E-Book, Italienisch, 120 Seiten
Reihe: Amazzoni
Nothomb Il libro delle sorelle
1. Auflage 2023
ISBN: 978-88-6243-603-8
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 120 Seiten
Reihe: Amazzoni
ISBN: 978-88-6243-603-8
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Tristane è una bambina sensibilissima e molto intelligente ma i genitori non se ne accorgono, impegnati come sono a vivere la loro reciproca, immensa passione. La sua solitudine finisce solo con la nascita della piccola Laetitia, che cresce grintosa ed esuberante, nutrita dall'affetto e dalla dedizione della maggiore. Un legame potentissimo, quello fra le due, che riesce a fare da scudo all'indifferenza dei genitori. Fra studio, rock e primi amori, le due bambine cercano di costruirsi una vita su misura, ciascuna con la propria affascinante unicità. Una storia che si legge d'un fiato, pervasa da un brio irresistibile.
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La maestra si accorse delle competenze acquisite da Tristane.
– Ti hanno insegnato mamma e papà a leggere e scrivere?
– No, ho fatto da sola.
– E loro lo sanno?
– Sì.
– Potrei proporgli di farti saltare una classe.
– No.
– Perché?
– Preferisco restare con voi.
– Non ti annoi?
– No. Mi piace giocare con gli altri.
La maestra Vernier ci rifletté. Quello che Tristane chiamava giocare con gli altri consisteva in realtà nel guardarli giocare insieme. In fondo, era un suo diritto trovarlo piacevole. Comunque volle tentare un esperimento:
– E non ti andrebbe di disegnare insieme a Marie-Laure e Thierry?
– Perché?
Sapendo con chi aveva a che fare, la maestra diede la risposta preferita dalle persone intelligenti:
– Per provare.
La bambina fece un bel respiro e raggiunse i disegnatori, che la accolsero senza mostrarsi infastiditi. A quell’età non essere respinti dal gruppo rappresenta già una notevole vittoria. Così per Tristane iniziò la vita sociale. Si accorse che gli altri la apprezzavano e ne fu felice quanto stupita. Eppure non c’era niente di sorprendente: era una bambina simpatica, ingegnosa, attenta e per niente permalosa. Quando la offendevano lei rideva.
Dopo un po’ cominciò a prendere delle iniziative. Invece di unirsi alle comitive più facili, sceglieva i compagni isolati. Elaborò una tecnica di approccio: si sedeva a terra nelle vicinanze di Tizio e si dedicava a un’attività qualsiasi. A metà dell’opera si interrompeva e chiedeva aiuto:
– Dimitri, le nuvole di che colore sono?
Oppure:
– Sandra, non riesco a fare il tetto di Lego.
Tristane non tardò ad appassionarsi agli individui complicati. Per molto tempo, senza dirselo apertamente, si era considerata una persona problematica. Grazie alla sua inattesa popolarità scoprì di non esserlo affatto. Se per lei era stato così semplice uscire da quello stato di prostrazione, non c’era motivo di credere che altri bambini difficili avrebbero resistito all’integrazione.
Alla fin fine, fatta eccezione per casa sua, non si sentì mai più esclusa.
Gli amici di Florent e Nora spettegolavano a più non posso:
– Quei due, a vederli, si direbbe che stiano insieme da non più di quindici giorni.
– L’arrivo della figlia non ha cambiato niente.
– Hanno preso un terno al lotto: gli è capitata una bambina tranquillissima, che non dà nessun fastidio. A scuola, a casa, Tristane è un angelo.
– Ha quattro anni: potrebbero darle un fratellino o una sorellina.
– Proprio così: non possono vincere alla lotteria due volte di seguito.
Parlarono con loro del dramma dei figli unici. Era dimostrato che l’assenza di fratelli e sorelle preparava il terreno alla depressione. Tra l’altro, era meglio non aspettare troppo. La fecondità di Nora non avrebbe tardato a diminuire.
Quei discorsi turbarono i genitori. Nora non aveva molta voglia di affrontare un’altra gravidanza e un altro congedo di maternità. E poi chissà se Tristane voleva un fratellino o una sorellina. Glielo chiesero.
La bambina spalancò gli occhi dicendo:
– Oh sì!
Lei, che adorava essere la madrina di Cosette, era al settimo cielo all’idea di diventare qualcosa di ancora più bello: una sorella.
Intervenne Florent:
– Se avremo questo bambino, ci aiuterai? Gli darai il biberon di notte?
– Sì.
– Gli cambierai i pannolini? – chiese Nora.
– Sì!
Sentendo che ancora dubitavano della sua sincerità, Tristane aggiunse:
– Vorrei che il nuovo bambino dormisse in camera mia.
Convinti, i genitori si misero all’opera.
Come ogni inverno, festeggiarono il Natale a casa della nonna. Prima del dolce Florent si alzò, chiese un po’ di silenzio, fece un brindisi e disse rivolgendosi alla figlia:
– Tristane, quest’anno Babbo Natale arriverà con un po’ di ritardo. Avrai il regalo alla fine dell’estate: un fratellino o una sorellina.
La bambina cacciò un urlo di eccitazione. La nonna applaudì.
– Siete pazzi – sentenziò zia Bobette. – Fare un altro figlio dopo una meraviglia come Tristane è una vera imprudenza.
– Il bue che dice cornuto all’asino – disse Nora.
– Che c’entra! I miei pargoli non sono dei capolavori.
I bambini ascoltavano la conversazione senza capire. La nonna tagliò corto:
– Su, brindiamo a questa notizia fantastica!
