E-Book, Italienisch, 288 Seiten
Reihe: Amazzoni
Leino Cielo
1. Auflage 2023
ISBN: 978-88-6243-596-3
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 288 Seiten
Reihe: Amazzoni
ISBN: 978-88-6243-596-3
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
(1977) Ha studiato scrittura creativa, conseguito un master in studi sociali e lavorato per quasi vent'anni come giornalista. Cielo, suo secondo romanzo, pubblicato in Finlandia nel 2018, ha ottenuto nel 2019 il Premio dell'Unione Europea per la letteratura. Già tradotto in Germania, è in via di pubblicazione in altri undici paesi, tra cui Croazia, Repubblica Ceca, Polonia e Ucraina.
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Akseli inizia le sue cinque ore su Cielo ogni sera alle sei in punto. Per definire il programma delle sue giornate ha sofferto le pene dell’inferno.
In passato, quando ancora non aveva stabilito degli orari, si svegliava ogni mattina escogitando un motivo nuovo per fiondarsi su Cielo. Sapeva ingannare sé stesso in innumerevoli modi: si diceva che avrebbe dato solo un’occhiatina veloce e poi si sarebbe collegato per bene più tardi, o viceversa, che si collegava subito, ma poi avrebbe usato il resto della giornata per darci dentro col lavoro, per stare all’aria aperta, per fare ginnastica e dedicarsi alla meditazione. Si era persuaso che andare su Cielo troppo tardi gli guastasse il riposo, anche se sapeva che era una bugia, e si era indotto a credere che Cielo al mattino fosse molto più bello, ma neanche questo era vero.
Certe volte, usava tutto il suo pacchetto di ore già prima di mezzogiorno, e allora piombava in un abisso senza fondo: concentrarsi sul lavoro diventava impossibile e passava la giornata cercando di dormire, con il risultato che la sera non prendeva sonno. Il giorno e la notte si fondevano in una sudata frenesia e, nel peggiore dei casi, non appena a mezzanotte scattava il rinnovo delle cinque ore, lui si precipitava di nuovo su Cielo.
Alla fine, Akseli capì che soffrire di una dipendenza esigeva una ferrea autodisciplina. Doveva indirizzare gli ultimi residui della sua forza di volontà all’unica cosa importante: assicurarsi di preservare la fonte del suo conforto.
Per non perdere il ritmo quotidiano, Akseli tiene attentamente d’occhio l’ora e apre il menu solo quando l’orologio segna le 18,00.
Su Cielo il miracolo avviene puntualmente all’istante, anche oggi. La pace pervade Akseli attraverso tutti i sensi, sotto forma di verde foglia e profumo d’erba, o come bianco niveo e gelido, ma è in sostanza sempre la stessa. Akseli dimentica il tempo e sé stesso. Si culla nella propria esistenza, completa e illimitata. Può girovagare a suo piacimento e crogiolarsi al calore del sole su spiagge e prati, senza avere neppure il dubbio che altrove possa essere persino più bello. La realtà di Cielo manca del peso della storia, non è il mondo di Cielo ad aver creato l’uomo perché racimoli da vivere nelle sue fredde terre, bensì l’uomo ha creato Cielo per il proprio diletto.
Anche mentre seleziona l’ambiente da cui partire, Akseli è alle prese con il tempo che scorre inesorabile, un po’ preoccupato di scegliere il posto giusto al primo colpo. Oggi opta per la Normandia, con la sua realtà spazzata dalle onde, nebbiosa e vaporosa, eppure carica di erotismo: il sapore del sale sulle labbra, la sabbia che scricchiola sotto i piedi, il fragore delle onde.
Agevolmente e con fare esperto, Akseli si immerge nella luce. In un primo momento ha la stessa strana sensazione di sempre, corpo e anima cercano il loro posto, provano a capire l’ambiente circostante. In pantaloncini e canotta, si siede sulla sabbia, sente il vento accarezzargli la pelle, guarda il mare che si estende a perdita d’occhio e, brumoso, si amalgama con il cielo. L’isola dell’abbazia sorge massiccia dal mare, come se avesse divorato rocce e cespugli fino a scoppiare. La torre dell’abbazia si staglia contro il cielo blu.
Akseli alza la mano nel vento e ne sente la levigatezza, un lavoro raffinato, dove morbido e freddo si uniscono dando senso di movimento. Un’onda si infrange sulla riva; poi, languida, riprende il largo, va e viene come animata dal battito di un grande cuore. Akseli osserva la sabbia che fuoriesce tra le dita dei piedi e si china per toglierla, strofina i granellini umidi e ruvidi tra le dita, sente un odore di pulito che, come un lampo, gli riporta alla mente l’infanzia. Le onde scoloriscono le pareti spoglie dell’appartamento, lavano via il gravoso lavoro di intelletto. Tutto è completo, creato appositamente per lui.
Akseli si incammina verso l’abbazia lungo la battigia umida non più lambita dalle onde, vede le piante dei piedi sprofondare a ogni passo. La marea si sta ritirando, lasciando scoperti sassi tondi, conchiglie e sabbia bagnata, che presto si asciugherà al sole.
