E-Book, Italienisch, 98 Seiten
Reihe: Filigrana
London Pronto soccorso per scrittori esordienti
1. Auflage 2021
ISBN: 978-88-7521-799-0
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 98 Seiten
Reihe: Filigrana
ISBN: 978-88-7521-799-0
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
«Scrivetelo in tutte maiuscole: LAVORARE. Lavorare in continuazione. Imparate a conoscere questo mondo, questo universo; questa energia e questa materia, e lo spirito che attraversando l'energia e la materia, e lo spirito che attraversando l'energia e la materia traluce dal magnete alla Divinità. E con tutto questo voglio dire lavorare come filosofia di vita». Con frasi di questo genere, appassionate fino al lirismo e oneste fino alla brutalità, Jack London rispondeva agli aspiranti scrittori che gli chiedevano suggerimenti. Il volume raccoglie una selezione di quelle lettere, insieme ad articoli apparsi su riviste dell'epoca e a brani tratti dai suoi romanzi nei quali London sintetizza la sua tecnica e la sua poetica, oltre a riflessioni sulla difficile arte di guadagnarsi da vivere scrivendo. Accompagnati dall'appassionata prefazione di Giordano Meacci, i consigli di London restano immortali.
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LA VITA SENZA REFUSI
0. Semi-apologia di Maria Anna Aloysia Apollonia Keller in Haydn
Anche se non si ricorda spesso, il primo uomo a passare da una sorella all’altra con esplicite profferte erotiche e inderogabili proposte matrimoniali è stato Zeno Cosini. Ma Franz Joseph Haydn, il compositore. Innamoratosi di Therese Keller, sorella di un violinista e figlia di un venditore di parrucche, non corrisposto, vide l’oggetto del suo amore entrare in convento (e questo ci dice quanto forte fosse la determinazione della bella Therese nei riguardi del caro Franz). Non pago di vedersi preferire la nubiltà perpetua e consacrata alla sua prospettiva di marito devoto, Haydn scrisse per l’occasione (la sua amata che gli sfugge prendendo il velo nella Cattedrale di Santo Stefano) un Concerto per Organo. Per poi rivolgersi, ancora grondante note e amore sacro per la cara immagine defilata, alla di Therese, Maria Anna. Devotissima (lui non lo era), istintivamente infastidita tanto dalla musica quanto dai musicisti. Il loro – quanto è antimelodrammatica e carveriana, la vita, alle volte – fu un matrimonio felice.
Maria Anna Keller, così recitano le cronache, nutriva una tale disistima per il lavoro del marito da usare i suoi spartiti come sottopiatti, o per foderare le scatole di latta. Pronta a irritare il consorte in ogni occasione, pare – ma queste potrebbero essere voci di storici malevoli – che l’abbia tradito più volte; e che però (ma questi sono più fondati) Haydn non fosse da meno: e sfruttasse, anzi, la sua endemica capacità di variare celermente il suo oggetto d’amore ogni volta che le circostanze glielo permettevano.
Allora: è vero che la buona Maria Anna era solita strappare le pagine musicate dal marito, farne tante striscioline arrotolate e poi usarle come bigodini: ma provate, lettori, a mettervi dalla parte dell’ex signorina Keller, almeno per un momento: con il demone della seconda scelta, un marito eternamente distratto da sonate e cantate, e tutto il resto. Fossi stato la moglie di Haydn, forse anch’io avrei usato l’incipit della per pulirci il forno.
1. La vita, la letteratura e – alla fine: ma solo alla fine – Jack London
Ora: che cosa c’entra Jack London con la moglie di Haydn? Molto probabilmente ; ma ha invece parecchio a che fare con l’arte e la vita in genere. Usando proprio Maria Anna Keller come metafora della vita – che si riprende quello che le viene tolto nel modo che le sembra più adatto. E con la vita si scrive (o si compone musica, o si allestisce una recita, s’imbastisce un pensiero filosofico) fanno i conti tutti i brani di London raccolti nel libro che voi, lettori – se siete stati abbastanza pazienti da presentarvi alla moglie legittima di Haydn – state per leggere, come da definizione che vi pertiene.
E qui si parla di veri e propri; del prezzo delle parole: «Soldi? Sì, soldi! Perciò ficcate di nuovo la testa fra le nuvole e lasciateci in pace». L’etica del lavoro e la sopravvivenza alle frenesie della propria scrittura: due demoni saltellanti tra pagina e pagina che in qualche modo costringono le riflessioni del lettore. Perché a guardarla a distanza di un secolo, la biografia di Jack London sembra naturalmente in linea con i racconti di Paperon de’ Paperoni, o con le gesta millantate da Manuel Fantoni in di Verdone: «Entrai a far parte di una banda che razziava gli allevamenti di ostriche della baia; presi il mare su una goletta; mi diedi alla pesca del salmone; m’imbarcai come marinaio semplice e veleggiai verso le coste del Giappone per una spedizione di caccia alle foche». Poi spalatore di carbone, scaricatore di porto, operaio in una fabbrica di iuta, cercatore d’oro nel Klondike: tutte attività svolte con la stessa passionale, rigorosa avventatezza con cui si dedicherà allo studio e alla scrittura: addirittura, in pratica da autodidatta, recuperando forsennatamente in pochi mesi anni di formazione universitaria (come nemmeno il più meritevole degli studenti cepu sarebbe oggi in grado di fare). Ed è un London già famoso quello che, brandendo la propria insonnia lavorativa, dice all’aspirante scrittore Jess Dorman: «Mi sono impegnato a fondo. E lei, è capace di impegnarsi in questo modo per diciannove ore al giorno?»