Mentre tornavano in macchina, Tristane osservò:
– Perché zia Bobette non è contenta dell’arrivo del bambino?
– Ha paura che ti occuperai meno della tua figlioccia.
Era per questo, dunque.
– Potreste mandarmi da lei finché non arriva il bambino. Così mi occuperei di Cosette.
I genitori si scambiarono un’occhiata. Tristane sentì che erano tentati di accettare.
– Tesoro, sei sicura? È un po’ complicato da zia Bobette.
– Abita accanto alla scuola. Se ho qualche problema, posso chiamare la maestra.
Il ragionamento, per quanto strano, sembrò convincerli. Arrivati a casa, telefonarono a Bobette. La zia si mise a urlare di gioia all’idea di ospitare la nipote. Tristane intuì che aveva detto qualcosa tipo: “Non vi mancherà troppo per tutto questo tempo?” perché il papà rispose:
– Sai, Nora è molto affaticata dalla gravidanza. Potrà riposarsi meglio se non dovrà occuparsi della piccola.
La piccola in questione si sorprese a pensare che in realtà la mamma non si occupava affatto di lei e che la sua assenza non avrebbe rappresentato un riposo. “Sono contenti di stare senza di me” concluse tristemente. Ma ebbe l’intelligenza di dirsi che zia Bobette invece sarebbe stata felicissima della sua compagnia.
Mentre la portavano dalla zia, la guardavano come se stesse partendo per la guerra. Nora a quanto pareva si sentiva un po’ in colpa perché dichiarò:
– Se non ce la fai più, chiamaci. Verremo a prenderti.
In realtà a Tristane piacque tantissimo quel soggiorno di otto mesi a casa della zia. È vero che era molto impegnativo, ma zia Bobette era fantastica. Insegnò alla nipote a usare l’apriscatole. Dopodiché le disse:
– Ecco! Ora sei la cuoca.
Ogni giorno le dava il suo borsellino e le chiedeva di comprare, tornando da scuola, qualcosa per cena. Tristane trovò magnifica quella responsabilità e prese il suo compito molto sul serio. Al supermercato sceglieva scatolette di ravioli, di piselli o di altri cibi misteriosi. Nella cucina di zia Bobette apriva le scatolette e ne riscaldava il contenuto. Apparecchiava e chiamava gli altri a tavola. I cuginetti si sedevano stupiti.
– Da quando ci sei tu mangiamo piatti caldi – si complimentò la zia. – Come cucini bene!
Quando non era a scuola, Tristane giocava con la sua figlioccia. Adorava Cosette, che ricambiava la sua predilezione. I tre maschi facevano giochi maneschi, si rincorrevano per darsele di santa ragione. Tristane portava a casa da scuola fogli e pastelli colorati: insegnò alla cuginetta a disegnare. A forza di vedere le due bambine applicate su quei disegni per ore, i tre cugini cominciarono a sospettare che quell’attività potesse essere di qualche interesse e provarono a cimentarsi anche loro.
Zia Bobette chiamava regolarmente sua sorella:
– Tua figlia è meravigliosa. Da quando vive qui i ragazzi non si azzuffano quasi più. Cosette non è mai stata così felice e la cucina è sempre in ordine. Immagino che ti manchi tantissimo!
Tristane intuì che la risposta non era stata molto convinta.
– Le vuoi parlare? D’accordo, glielo dirò. Un bacio.
La zia riattaccò.
– Tua mamma è troppo stanca per parlarti. Le manchi. Ti manda un bacione.
Tristane si chiese in che modo parlare al telefono potesse essere stancante.
Zia Bobette invece con lei ci parlava spesso. Facevano delle vere e proprie conversazioni.
– Tristane, secondo te i tuoi cugini devono andarci a scuola?
– Sì. Tant’è vero che ci vanno.
– Guarda i voti che hanno avuto e vedrai che cambierai idea.
La nipote guardò e aggrottò la fronte. I voti erano un disastro.
– Io credo che la scuola non faccia per loro – disse la zia.
Tristane ci pensò su. Jacky era nella sua classe. Non solo non imparava niente, ma disturbava tutti.
– Vuoi che gli insegno a leggere? – chiese alla zia.
– Lo faresti davvero? Oh sì!
Bobette non si stupì minimamente che la nipote sapesse leggere. Attribuiva a quella bambina poteri illimitati.
E fu così che la cugina di quattro anni e mezzo insegnò a leggere a Nicky, sette anni, ad Alain, sei anni, a Jacky, quattro anni e mezzo, e in una certa misura anche alla sua figlioccia di trenta mesi, che assisteva alle lezioni con estrema attenzione.
Quale metodo adottò Tristane? Difficile a dirsi. Scrisse, bello grande su un foglio, la parola “ravioli” e la fece osservare ai cugini, spiegandola lettera per lettera, poi chiese di ripetere. Dopodiché prese una scatoletta: chi avrebbe riconosciuto la parola per primo avrebbe vinto.
La seconda parola fu “birra”, la terza “televisione”. I bambini provavano una legittima perplessità nei confronti della cuginetta. Irritati dall’ammirazione che la madre provava per lei, non volevano esserle inferiori. Tristane aveva capito così bene quel meccanismo che se ne servì per insegnargli la scrittura.
– È come il disegno – disse. – Se vedete che io disegno una casa, che cosa vi impedisce di disegnarla anche voi?
Prima della fine dell’anno scolastico i due più grandi avevano...




