Paasilinna | Un gruista in paradiso | E-Book | sack.de
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E-Book, Italienisch, Band 388, 256 Seiten

Reihe: Gli Iperborei

Paasilinna Un gruista in paradiso


1. Auflage 2025
ISBN: 979-12-81724-20-4
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, Band 388, 256 Seiten

Reihe: Gli Iperborei

ISBN: 979-12-81724-20-4
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Cosa faresti se fossi Dio? Pirjeri Ryynänen, gruista di Helsinki, una risposta l'avrebbe trovata nei quotidiani monologhi di protesta che in cima alla sua gru rivolge all'Onnipotente: eliminerebbe fame e povertà, proteggerebbe l'ambiente e garantirebbe a tutti pace e felicità. Ma il lavoro da fare è infinito. Forse è per questo che Dio è così stanco e depresso: non ne può più dell'umanità, delle sue iniquità e delle sue guerre, e se non ha ancora distrutto la Terra è solo perché è tanto bella, e poi che colpa ne hanno gli altri animali? Magari gli basterebbe andare in vacanza e lasciare le divine responsabilità a un supplente terrestre, visto che san Pietro e l'arcangelo Gabriele, che gli uomini li conoscono bene, non ne vogliono sapere. Così, dopo una lunga selezione basata su un profanissimo questionario delle risorse umane, la scelta del vicario cade proprio su Pirjeri, uomo a suo modo devoto e certo abituato ad ampie vedute. Il gruista, fresco di onnipotenza, rivoluzionerà il paradiso, che somiglia tanto a un'azienda, e lo sposterà nella pagana e amena Finlandia. Ma tra iniziative strampalate, un attacco hacker del Maligno e l'audace creazione di strani animali amazzonici a sei zampe, Pirjeri dovrà riconoscere che non è facile essere Dio. Non solo perché il Diavolo è sempre in agguato, la Chiesa troppo conservatrice e c'è il rischio di pestare i piedi ad altre divinità: anche un Onnipotente ha i suoi limiti. Con il suo humour paradossale e satirico, Paasilinna guarda il mondo dall'alto di un paradiso mai esente da colpe, smascherando debolezze e ipocrisie di un'umanità in attesa di un miracolo che la salvi da se stessa.

Da guardaboschi a giornalista, poi poeta e scrittore, Arto Paasilinna (1942-2018) è diventato autore di culto in Finlandia e all'estero per la capacità di raccontare ridendo anche le storie più tragiche. Dopo L'anno della lepre, che ha superato le 150.000 copie in Italia, Iperborea ha pubblicato altri diciannove romanzi tra cui Piccoli suicidi tra amici, Il migliore amico dell'orso, Professione angelo custode, Il mugnaio urlante, Il figlio del dio del Tuono, Il Bosco delle Volpi Impiccate e Un uomo felice.
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1


Dio è un bell'uomo. Alto uno e settantotto, leggermente robusto, ma ben proporzionato e di portamento fiero. Ha tratti fini, naso dritto, fronte alta. Lo sguardo è amabilmente risoluto, anche se un po' stanco. Le orecchie non sono a sventola e non rivelano cerume. Dio non ha né barba né baffi. Ha i capelli scuri, lisci e corti, pettinati con la riga – a destra per chi guarda – e appena brizzolati alle tempie. Tutto sommato non dà l'impressione di essere molto vecchio.

Ha dita lunghe e affusolate, non porta anelli. Dio non ha il pomo di Adamo.

Indossa un abito grigio di flanella, che gli sta da dio. Dal taglio si direbbe anni Cinquanta: giacca doppiopetto con bottoni neri e pantaloni con risvolti. Ai piedi, ha scarpe stringate basse, nere, di pelle morbida, misura quarantadue. Usa di preferenza gli slip. Sotto la giacca ha il panciotto e sotto il panciotto le bretelle. La camicia è di cotone di ottima qualità, non firmata, come del resto tutto quello che indossa.

Dio non usa profumi e non puzza di sudore, emana giusto un discreto aroma virile. La voce è baritonale.

Tutta la sua persona irradia un evidente carisma e dà l'impressione di una grande cultura. Lo sguardo palesa un'intelligenza eccezionale. La nobile fronte dell'Onnipotente è solcata da rughe di preoccupazione e fatica.

