E-Book, Italienisch, 322 Seiten
Mancini NEMICO DEL GENERE UMANO
1. Auflage 2025
ISBN: 979-12-228-1294-6
Verlag: ilmiolibro self publishing
Format: EPUB
Kopierschutz: 0 - No protection
E-Book, Italienisch, 322 Seiten
ISBN: 979-12-228-1294-6
Verlag: ilmiolibro self publishing
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In un mondo impaurito da parole come 'fluidità' e 'libertà personale', Nemico del Genere Umano è uno schiaffo alle certezze prefabbricate. Non offre risposte preconfezionate, ma invita a smascherare ipocrisie e a ribaltare pensieri consolidati. Con ironia tagliente e riflessioni incisive, l'autore demolisce dogmi sociali, dal patriarcato ai binarismi di genere, per aprire nuove prospettive. Questo libro non è una guida rassicurante, ma un invito a esplorare le fondamenta culturali che reggono la nostra società. Leggetelo se cercate la trasformazione autentica. Vincenzo Mancini, autore esordiente, ama scompigliare certezze e ribaltare luoghi comuni con intelligenza e ironia. Spirito ribelle e penna acuminata, psicologo e psicoterapeuta, scrive per chi non teme risposte provocatorie. Nemico del Genere Umano attraversa storia, cultura e mito, offrendo nuove chiavi di lettura per un futuro libero da gabbie sociali.
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1. Ma poi, al contrario di che?
In effetti, prima di stabilire se le cose abbiano o non abbiano un senso e se questo sia “giusto” o meno, sarebbe opportuno stabilire rispetto a cosa dovrebbero averlo. Perché non si può affermare niente su niente se prima non fissiamo un punto di vista, un riferimento rispetto al quale vogliamo osservare la realtà e i suoi fenomeni.
Di assolutisti smaniosi è pieno il mondo. Siamo circondati da pro-questo e pro-quello, individui o gruppi non solo convinti che la loro visione del mondo sia corretta, ma che questa debba anche essere condivisa e, se necessario, imposta agli altri.
Se il vecchio veterano aggrappato al bancone del bar, alla settima grappa, continuasse a biascicare verso di me il suo «Roba da matti, il mondo ormai va proprio alla rovescia!», io senza indugio ribatterei: «E te ne accorgi solo adesso? Non lo sai che qui gira tutto nello stesso senso antiorario e contrario, praticamente da sempre?», aggiungendo poi: «Di’, non avrai mica fatto lo spaccone, quando raccontavi al tuo bel cicchetto che avevi una pistola molto grossa e più di mille soldati sotto di te?».
E se di fronte a quel bancone si trovasse pure la mia amica Ale, di sicuro gracchierebbe cinica: «come no?! je piacerebbe ar tenentino avecceli tutti sotto! ehehehehehe!», o qualcosa del genere, simile a una megera dai capelli rasta. È nata nel cuore della Capitale, lei, e per questo adora pensare ogni cosa a voce molto alta, sempre.
A ogni modo, prima di cedere alla tentazione di attribuire un senso a tutte le cose, di individuare il verso del loro procedere e mutare, credo che sarebbe quantomeno prudente, se non saggio, dubitare, dubitare sempre, e imparare dai bambini a chiedere incessantemente, agli altri e a noi stessi: «perché?». E anche: «ma chi l’ha detto?».
Domande basiche, semplici semplici, che puntano però alla fonte di ogni conoscenza e alla sua attendibilità; ed è già qualcosa. Un bel «perché?» ogni tanto può aiutarci a capire che non c’è un’unica ragione, una sola direzione, e che nessuno può aver mai stabilito in modo conclusivo come risolvere i problemi e gli accidenti di questo mondo. In poche parole, per andare tutti incontro al futuro basterebbe riconoscere questo dato essenziale, che nessuno ha la verità in tasca, come si suol dire. E accordarsi sarebbe più facile.
Non sto proponendo né immaginando che tutti condividano tutto, che ciascuno comprenda appieno le idee e il sentire dell’altro. Sarebbe volere la luna.
Visto come vanno le cose oggi, l’optimum sarebbe una via di mezzo tra accettazione e tolleranza, come a dire: «Ehi Onorabile Chiunque Tu Sia, siamo diversi, quindi ognuno per la sua strada e se mai ci incontreremo di nuovo – anche se entrambi speriamo di no – lo faremo in pace, nessuno sarà d’ostacolo all’altro». Già questa disposizione d’animo mi sembrerebbe una condizione ideale e produttiva per l’intera umanità.
E poi c’è pure il come: ecco un’altra splendida cosa da domandarsi.
Il come è una specie di perché, ma visto con il grandangolo. Un esercizio che amplia e rafforza il nostro campo mentale. Chiedersi come / come mai è sempre utile: segna un’apertura, ma senza che questo significhi avvicinarsi a chicchessia o apprezzare la posizione di chiunque.
Come mai?
Non posso non chiedermelo, perché proprio non mi tornano le parole del Milite Alticcio che pretende di sapere come dovrebbe girare il mondo. Di certo non lo prendo sul serio, è strafatto, ci mancherebbe… però mi domando se potrei mai credere a tali sciocchezze. Cosa mi dovrebbe succedere, in quale universo parallelo dovrei vivere, per poter semplicemente annuire a simili concetti e teorie?
Non è lapalissiano che il mondo sia una cosa troppo grande, con un infinito ventaglio di peculiarità, differenze e particolari, per pretendere che debba contenerne solo una parte? Viviamo o no su un pianeta che è il trionfo della biodiversità, di forme, vite e creature che non fanno che divergere? Come si può ignorare questo fatto?
