E-Book, Italienisch, 170 Seiten
Reihe: Cronache
Marino Sei vecchio
1. Auflage 2023
ISBN: 979-12-5480-025-6
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
I mondi digitali della Generazione Z
E-Book, Italienisch, 170 Seiten
Reihe: Cronache
ISBN: 979-12-5480-025-6
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Vincenzo Marino (1986) è autore e content strategist. Si occupa di cultura digitale, musica e nuovi media. Collabora e ha collaborato con diverse testate (vice, Rivista Studio, Esquire), e gestisce una newsletter attraverso la quale indaga i consumi culturali e i trend della Generazione Z: zio.
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2. I rabdomanti del content
Non torno spesso in Calabria, dove sono nato. Per un motivo o per l’altro, l’ultima volta è successo nell’estate del 2021: spinto dalla voglia di capire se davvero la mia regione stesse prendendo quella stessa traiettoria che ha portato la Puglia a diventare una delle principali mete turistiche del Mediterraneo, ho prenotato tra il vibonese e il reggino, terre di spiagge fra le più rinomate della zona, e di un altrettanto famigerato, celebratissimo panino col pesce spada.
Muovendomi tra bellezze naturali e cassonetti stracolmi, ho provato quasi tutti i chioschi che giuravano di proporre in menù quello originale, il “vero panino con lo spada” che fiducioso ho assaggiato ovunque potessi, scoprendolo poi non fare evidentemente al caso mio.
Scornato e alla ricerca di un paio di alberi freschi, un giorno mi sono quindi spostato verso uno di quei ripidissimi e aspri montagnoni costieri affacciati sul Tirreno, dove ho trovato il classico negozio di alimentari con il banco della salumeria pieno d’affettati incredibili, verdure sottolio, formaggi e una vergognosa quantità di pane pronto da farcire. Da lì, all’ombra di un fico, mi sono goduto un “personalizzato” con soppressata, pomodori secchi, olive e pecorino, per quella che per me è stata di gran lunga la cosa più buona mangiata durante tutta la vacanza.
Non vi suonerà strano, quindi, che a un certo punto della mia vita da utente TikTok abbia cominciato a guardare voracemente, insieme a milioni di italiani, i video di Donato De Caprio.
Donato è un salumiere di Napoli. Dice di aver lavorato per una ventina d’anni dietro al banco di una famosa gastronomia del capoluogo campano, e taglia il pane come se fosse la sua missione. Un po’ per scherzo e un po’ meno, nella prima metà del 2022 ha cominciato a sistemare il telefono davanti alla sua postazione da lavoro, con la fotocamera rivolta verso di sé, e a registrarsi per poi pubblicare i video su TikTok1. Lo si poteva quindi veder farcire con maestria imbottitissimi panini e chiedere ai propri clienti se li gradissero “con mollica o senza” – uno dei momenti topici di queste clip. O esaltare la materia prima, i prodotti tipici “di nostra produzione”.
Iconica fossetta sul mento e barba di tre giorni, i numeri di Donato sono cresciuti vertiginosamente in poche settimane, consentendogli di superare il milione e mezzo di follower in pochissimo tempo, e di attirare milioni di like e decine di migliaia di commenti di spettatori eccitati per l’abbinamento della mortadella al pesto di pistacchio, per il linguaggio rionale e genuino, ma anche per i prezzi spesso oggetto di dibattiti e ironia.
Presa coscienza della viralità delle sue produzioni, il “piano editoriale” di Donato, a un certo punto, ha iniziato a farsi quindi sempre più specialistico, come se gli fosse venuta in sogno la ricetta per il successo digitale, insieme a quella per il capocollo con gli straccetti di bufala: decine di panini di qualsiasi tipo e ripieno, frasi ripetitive e motti d’ordinanza, saluti e baci a casa più e più volte al giorno, e risposte a suppliche per una dedica giunte da qualsiasi parte del mondo – prima di un successivo e temporaneo blocco del suo primo, popolatissimo profilo TikTok, secondo diverse fonti, come , da attribuire alla sponsorizzazione di “alcuni siti di scommesse online”, ma che Donato ha per settimane ricondotto alla pubblicazione di una foto2.
Così, in un paese in cui ogni proprietario di chiosco rivendica – con insegne giganti sopra i caravan nei pressi di stadi o mercati – di essere il vero “re” o il “mago del panino” locale, Donato poteva a un certo punto, e a ragion veduta, vantarsi di nascondere uno scettro bello grande dentro la cesta del pane cafone: di essere stato oggetto di idolatria e meme forse illudendosi che sarebbe stato un destino eterno, e di aver costruito una nutrita community di “Mollicati e Smollicati miei” – come da sua definizione – disposta per qualche tempo a confidargli nei commenti, infatuata, che stava “facendo la storia”, a mettersi in fila per un panino spaccato dalle sue stesse mani, a riempirgli il locale per rubare una foto, un video, un pezzetto di viralità.