È il Dio dei cristiani, il Creatore del cielo e della terra, Padre, Onnipotente, Nostro Signore, l'Altissimo, il Misericordioso… è conosciuto sotto tanti nomi. Non assomiglia realmente all'immagine che l'umanità si è fatta di lui, non è un vecchio decrepito dalla barba grigia, con bastone e mantello, e nessuna aureola gli aleggia attorno al capo. Ha l'aspetto di un uomo, non del dio della nostra fantasia, cosa che del resto non dovrebbe neanche stupire: non ha creato Lui stesso l'uomo a sua immagine e somiglianza?

Tra Dio e Gesù c'è una certa affinità di lineamenti. Gesù è senza dubbio figlio di suo padre, ma ha ereditato anche qualche tratto da Maria, la madre. Si potrebbe dire che ha preso il naso della mamma e gli occhi del papà.

L'Onnipotente dimora in cielo come in terra e, tramite gli angeli, è onnipresente. Ha la divina facoltà di muoversi dove e quando vuole con la sola forza del pensiero. E, ovunque vada, lo seguono i suoi aiutanti con tutto il necessario.

Così ci appare Dio Onnipotente, Signore del cielo e della terra.

Dio se ne stava sprofondato nella sua comoda chaise longue di pelle, la sua poltrona preferita, in mezzo alla stanza rotonda della torre di un vecchio maniero in Bulgaria. Le rovine erano ciò che rimaneva di un antico castello costruito in epoche remote sul picco Syutkya, tra il borgo di Hyomakurdzal e la cittadina di Dospat. In seguito aveva anche ospitato un convento di suore, ma adesso era vuoto. In Bulgaria il numero delle religiose era man mano diminuito, le famiglie nobili si erano estinte e la rivoluzione aveva dato il colpo di grazia. Era una regione montuosa: a Dio piacevano le ampie vedute. Era un giorno nuvoloso d'autunno. Neri corvi svolazzavano gracchiando forte tra il castello e le pendici delle montagne vicine, mentre un'aquila affamata volteggiava minacciosa in alto tra le nubi.

Centinaia di milioni di anni fa, all'alba dei tempi, nella mente di Dio era balenata l'idea di creare un bel pianeta nuovo, una specie di pallone sonda, dove divertirsi a organizzare diverse forme di vita felice. A quell'epoca Dio era ancora giovane e pieno di voglia di sperimentare. Il materiale necessario a costruire la Terra poteva ricavarlo facilmente dalle polveri spaziali che roteavano nell'universo circostante, in particolare quelle di una piccola stella chiamata Sole. E, una volta risolta la questione della gravità, dell'orbita e altri problemi basilari del genere, Dio si era concentrato sull'evoluzione delle forme di vita sul nuovo pianeta.

All'inizio era stato un lavoro di estremo interesse e soddisfazione. Aveva creato una grande varietà di cellule e organismi primitivi, che si erano messi allegramente e freneticamente a vivere. Aveva popolato il pianeta di vari crostacei e gasteropodi, lasciando sbizzarrire la sua fantasia in sperimentazioni su diverse strutture somatiche, configurazioni genetiche, biodinamiche, combinazioni di colori e forme di vita; e lasciando che gli organismi si riproducessero e crescessero liberamente. Dopo vari secoli, aveva cominciato a dedicarsi ad animali un po' più complessi, inizialmente pesci e rettili. In seguito l'Onnipotente si era immerso con entusiasmo nella creazione di uccelli e, per finire, di mammiferi, fino a quando, sconsideratamente, partendo dai mammiferi più intelligenti, aveva tirato fuori la scimmia e, alla fine, una creatura a sua immagine e somiglianza: l'uomo. Era stata la sua ultima creazione, di cui poi si sarebbe amaramente pentito.

Dio è per natura buono, e buoni voleva che fossero anche gli umani. Ma nel fervore della creazione, qualcosa doveva chiaramente essere andato storto, c'era stato qualche errore fatale; durante il processo creativo, Satana era evidentemente riuscito a inserire i suoi diabolici geni nel nobile lignaggio umano, e da allora Dio non ha avuto che dispiaceri dall'umanità. Ma Satana non aveva per caso già messo il dito anche nella precedente fase dei mammiferi superiori? Quando Dio stava ideando il lupo, aveva in mente un simpatico animale con la pelliccia che potesse sopportare le dure condizioni delle regioni fredde della Terra. Nelle sue intenzioni doveva essere una creatura innocua e tollerante, che si nutriva d'erba e si aggirava in branchi felici per le steppe innevate. Ma quando fu fatto e finito, Dio fu costretto a constatare che c'era qualcosa che non andava. Il lupo cercò perfino di azzannargli la caviglia e dovette essere soppresso, ma purtroppo aveva già fatto in tempo a diffondersi in tutto l'emisfero settentrionale. E lo stesso accadde con gli altri predatori che cominciavano a comparire in ogni angolo del pianeta, finché non arrivò l'uomo e si rivelò il più spietato di tutti gli animali, a volte addirittura diabolico.