È una forma di sconcertata tenerezza, quella che assale il lettore quando – a proposito del primo anno di scrittura di London («mentre mi privavo del sonno e mettevo a dura prova il mio cervello fino al limite estremo») – ci s’imbatte nella devastante referenzialità di considerazioni come: «Ogni tanto soffrivo di esaurimento nervoso».
Il che, evidentemente, non è auspicabile e in sé formativo in quanto «tirocinio preliminare». Ma vale per quello che London ci offre, in sostanza: una verità venkmaniana ineludibile: «compiere l’impossibile» e «ripetere l’impresa di continuo». «L’impossibile? Proprio così. Nessuno è mai diventato un grande senza realizzare l’impossibile». L’insegnamento di Yoda a Luke Skywalker: «Non provare, ».
Ora: sia chiaro che nessuno sta dicendo che per diventare scrittori bisogna raggiungere l’Olanda dal Bosforo , contrabbandare caucciù, imparare il sanscrito o fondare una religione (o, almeno: se non è ciò che davvero si vuole). Si tratta solo di ricordare quello che London spiega nella sua lettera a Cloudesley Johns, a proposito di un argomento sul quale sta prendendo appunti: «così un giorno, dopo essermi saturato della vita ancora una volta, potrò mettermi al lavoro sul serio». La pura constatazione della presenza di Sua Signoria la Vita, madama Keller. Che – se non si ha cura di darle l’importanza che merita – è giustamente pronta in ogni momento a usare i tuoi spartiti per lustrarci i bicchieri. E non c’è verso: la colpa è di Haydn.
2. La forma che si dà alla vita, quando diventa carta
Ma non si creda, a questo punto, che il London consapevole delle necessità quotidiane, lo studente cacciatore di foche che lavora come guardiano notturno per mantenersi agli studi, lo scrittore affermato in grado di stilare un listino prezzi editoriali del suo tempo e che, da subito, si è reso conto dei problemi dell’«aspirante autore-artista con lo stomaco funzionante e il portafogli vuoto», non sia poi anche un perfezionista maniacale, votato a una ricerca della propria con la stessa perizia di chi cerchi di comporre, dalla polvere d’oro sparsa per tutto lo Yukon, una statua il più possibile simile a sé. Ugualmente preoccupato, si badi bene, di ribadire l’importanza dell’ambizione all’, quanto capace di concentrarsi su questioni marginali; ma che invece, ricondotte all’etica rigorosa del lavoro (spalare carbone o scrivere non importa, se si applicano i due diversi metodi con la stessa intensità), sono straordinariamente indicative dell’impegno che si mette nell’.
Basta leggere la sua lettera, durissima (in modo imbarazzante, tra l’altro: se non ci si trincera dietro la vaga ipotesi di una qualche ironia), alla giovane Armine von Temsky, che gli ha consegnato un dattiloscritto pieno di refusi: «Nella mia vita ho letto svariate migliaia di manoscritti di principianti. Ma non ne ho mai letto nessuno che fosse sciatto come il tuo». E nel poscritto, lapidario come il gesto di Michele Apicella in che si calma, fa due passi, poi si volta di scatto e assale lo studente che l’ha insultato: «Ad ogni modo, dovresti proprio vergognarti!»
E mentre ci s’immagina la quattordicenne in preda al pianto, da lì in poi ossessionata dai refusi anche nei biglietti per il lattaio, ecco che se da un lato – a una prima, osservazione – sembra stridere l’immagine dell’avventuriero semicongelato tanto infastidito dalla mancanza di cerini quanto da quella delle , immediatamente dopo ci si accorge che la lettera alla – ormai – paradigmatica Armine von Temsky devasta, per sempre, un esercito fanfarone di luoghi comuni sulla «spontaneità estrosa» della scrittura.
«Non scriva mai un racconto al calor bianco. Le stufe dell’inferno sono piene di manoscritti non pubblicati che sono stati scritti al calor bianco», dice London a Ethel Jennings. Un’immagine che, da sola, compendia i metodi di le voci (siano le infinite versioni di Hemingway o di Flaubert, le frasi be-boppiane di Kerouac, gli incorretti di Mozart) costringendole nel momento pre-creativo; nell’idea dello studio preliminare di cui c’è bisogno – il brusio della vita; tutto quello che si è letto, visto e ascoltato – per mettersi al tavolo da lavoro. Perché è vero che non c’è nulla di più delle ottave improvvisate nel Senese e nell’Aretino; ma solo perché chi trova le rime «all’improvviso», magari, conosce a memoria una decina di canti di Dante.
3. I vagabondaggi del metodo
Paradossalmente d’accordo con il suo stesso richiamo alla , devo dire che le affermazioni di London non sono, di regola, condivisibili «per dogma». E anzi le apparenti contraddizioni che – alla luce di un’etica rigorosa e comune della «responsabilità» e del «lavoro» – si affacciano tra le pagine diventano un «ritratto di London scrittore negli anni» (madama Keller invecchia, si...