Scorrendo di nuovo i “Per te” (la sezione principale di TikTok, quella in cui ti viene mostrato ciò che il sistema di raccomandazioni presume possa interessarti) a metà luglio 2022 mi imbatto però in un nuovo video di Donato: al crepuscolo, in quel che sembra essere un parcheggio, e con gli occhi lucidi. “Avviso molto importante. Come sempre ci ho messo la faccia e continuerò a mettercela”, avverte immalinconito. “La ditta […] stasera mi ha comunicato che non devo fare più video […] dentro al negozio: una scelta loro. Io sono dipendente e devo dire e fare quello che mi chiedono. […] Non mi cercate per videosaluti, per cortesia, perché non ne posso fare più”.
Lo sguardo è umido: è distrutto, e con lui anche i commenti e le centinaia di videoreazioni che seguono, disperate al pensiero di un futuro senza i panini di Donato – che intanto dalla sua ridotta farà poi sapere di essere “sempre un campione”, riprendendo a fare i panini da casa o dalla spiaggia. O, in altri termini, continuando a lavorare per un’esigente clientela totalmente virtuale anche nel suo tempo libero.
La notizia prende a circolare in poco tempo e in modo quasi imprevedibile, per un fine settimana di metà estate e d’inizio campagna elettorale lampo. Un noto giornale nazionale annusa il vento e pubblica un articolo dal titolo “TikTok, addio ai panini di Donato De Caprio: basta video dal negozio. Il triste annuncio, ecco cosa è successo”. Pochi istanti dopo aver aperto la pagina, un avviso mi chiede di abbonarmi al costo di tre euro per continuare a leggere.
Esattamente come per GSkianto e il suo immaginario “goliardico”, anche l’incredibile parabola di Donato De Caprio deve quasi tutto all’aver trovato un proprio personalissimo content: ossia quella piccola o grande produzione online che puoi replicare facilmente, che può connotarti nell’oceano dell’intrattenimento in rete, e che può concorrere a renderti “famoso” per un certo periodo. Fino a un momento spesso repentino, e inevitabile, di crisi.
E così se per Gennaro i risvegli di soprassalto, le reazioni esagerate e persino i momenti di sconforto intimo sono stati per lungo tempo un genere spendibile, riconoscibile e quasi d’autore, anche per Donato la raffinazione sistematica e costante dello stesso contenuto è diventata un marchio, la che lo ha reso unico quasi fino a rischiare la noia – panini, dediche, altri panini, altre dediche ai commentatori, e uno slogan chiaro e ripetitivo: “Con mollica o senza?”
Durante una sua live su TikTok ho provato a chiedergli come abbia fatto, se sia mai riuscito a spiegarsi il motivo della sua fama. “Io non so cos’è successo. Non l’ho capito. Non ho capito niente…” mi ha spiegato onesto, replicando al mio ventesimo tentativo d’ottenere una risposta. “Magari è così che ce l’ho fatta. Ho avuto successo, e non so perché. E forse per questo non l’ho retto,” ha aggiunto amaro, facendo cenno alle evidenti questioni aperte lasciate dalla fase matura della sua notorietà. Allora vulnerabile e senza più i numeri del .
Forse colpito in pieno petto dall’ennesimo caso di “obsolescenza programmata”, o forse non in grado di soppesare la gravità dell’ che per qualche mese gli è costato l’accesso al profilo originario, Donato si è quindi riscoperto inizialmente non in grado di ricreare la misteriosa ricetta che lo aveva reso celebre appena poche settimane prima. E tra gli “è finita” e gli “ormai sei alla frutta” dei suoi vecchi supporter ha quindi cominciato a saltare all’occhio come nei commenti si continuasse a rimpiangere la genuinità del gesto e il vecchio bancone del suo ex alimentari, rispetto alla continua rincorsa di un contenuto alternativo che potesse ridargli fiato e visibilità: i panini in casa, gli ingredienti apparentemente industriali, i balletti in famiglia. “Non è più la stessa cosa”, gli stava dicendo il coro: a quel punto stava quasi per perdere i gradi di , con la stessa velocità con cui li aveva acquisiti. Forse per caso e senza davvero sapere come.
Alla fine dei conti, che ve ne accorgiate o meno, chiunque fra voi potrebbe ritrovarsi a esser ricordato per mesi come “quello dei panini su TikTok” – con la stessa casualità con cui Donato ne è diventato il re per qualche tempo. O quello degli scherzi telefonici, o dei selfie davanti alle pasticcerie. Potrebbe essere capitato a tutti, fateci caso: è l’estate del 2021, la campagna vaccinale sta cominciando a ingranare, e tu sei un po’ commosso perché – come ci dicevamo all’epoca – si può finalmente “tornare a leccare i muri”. Ti sei quindi recato al centro, ti sei vaccinato, e all’uscita hai provato l’impulso di fotografare il cerotto condividendolo su Instagram sotto forma di storia, magari aggiungendo uno sticker del tipo “VACCINIAMOCI!” – esattamente come hanno fatto tutti, come forse ho fatto io stesso.
Provate a ripensare a quel giorno, e a ricordare da quante persone è stata vista quella foto: forse molte più del solito. Questo perché Instagram – come riportato da più fonti – in quel momento ha probabilmente riconosciuto e abbracciato il senso del nostro post facendone un content, e ha in qualche modo aumentato la portata delle nostre visualizzazioni potenziali, mostrandoci a molte più persone del solito e “trasformandoci” in portavoce involontari della...