Maspero | Il Mondo Nelle Mani | E-Book | www2.sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 206 Seiten

Maspero Il Mondo Nelle Mani

divagazioni sul viaggiare
1. Auflage 2014
ISBN: 978-88-6059-080-0
Verlag: POLARIS
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

divagazioni sul viaggiare

E-Book, Italienisch, 206 Seiten

ISBN: 978-88-6059-080-0
Verlag: POLARIS
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Dalla prefazione di Marco Aime: 'Come ogni vero viaggio dovrebbe essere, questo libro è un work in progress... Più che un libro, questo di Anna Maspero è una sorta di ipertesto. Anche se lo state leggendo nella classica 'vecchia' versione cartacea, la sua struttura assomiglia molto a quella di testo a più livelli, con collegamenti interni, salti di stile, tratti narrativi che si alternano a citazioni, consigli per la lettura. Un libro multitasking, insomma, in cui Anna Maspero ha messo tutta la sua passione e la sua esperienza di viaggiatrice. Un libro che accompagna, che offre passaggi d'autore nati dalla lunga esperienza di viaggi di Anna Maspero, ma anche dalla sua capacità di confrontarsi con altri aspetti del viaggio che non siano solo quelli turistici. Per esempio, la riflessione sul viaggio degli 'altri', dei migranti, che spesso percorrono rotte inverse e parallele a quelle dei turisti. Non un manuale da seguire, quindi, ma la voce di un'amica con cui dialogare, discutere prima, durante e dopo il viaggio. Un agile vademecum per nomadi e stanziali da portare con sé in valigia o da tenere sul comodino della propria camera...'

Anna Maspero ha fatto del viaggio - quel primo amore che non ha mai tradito - un modo di vita, lasciando il posto fisso di insegnante di lingue straniere per inseguire nuove partenze e nuovi ritorni. Ha visitato innumerevoli paesi, viaggiando da sola, con amici o accompagnando gruppi lungo i sentieri meno battuti di tutti i cinque continenti, sempre con la passione e la curiosità della prima volta. E quando non è in viaggio, ritorna alle sue radici in una fattoria sulle colline vicino a Como. Seguendo le orme del nonno che emigrò in Perù cento anni fa, ha visitato tutta l'America del Sud e si è innamorata della Bolivia, della quale ha pubblicato la guida 'Bolivia, dove le Ande incontrano l'Amazzonia', per la Casa Editrice Polaris.
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- capitolo 1 -


SÌ, VIAGGIARE


Partire, perché no


Viaggiare è una brutalità.

Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e

a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici.

Ci si sente costantemente fuori equilibrio.

Nulla è vostro, tranne le cose essenziali.

- Cesare Pavese -

Ricordo le poche, misurate parole di un vecchio contadino per spiegare perché per lui felicità “l’è sta a ca sua”: “Viaggia chi non sta bene a casa propria, chi non ha casa viaggia per trovarsela, viaggia chi non ha soldi e chi ne ha troppi, viaggia chi non è felice perché non ha trovato il proprio posto. Io conosco solo due cose, la mia terra e le mie bestie e loro conoscono me, e sono un uomo felice”. La vita gli aveva offerto due sole alternative, restare e sudare sulla terra o emigrare, e lui aveva scelto la sua zolla, elaborando una sua filosofia ricca di profonda saggezza contadina.

Oggi è diverso, ci troviamo davanti a una pluralità di possibilità che rendono la nostra vita più facile, ma certo anche più complessa. Vivere in un determinato luogo è per la maggior parte di noi una scelta e non un destino, come invece è stato fino a un passato ancora recente. Chi poteva restare, restava. Chi non poteva, emigrava. E chi riusciva, tornava.

Viaggiare, escludendo gli spostamenti di lavoro, rientra nella sfera del superfluo. Per qualcuno è un’esigenza interiore profonda, per qualcun altro voglia di fuga o semplicemente desiderio di interrompere la routine con una pausa salutare, per altri forse solo uno dei tanti bisogni indotti dall’industria dell’evasione. Per molti tutte queste cose insieme miscelate in dosi variabili. In un periodo di crisi economica si viaggia però meno o per periodi più brevi e diminuiscono i forzati del viaggio continuo, i bulimici tesi soprattutto ad accumulare chilometri e paesi, così come quelli che partono più per abitudine, per moda o per noia che per piacere e per passione.Chi continua a viaggiare anche in periodi di crisi è più probabilmente un turista per scelta e non per caso. La necessità di contenere le spese diventa anche l’occasione per riscoprire mondi a noi più vicini, modi di muoversi più semplici ed essenziali e, non ultimo, per interrogarsi sulla necessità stessa del partire. Ecco allora alcune riflessioni-provocazioni fra il serio e l’ironico sul perché NON partire.

Io resto …

… perché in agosto per starsene in pace è meglio Milano.

… perché non c’è nulla come il gabinetto di casa propria.

… perché il viaggio è anche noia, fatica, rischio… non per niente in inglese riposarsi si dice to rest, mentre la parola travel, “viaggio”, in origine significava “travaglio”, “lavoro”.

… perché le avventure che raccontiamo al ritorno sono quelle che durante il viaggio chiamiamo sfighe.

… perché quel che si trova viaggiando spesso delude le aspettative.

… perché alla fine si scopre che “tutto il mondo è paese” e che il diverso è sotto casa.

… perché il vero viaggio di scoperta è finito ed è sempre più raro provare straniamento e stupore.

… perché sul web si trova tutto ciò che un tempo si poteva conoscere solo spostandosi fisicamente.

