E-Book, Italienisch, 585 Seiten
Reihe: Minimum classics
McCarthy Il gruppo
1. Auflage 2019
ISBN: 978-88-3389-072-2
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 585 Seiten
Reihe: Minimum classics
ISBN: 978-88-3389-072-2
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Torna, in una nuova edizione, il capolavoro di Mary McCarthy: un ritratto di gruppo al femminile caustico e feroce, la storia di otto ragazze dell'alta borghesia americana, dagli anni del college a una «maturità» fatta di delusioni e tradimenti, sogni e bruschi risvegli. Il «gruppo» del titolo è costituito da otto inseparabili amiche, rigorosamente upper class, compagne di studi al prestigioso Vassar College (una sorta di Harvard al femminile). Dopo la laurea, nel 1933, iniziano tutte a inseguire qualcosa di diverso da ciò che il destino ha loro assegnato, ma collezionano errori e sconfitte. Il romanzo segue a turno le otto amiche nelle loro vicende erotiche e familiari, che passano attraverso matrimoni poco felici, tradimenti, ma anche attraverso scelte meno convenzionali e molto più sorprendenti. Un romanzo affilato, di ampio respiro, in perfetto equilibrio tra satira e tragedia, e un ritratto impeccabile dell'America di Roosevelt e del New Deal, sospesa tra sogni di rigenerazione collettiva e il permanere di un classismo spesso brutale.
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Profilo bio-bibliografico
«Se non potevo conquistarmi la fama con la bontà, ero pronta a conquistarmela con la cattiveria». Questo motto racchiude la dichiarazione d’intenti di una delle regine delle lettere americane, Mary McCarthy; risuona dai suoi , rievocazione della società americana degli anni Venti-Trenta, visti dagli istituti religiosi che ha frequentato: il tono impertinente racchiude già la cifra di una vita.
Come scrive lei stessa nell’autobiografia : «Sono nata alla vita della mente nel 1925; la mia nascita fisica risaliva al 1912». In effetti, Mary McCarthy nasce il 21 giugno del ’12, nell’estremo Nordovest americano, a Seattle. L’infanzia di Mary è particolarmente dura. Il padre, Ray Winfield McCarthy, cattolico, e la madre, Therese Preston, di famiglia ebraico-protestante, muoiono nel 1918 per un’epidemia influenzale. I quattro figli si trasferiscono quindi a Minneapolis, a casa di lontani parenti. «L’orribile zio Myers», come è ricordato nelle memorie di Mary, assieme alla moglie, maltratta i nipotini senza troppe remore. Harold Preston, il nonno materno – all’epoca noto avvocato di Seattle – riporta a casa Mary, che frequenta prima il Forest Ridge Convent della stessa città, in seguito l’Annie Wright Seminary di Tacoma. Sono anni di una rigida educazione cattolica, ricordati così da Mary: «Talvolta, al seguito di qualche scolaresca, andavamo al museo, e fu lì che, una volta scappata di casa, mi nascosi dietro un calco del . Ma i nostri vestiti, scoloriti, perennemente rammendati, allargati e allungati, il cibo ripugnante che ci propinavano, il mio rosario d’occasione, consunto e nerastro, erano una mortificazione crudele del senso del bello». La grande scoperta letteraria di quegli anni è Tolstoj («Il libro che mi colpì veramente non fu e nemmeno , ma ; credo di essermi innamorata del titolo»), ma soprattutto la giovane Mary è già in grado di stupire con il suo talento capriccioso e passionale. Una sua insegnante le dice: «Tu sei proprio come Lord Byron, geniale ma morbosa»; l’etichetta di «donna brillante» le rimarrà appiccicata addosso. L’ultima fase della formazione di Mary si sviluppa al Vassar College. Qui si dedica allo studio dei classici latini e francesi, approfondisce con particolare passione il Rinascimento italiano e si laurea, nel 1933. A partire da questo momento, la nuova vita di Mary McCarthy si svolgerà sulla costa americana opposta a quella in cui è cresciuta: a New York, dove si trasferisce subito dopo la laurea. Il primo contatto con la Grande Mela le procura «un’eccitazione intensa o repentina come una scossa elettrica». A ventiquattro anni la città della East Coast la seduce, l’atmosfera politica vibrante la risucchia.
Dopo aver scritto recensioni per e , Mary McCarthy passa nel 1937 alla , rivista simbolo dell’intellighenzia radical newyorkese, dove è redattrice e critico teatrale. Proprio il teatro è uno dei suoi grandi amori: Harold Johnsrud, il primo marito, è un attore; lei stessa, per diversi anni, si era cimentata con la recitazione nelle scuole che frequentava in piccoli laboratori cittadini, e suo fratello Kevin prenderà parte ad alcuni film hollywoodiani di successo. La mancata carriera di attrice sarà uno dei pochi rimpianti di una vita. Le sue recensioni pubblicate sulla sono raccolte in . L’educazione classica, lo stile elegante e un innato spirito critico la rendono una protagonista dei circoli culturali americani.