È così preso dal guardare il mare e l’abbazia, che si accorge della presenza della donna solo quando sono a una ventina di metri di distanza. Lei sta facendo yoga, è curvata nell’asana del cane a faccia in giù, indossa un bikini rosso acceso, dal tronco magro le spuntano le anche, come fossero staccate dal resto. Akseli si ferma a guardare il saluto al sole e, languidamente, prova a capire dai movimenti se la donna è reale. Come se un avatar elaborato da un computer non sapesse imitare alla perfezione qualsiasi vera contrazione muscolare o minima pausa del respiro. La donna ha i capelli lunghi, con artificiosi riccioli a cavatappi sulle punte, ma neppure quello dice nulla. Certo, lei qui ha esattamente l’aspetto che vuole avere. Come Lady Gaga, una figura levigata di donna e, altrove, molto lontano, la stessa immagine ma falsa, raggrinzita.
A metà dell’esercizio, la creatura si stanca, si siede sulla sabbia, osserva il mare. Akseli scruta il filo di perle della sua spina dorsale e considera la possibilità di andare da lei. Che la creatura sia reale, non gli importa più. L’opportunità di parlarle sembra magnifica, ma l’alternativa di passare oltre sarebbe del tutto indolore.
Alla fine, Akseli si avvicina alla donna e le si siede accanto sulla sabbia.
– Una bella giornata – dice.
– Sì.
– Sei di qui o vivi anche altrove?
– Ha importanza? – replica la donna.
– No, non per me.
Lei sorride e si distende sulla schiena, agita le braccia e traccia ali d’angelo nella sabbia. Di getto, anche Akseli si sdraia e muove le braccia su e giù. Il movimento dura un attimo e un’eternità, e quanto più è ampio, più la sabbia impone resistenza. Il blu del cielo lo sovrasta, il grido di un gabbiano gli riempie la coscienza. Ha quasi già dimenticato la donna, quando lei gli dice:
– Io sono Iina.
– Akseli.
– Come in quel libro.
– Già.
– Una volta l’ho letto. Credo sia andato a fuoco con la casa. Senza volerlo, hanno dato alle fiamme il loro manuale di propaganda.
Akseli sussulta. Su Cielo raramente ha chiacchierato con qualcuno, e mai di cose al di fuori di quel mondo. Non è proibito, solo inutile. A pensarci bene, potrebbe essere pericoloso. Iina si alza, raccoglie il vestito di stoffa leggera dalla sabbia e se lo infila dalla testa. Ad Akseli viene il batticuore. La donna ha incrinato la sua pace, ma sta già per andarsene. La crepa è a malapena percettibile e tempo un istante, un minuto, sparirà e lui se ne ricorderà a malapena, ma in questo istante c’è. La sente. È lacerante.
Potrebbe lasciarla andare, tirare dei respiri profondi finché non si sarà calmato, ma qualcosa lo fa balzare in piedi e precipitare da Iina.
– Stai andando all’abbazia? – le chiede.
– Forse. Perché no. Fammi compagnia.
Akseli annuisce e Iina rallenta il passo. La disarmonia svanisce subito, Cielo fa quello che solo Cielo sa fare: guarire in un istante la ferita che si era aperta nella mente di Akseli.
Camminano in silenzio e il mare, che nel frattempo si è ritirato, ora s’increspa all’orizzonte. In lontananza compare una famigliola, due adulti e un bambino, lui gioca in disparte, tira calci a un pallone e si lancia a rincorrerlo. Le esclamazioni del bambino risuonano attutite dal vento, le voci dei genitori non si sentono. Quel bambino vive soltanto in questo mondo, gli adulti forse anche nell’altro.
Akseli si culla in un silenzio profondo, quando Iina lo infrange.
– Vivo con l’uomo che ha realizzato questo posto.
Eccolo di nuovo, il mondo fuori, che con i suoi spigoli buca la quiete di Cielo. Se dice il vero, Iina ha il permesso di viaggiare su Cielo ventiquattr’ore su ventiquattro. Un moto d’invidia assale Akseli per poi dissolversi nel vento. Nella sua mente la curiosità indugia più a lungo, anche se è benevola e non lo costringe a fare domande.
Una volta giunti nei pressi dell’abbazia, passeggiano per dei vicoli stretti, dove alcuni avatar vendono sulle loro bancarelle manopole ricamate, statuette di gatti e dipinti di tramonti. Sopra i banchi pendono dei cartelli blu chiaro e verdi, su cui sono scritti a caratteri arzigogolati i nomi dei prodotti: decorazioni, vestiti, quadri. Akseli butta un occhio alla mercanzia per abitudine, anche se non ha bisogno di nulla. In origine, Cielo era un luogo dove gli utenti potevano realizzare i propri sogni consumistici ma, con il consolidarsi della pace, la necessità di possedere è scomparsa, perlomeno in Akseli.
– Vuoi comprare qualcosa? – chiede a Iina.
– Perché?
– Per metterlo a casa tua. Se ne hai una.
– Il mio tutore ce l’ha, un attico nella Manhattan del 2020, vicino a Central Park. È già perfetto così.
Manhattan è il posto più costoso di Cielo e, malgrado Akseli non avverta l’esigenza di avere accesso ad altri ambienti, si sente trafitto da una sottile gelosia.
– Com’è Central Park? – chiede.
– Un parco con tanti scoiattoli grigi – risponde la donna. – E avatar che fanno jogging in completini rosa e verde pastello.
– E la città? È così famosa.
Lei scrolla le spalle.
– È un’illusione, come tutti gli altri posti. Grattacieli, caffetterie, taxi. Anche se lì c’è qualcosa. L’ambiente risale a molto prima dello tsunami, e lì c’è... fede.
– Fede?
– Sì. Nel fatto che tutto andrà avanti.
– È per questo che è così costoso?
– È costoso per dare agli utenti di Cielo qualcosa da sognare. Ma tutto sommato non...




