solo metà della penisola. E infatti neanche un mese dopo sarebbe nata la Corea del Nord. Il 9 settembre Kim Il-sung diventò primo leader supremo.13 Ex eroe dell’indipendenza, avrebbe governato fino alla morte, nel 1994. E meno di due anni dopo la sua ascesa al potere, avrebbe cercato di riunire la Corea con la forza. Questo, però, i sudcoreani ancora non lo sapevano. Speravano solo che il Paese potesse riunirsi presto.

Alla sua nascita, la Corea del Sud presentava profonde divisioni interne sulla direzione da seguire. Conservatore e nazionalista, a un mese dall’insediamento il governo Rhee propose una «legge per la sicurezza» che prendeva di mira le attività antinazionali. La legge venne approvata tre mesi dopo, mettendo in mano al governo uno strumento per reprimere il comunismo, qualsiasi attività che si potesse considerare filo-nordcoreana e in generale qualunque tipo di opposizione.14 Era sempre più evidente che Rhee, sotto sotto, non era un democratico. Con il tacito assenso degli Stati Uniti – a cui premeva più bloccare la diffusione del comunismo che promuovere la democrazia – l’autoritarismo cominciò a insinuarsi nel nuovo Paese.

I sudcoreani di sinistra, molti dei quali avevano simpatie comuniste ed erano sostenuti dal Nord, non rimasero a guardare. L’insurrezione del 3 aprile sull’isola di Jeju non era stata del tutto stroncata, e ora le proteste dilagavano ovunque. La polizia e l’esercito reagirono mettendo in atto una dura repressione. Ma i ribelli non si arresero. Caso emblematico è quello della rivolta di Yeosu-Suncheon, scoppiata a ottobre, quando ben duemila soldati di sinistra, stazionati a Yeosu, Suncheon e altre cittadine nella provincia del Jeolla meridionale, rifiutarono di farsi inviare a Jeju per prendere parte alla repressione della popolazione locale. Intervenne l’esercito della Repubblica di Corea, formato nell’agosto 1948. All’inizio di novembre la rivolta era ormai sedata e quelli sospettati di averla guidata o sostenuta erano stati giustiziati – civili inclusi.15 Le tensioni, però, proseguirono per tutto il 1949. In un episodio particolarmente drammatico, a Bukchon, sull’isola di Jeju, la polizia radunò e giustiziò trecento persone in un solo giorno.16 Fu uno dei numerosi casi di violenze contro la popolazione.

Il ricorso alla forza non sanò le divisioni politiche fra destra e sinistra, che ancora oggi continuano ad affliggere la politica sudcoreana. La guerriglia si protrasse quasi fino allo scoppio della guerra di Corea – e, in alcune zone isolate, anche nei mesi a seguire. I disordini erano particolarmente feroci nelle province meridionali, una differenza che sarebbe divenuta pressoché costante in futuro. Ciò nonostante, a metà del 1949 il governo di Rhee aveva ripreso il controllo della situazione. Al punto che, a fine giugno, le ultime truppe statunitensi levarono le tende: Washington voleva ritirarsi il prima possibile dalla penisola.17 Peccato fosse destinata a tornarvi appena un anno dopo.

Le Coree in guerra


C’era una certa trepidazione al...



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