Dopo il divorzio da Harold Johnsrud, Mary sposa in seconde nozze Edmund Wilson, nel 1938, da cui avrà l’unico figlio, Reuel. Wilson persuade con successo sua moglie a dedicarsi alla narrativa; eppure, nelle sue memorie, Mary ci tiene a puntualizzare di «non aver mai amato» Wilson, uomo in carne e di vent’anni più grande (a dir la verità nessuno degli ex mariti o amanti è ricordato con particolare affetto dalla vivace e irrequieta Mary). Il primo racconto pubblicato da Mary McCarthy è intitolato «Cruel and Barbarous Treatment», e appare sulla . Il racconto aprirà – nel 1942 – la raccolta . La McCarthy trentenne di questo periodo è già diventata una donna dalla penna affilata, con una personalità combattiva e decisamente anticonformista, tanto da schierarsi a sinistra del Partito comunista americano, quando decide di rimanere in un comitato a difesa di Lev Trotzkij. Gli anni newyorkesi sono ricordati in , pubblicato postumo. Nel libro, la McCarthy rammenta le giornate in cui «marciavamo cantando l’ e (la mia preferita)», ma affiorano anche partite a bridge, bevute interminabili e letture complicate («L’ lo ricominciavo ogni anno, ma senza riuscire ad andare oltre il primo capitolo. Poi, un giorno, in un altro appartamento e con un altro uomo – quale? – mi ritrovai a pagina 48 e non tornai più indietro»). Con il tempo la sua militanza politica si farà più disillusa, senza concedere nulla alla rassegnazione e al disimpegno. Intervistata dalla nel 1961, a chi le chiede come si definirebbe politicamente, Mary risponde con un secco: «»
Al termine della seconda guerra mondiale Mary McCarthy sposa in terze nozze Bowden Broadwater, redattore al , e avvia la carriera universitaria. Insegna al Bard College tra il 1945 e il 1946, e successivamente al Sarah Lawrence, fino al ’49. Nello stesso anno vince il premio Horizon con il romanzo breve ; nel 1950 pubblica un secondo volume di racconti, . I suoi testi hanno spesso come bersaglio polemico la classe intellettuale, il mondo accademico e la politica; le sue pagine di satira pungente non le provocano molte simpatie tra i colleghi, in particolare maschi. Norman Mailer si domanderà ironicamente: «È mai possibile che la “Dama Bruna” non abbia mai incontrato un gentiluomo nella sua vita?» Non che il trattamento per le colleghe donne fosse migliore. È diventata leggendaria la sfida a distanza con la scrittrice Lillian Hellman, con Mary che andando più di spada che di fioretto definirà «disonesto tutto quello che ha scritto, compresi gli “e” e i “ma”»; il tutto in diretta televisiva. La Hellman non la prese affatto bene e avanzò in tribunale una richiesta di risarcimento di oltre due milioni di dollari. La battaglia si trascinò fino al 1984, quando la Hellman morì.
Diverso il rapporto che Mary McCarthy ebbe con Hannah Arendt, cui fu legata da una vera amicizia. Le due si conobbero al Murray Hill Bar a Manhattan, nel 1944. La Arendt era da tre anni negli Stati Uniti e colpì Mary con la sua «vitalità straordinaria, elettrizzante... Mi riempiva di gioia e meraviglia», spiegò in un’intervista; le due donne avviarono una corrispondenza fitta e continua, oggi raccolta nel volume . Quando Hannah Arendt pubblicò , la McCarthy ne parlò entusiasticamente come di «un lavoro veramente eccezionale che fa progredire il pensiero umano di almeno dieci anni»; ma non riuscì a tacere, in una lettera indirizzata all’amica, di aver rintracciato nel testo «qualche barbarismo, come l’uso di “” al posto di “”, da correggere in una prossima edizione». Il critico italiano Nicola Chiaromonte fu l’altro grande amico di Mary. Passavano giornate parlando di Tolstoj e Dostoevskij: sia Chiaromonte che la Arendt ebbero un ruolo decisivo nella «riscoperta dell’Europa» della McCarthy. L’amore per il Rinascimento la portò a Venezia e soprattutto a Firenze, cui dedicò nel 1959 , un testo che rievocava la magia del capoluogo toscano ricostruendone vividamente rumori, colori e atmosfera («Ho scoperto di provare una grandissima sintonia con la storia di Firenze e con il temperamento fiorentino»).
Gli anni Sessanta si aprono con l’ennesimo divorzio e un nuovo marito: nel 1961 Mary sposa il diplomatico James West, conosciuto dopo un viaggio in Polonia. Ma quegli anni si contraddistinguono ancora per l’impegno politico: come per tutti gli intellettuali dell’epoca, lo sguardo di Mary si posa sul Vietnam, che visita più volte nel 1967, al culmine della protesta contro la guerra americana. I suoi scritti in difesa dei Vietcong e l’esperienza vietnamita più in generale compongono e , pubblicati nel ’67 e nel ’68. I libri non ricevono una grande accoglienza, contrariamente a quanto immaginato dall’autrice. Che, mai doma, continua a battagliare anche negli anni Settanta, sostenendo la campagna per le dimissioni di Richard Nixon in seguito allo scandalo Watergate.
Nel 1975 muore Hannah Arendt: al funerale della sua grande amica, Mary ricorda che «osservare Hannah mentre parlava a un pubblico era come vedere i moti della mente tramutarsi in gesto e azione». Si susseguono intanto riconoscimenti sempre più prestigiosi: vince la Edward MacDowell Medal (1982) e la National Medal for Literature (1984), e diviene membro del National Institute of Arts and Letters. Riceve onorificenze da ben sei università americane, e ottiene nel 1985 il Rochester Literary Award.
Con James West, Mary soggiorna sempre più spesso a Parigi: la coppia si divide tra la capitale francese...