Do un’occhiata all’orologio. C’è ancora un po’ di tempo, prima che debba salire allo studio di psicologia analitica dove ho un appuntamento.
Ed ecco che all’improvviso un pensiero mi assale… Ma a voi non fa strano che le lancette dell’orologio vadano in senso orario? Neanche un po’?
Ho avuto tipo un’illuminazione, proprio adesso, come se avessi visto quelle lancette per la prima volta. Insomma, secondo me è del tutto arbitrario che girino così.
Perché, vi chiederete?
Vi do due motivi.
Primo, perché non credo sia così che dovrebbero andare.
Secondo, perché non è scontato che debba essere proprio così.
Terzo, avrei potuto formulare domande migliori, ma che volete farci, mi è venuta in mente questa.
Le lancette e il loro senso orario. Com’è che sarà andata? Chi lo avrà stabilito una volta per tutte? E mi parte un trip in cui mi voglio calare, tanto il tempo ce l’ho…
L’avrà forse deciso un imperatore, un re, un eminente scienziato? Un orologiaro bastian contrario?
Son tutte risposte plausibili. L’unica certezza, in questo ambito, è che il primo orologio da polso al mondo, un Breguet, sia comparso indosso alla regina di Napoli.
Abbiamo modo di arrivare a lei? Ci dobbiamo ricordare di chiederlo stasera a Gustave.
E se fosse stata Sua Maestà a decidere il verso delle lancette? O, magari, lo stesso Abraham-Louis Breguet?
Al di là di questa annotazione e dello sfoggio di aneddotica, credo che la questione del verso del tempo ci dovrebbe interessare, un po’ come tutte le cose che diamo per scontate, quelle che quando costringiamo qualcun altro a pensarci su, quasi certamente ci risponderà che si è sempre fatto così.
Affermazione esiziale.
L’orologio probabilmente risente delle differenti conoscenze delle cose del cielo che una volta chiamavamo Volta Celeste. Lo vedevamo un po’ come un guscio attorno al pianeta. Era il tempo in cui eravamo assolutamente certi che fosse il Sole a girarci attorno, e guai a mettere in dubbio il moto degli astri all’epoca! Galileo ne sa qualcosa. Lui riuscì a salvarsi le penne, ma molti altri finirono arrosto.
Anche se in questo caso – parlo del verso delle lancette – penso si possa affermare che non ci sia nulla che ci riguardi; che riguardi il tempo di noi esseri umani d’oggi, intendo.
Se il tempo potesse essere rappresentato, per me, essere umano europeo, non potrebbe mai scorrere in quel verso.
Le ore passano, noi invecchiamo mentre la Terra gira da Ovest verso Est – vale a dire che se osservassimo la Terra da sopra il Polo Nord la vedremmo ruotare in senso antiorario – e le lancette, badate bene, dovrebbero muoversi in armonia con questo moto originario per rappresentare il verso del tempo per noi. Tutto avrebbe più senso, credo, e forse anche Galileo ne sarebbe abbastanza soddisfatto.
Dunque, come qualcuno possa aver decretato il verso di rotazione delle lancette, sapendo ciò che sappiamo oggi sul sistema solare, io francamente non lo capisco.
La Terra, il pianeta che ci trattiene tutti per i piedi, ruota attorno al proprio asse in senso antiorario, impiegando un giorno per completare un giro, così come ruota attorno al Sole seguendo il medesimo verso, in un giro che dura un anno.
Avrete capito quale dovrebbe essere secondo me il legittimo senso “orario”. Proprio quello che oggi, invece, chiamiamo “antiorario”. Così, tutto avrebbe finalmente più senso, almeno per me. Potrei persino comprendere la teoria della relatività, sia nella sua versione ‘condensata’ che in quella ‘ecumenica’. O, per dirla con più precisione, sia quella ristretta che quella generale.
Posso anche supporre che l’attuale movimento delle lancette derivi dalle meridiane. Ma la meridiana è una cosa, è solo un palo conficcato nel terreno mentre l’orologio con le lancette un’altra. Perché dovrebbero girare allo stesso modo? Però a quanto pare gli orologi mimano le meridiane ed entrambi continuano a insinuare in modo sottile che sia l’astro a muoversi e, con buona pace di Galileo, vanno avanti così, portandosi dietro tutti noi, solo per una convenzione, un arbitrio, niente di che… giusto un’abitudine.
Ma a chi importa, in fondo? Galileo è morto. Resto solo io a farmi carico di questa roba.
Quello delle meridiane mi pare più il verso delle ombre! Non è certamente il verso del pianeta!
E già qui, tirando in ballo le ombre, potrei fare molteplici congetture di psicologia analitica, ma preferisco superarle e arguire che chiunque inventasse l’orologio oggi, con le conoscenze attuali intendo, senza dubbio le farebbe girare da destra verso sinistra, le lancette, e tutti identificheremmo questo movimento come il “legittimo senso orario”. Quello sano e identitario.
Non sono certo un astronomo e mi sa che questa tesi la sosteniamo in due, io e il globo terracqueo, che fa quello che fa, mentre io considero il suo moto un’affermazione non verbale.
Tuttavia, ribaltare di punto in bianco tale convenzione sarebbe complicato. Non credo questa roba sia un trend-topic sui social, e immagino gli orologiai in difficoltà, con le loro macchine che fabbricano orologi nello stesso modo da quattro, cinquecento anni. Modificarle tutte? Intervenire su un...