Nostro Signore aveva sperato che l'essere umano diventasse il salvatore di tutto il suo creato, e lo aveva perciò dotato di ragione e di un ricco repertorio di sentimenti. L'idea era che dovesse liberare il mondo dalle belve più sanguinarie e feroci. È vero che di tanto in tanto qualche esemplare decente era anche saltato fuori, ma nel complesso la maggior parte dell'umanità era talmente bellicosa, avida, meschina e assetata di potere, che Dio non poteva fare altro che guardare al risultato con profonda costernazione.

Più gli uomini si incivilivano e più si comportavano da mascalzoni. Nel corso della storia, avevano imparato a inventare nazioni e a sviluppare tecnologie belliche. E non hanno più smesso di farsi sanguinosissime guerre e di diffondere sempre più dolore e sofferenza nel mondo.

Duemila anni fa, Dio fece un tentativo di migliorare un po' la situazione inviando il suo unico figlio, Gesù, a cercare di riportare un po' di pace. Era una soluzione di emergenza.

Ma si rivelò un fallimento totale. Gli umani seguirono la loro natura, resero la vita di Gesù in Terra un vero inferno, lo coprirono di insulti, e quasi nessuno lo prese sul serio. Alla fine arrivarono addirittura al punto di uccidere quel giovane innocente e ingenuo, e in uno dei modi più crudeli. Con la loro tipica efferatezza, lo appesero vivo a una croce inchiodandogli mani e piedi. Dio non ebbe altra scelta che resuscitare suo figlio dai morti e richiamarlo in cielo a leccarsi le ferite.

Al momento Gesù si aggira da qualche parte nell'universo in compagnia di un certo Rutja. A quanto Dio ricorda, il suddetto Rutja sarebbe figlio del dio del tuono finnico, quindi una sorta di collega di Gesù, o almeno della sua stessa classe divina. Ah, Gesù, Gesù, pensò Dio stancamente. Aveva realmente fatto tutto quello che poteva per salvare il mondo dalla rovina, ma l'umanità non aveva dato alcun segno di ravvedimento.

Per questo Dio era stanco e deluso. Il suo buon cuore non poteva più sopportare tutta la sofferenza che causavano gli esseri umani. Per un attimo gli balenò il lugubre pensiero di spazzare via tutto quel dannato pianeta dalla sua orbita: nient'altro che una piccola Apocalisse locale. Un bel taglio netto! La Terra avrebbe preso a oscillare sul proprio asse fino a deragliare nel gelido spazio esterno e a esplodere in mille pezzi nell'impatto con un voracissimo buco nero.

Ma non portò a compimento quell'idea disperata. Dopotutto, in tanti milioni di anni di lavoro, era pur riuscito a creare forme di vita meravigliose sulla Terra: sarebbe stato un peccato distruggere tutto solo a causa della malvagità umana.

C'era dunque ancora qualche speranza? Doveva ancora una volta affrontare la feroce battaglia, radunare le schiere celesti e scacciare il male dall'umanità? Sarebbe costato uno sforzo immane, ne era consapevole, e ormai si sentiva troppo stanco per un simile conflitto. La sua presa sugli affari umani andava allentandosi e sapeva che si sarebbe sfinito del tutto, se andava avanti così. Soffriva più di chiunque altro di esaurimento nervoso. Era sottoposto a uno stress spaventoso.

L'Onnipotente sospirò, prostrato. Ah, potersi almeno prendere un anno di riposo e dimenticare la Terra e i suoi peccati! Sarebbe stato meraviglioso. Potersene andare su Mondaltro. Era il pianeta più vicino, i cui abitanti, creature più evolute degli umani, vivevano in santa pace una vita regolata e pia. Dio sentiva di avere urgente bisogno di un anno sabbatico, si rese conto che in effetti era dalla Prima guerra mondiale che soffriva di...



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