… perché ormai anche per gli antropologi è più interessante studiare l’homo turisticus che l’abitante di atolli sperduti.

… perché partire è un po’ fuggire.

… perché a furia di viaggiare si diventa stranieri a casa propria e “nessuno” a casa d’altri.

… perché il viaggio è un’evasione solo apparente e si è sempre in libertà vigilata.

Morale: c’è del vero in tutte queste affermazioni, ma personalmente mi sento un po’ nomade e un po’ stanziale. Per me, curiosa di mondo, il “perché no” ha sempre un punto interrogativo alla fine…

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Consigli di lettura

Andrea Semplici, In viaggio con Kapuscinski - Dialogo sull’arte di partire, Terre di Mezzo Editore.

Riflessioni dell’autore ripensando al suo incontro con Kapu, all’Africa percorsa con i suoi libri nello zaino, all’incredibile storia di un reporter diventato leggenda.

Eric J. Leed, Per mare e per terra, Il Mulino Editore.

Il viaggio non per scelta, ma obbligato, quello di schiavi ed emigranti, missionari e soldati.

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Partire, perché no?


Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare.

- Fabrizio De André -

Ecco alcune delle possibili risposte (mie o rubate ad altri scrittori e viaggiatori) alla domanda che si erano posti Rimbaud e Chatwin: “Cosa ci faccio io qui?” o, in altre parole, “Perché viaggiamo?”

Perché ci viene naturale farlo: tutti gli animali si muovono, ma solo l’uomo viaggia.

Perché, anche se non è indispensabile, aiuta a vivere.

Per fuggire dalla routine.

Per godere del piacere della lontananza.

Per prendersi una vacanza dal sé di sempre. E, forse, per andare incontro al sé più vero.

Per capire ciò che siamo, se si è giovani.

Per fregare il tempo, se si è più vecchi.

Per curiosità.

Per nostalgia.

Per fare silenzio.

Per aprire gli occhi e il cuore.

Per lasciare il superfluo e riassaporare il gusto delle cose semplici.

Per ritrovare il piacere dell’incontro e dello scambio.

Per desiderio di avventura e anche di correre qualche azzardo.

Per recuperare la dimensione del gioco e della scoperta.

Per sentirci vivi e vivere il momento.

Per mettere in moto tutti sensi.

Per emozionarci, per appassionarci, per riuscire ancora a provare stupore.

Per ritrovare luoghi familiari e persone conosciute.

Per lasciare i luoghi familiari e le persone conosciute.

Per avvicinare il diverso. E “contaminarci”.

Per capire che c’è un sentire comune che appartiene all’uomo, a qualsiasi latitudine.

Per guardarci da una certa distanza e comprendere che le nostre verità sono relative.

Per riorientarci nella vita.

Perché è una piacevole dipendenza che non fa male.

Perché è una promessa.

Perché è bello perdersi e poi ritrovarsi, partire e poi tornare.

Perché, se non ora, quando?

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Consigli di lettura

Paul Theroux, Il tao del viaggio, Dalai Editore.

Un distillato di decenni di viaggi e letture: guida, manuale, miscellanea, vademecum…

Emanuele Trevi, Il viaggio iniziatico, Editore Laterza.

Una ricerca dove si mescola geografia, letteratura e ricerca del sacro.

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Viaggiare aiuta, ma non è indispensabile


Andarsene è vincere la propria causa contro l’abitudine.

- Paul Morand -

Abitudini ce ne sono diverse e non tutte da buttare. E comunque, in dose omeopatica, le abitudini sono rassicuranti e diventano un utile strumento di sopravvivenza perché favoriscono l’adattamento al proprio ambiente. Se si sceglie di vivere altrove, mantenerne alcune permette di salvaguardare identità e appartenenze, come ben sanno le decine di milioni di persone strappate alla loro quotidianità e forzate a vivere in campi profughi, per le quali le abitudini sono un miraggio di felicità impossibile.

Quando però si trasformano in necessità o addirittura in dipendenza, quando se ne diventa schiavi, allora è tempo di partire, perché la routine è una sorta di pilota automatico che atrofizza i sensi e i sentimenti, meccanicizza i gesti e appanna la visione del mondo.

E quale miglior interruzione della routine se non il viaggio? In viaggio siamo curiosi, osserviamo i dettagli e la bellezza del mondo, assaporiamo l’attimo e godiamo del piacere semplice di respirare, di muoverci, di vivere, vivere solamente. In viaggio guardiamo, parliamo, leggiamo, fotografiamo, scriviamo e, volenti o nolenti, ci mettiamo in gioco e ci adattiamo almeno un poco agli usi e ai costumi locali. “Vedere quando viaggiate diventa una specie di esercizio spirituale: non è più cercare ambienti interessanti, ma provare un interesse continuo per tutto ciò che vi circonda” scrive Rolf Potts in Vagabonding.

In viaggio procediamo passo dopo passo e attimo dopo attimo, come ci insegnano altre culture non proiettate, come la nostra, alla rincorsa frenetica del futuro o imprigionate in un endemico rimpianto del passato e ormai per default abituate a lamentarsi sempre del presente. Ci ritroviamo ad affrontare con il sorriso i piccoli, quotidiani problemi di sopravvivenza, rinunciando senza troppa fatica alle abitudini, superando le paure, esponendoci al diverso e accettando l’imprevisto. Della serie: viaggiare aiuta.

Se è ancora possibile tracciare una linea di demarcazione fra turista e viaggiatore, la differenza sta forse proprio nelle abitudini. Il primo semplicemente trasferisce a un’altra latitudine...



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