E-Book, Italienisch, 264 Seiten
Reihe: cronache
Leduc Deforme
1. Auflage 2025
ISBN: 979-12-5480-221-2
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Fiabe, disabilità e inclusione
E-Book, Italienisch, 264 Seiten
Reihe: cronache
ISBN: 979-12-5480-221-2
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Amanda Leduc è una romanziera e saggista canadese. Il suo Deforme è stato tradotto in diversi paesi e ha costituito un punto di svolta negli studi sui personaggi disabili nelle fiabe e nella cultura di massa in generale. Leduc soffre di paralisi cerebrale e vive a Hamilton, Ontario.
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Introduzione
In modo piuttosto appropriato, l'idea di questo libro mi è venuta mentre ero nel bosco. Nell'estate del 2018 ho avuto la fortuna straordinaria di partecipare a un ritiro per scrittori durato tre settimane, alla Hedgebrook Farm, nell'isola di Whidbey, non lontano dalla costa di Seattle. Stavo lavorando a un romanzo, e al termine di un giorno particolarmente duro mi trascinai nel bosco in cerca di sollievo. C'era un bastone da passeggio fuori dalla porta del mio cottage, lo presi senza pensare e mi allontanai verso il retro della proprietà. Da qualche parte sul confine nord della tenuta c'era un cespuglio di more, e mi riempii le mani con quei frutti che colsi con avidità.
Camminando pensai svogliatamente a quanto fosse più facile farlo col bastone da passeggio – un compagno inanimato che mi ha aiutato a superare avvallamenti, protuberanze e buche. Mi fu d'aiuto perfino sul terreno pavimentato nei pressi della casa. Con il bastone da passeggio mi sentivo più sicura di me, più decisa. Il mio peso si spostava da un piede all'altro e veniva bilanciato in modo sorprendente.
Significa che dovrei usare un bastone quotidianamente?, mi domandai mentre mi facevo strada verso le more. Mi sarebbe d'aiuto? Come cambierebbe il modo in cui mi muovo nel mondo?
Non uso un bastone nella vita di tutti i giorni. Soffro di una lieve paralisi cerebrale e di emiplegia spastica, e nonostante cammini con un'andatura vistosamente zoppicante il mio equilibrio è stato abbastanza buono per tre decadi e mezzo, tanto da non costringermi a usare alcun aiuto.
Eppure quando cammino guardo per terra, un fatto di cui ero completamente inconsapevole fino a che un podologo non me l'ha fatto notare durante una visita, quando avevo ventisette anni. Ce ne sono voluti altri per realizzare che guardo per terra perché là ci sono molti pericoli – è imprevedibile e incostante, con spazi vuoti tra blocchi di cemento, mattoni sconnessi, crepe nel marciapiede. Se non sto attenta per tutto il tempo a dove metto i piedi, è quasi certo che prima o poi cadrò.
Un bastone, pensai, probabilmente sarebbe d'aiuto.
Per molti di noi che hanno disabilità fisiche, il bosco è spesso un posto pericoloso in cui stare. Non si può andare in alcun modo con una sedia a rotelle tra gli alberi, a meno che non ci sia un sentiero ben delineato e spianato; può essere difficile farsi strada in un bosco anche con un cane guida. Scommetto che il bosco presenta difficoltà perfino per coloro le cui disabilità sono spesso ritenute invisibili – può essere un posto oscuro, pieno di ogni tipo di tempesta olfattiva e sensoriale, un luogo dove possono perdersi perfino le persone non disabili.
Una principessa su una sedia a rotelle avrebbe dei problemi a trovare quelle more, pensai mentre avanzavo lentamente tra i cespugli. Poi mi fermai per un attimo e sorrisi. Una principessa su una sedia a rotelle? Chi ha mai sentito una cosa simile?
Quando raggiunsi il cespuglio di more, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era quella principessa sulla carrozzina. Quella principessa, e i sette nani che aiutarono Biancaneve, e Tremotino, e la bruttezza della bestia nella Bella e la Bestia, la regina cattiva di Biancaneve che si trasforma in una vecchia con la gobba, il principe che diventa cieco dopo che la strega ha cacciato Raperonzolo dalla torre, la principessa che cade in un lungo sonno incantato. La strega con la stampella in Hansel e Gretel, le sorellastre a cui vengono strappati gli occhi dalle colombe in Aschenputtel – la versione dei Fratelli Grimm di Cenerentola – e tutti i brutti principi e principesse che ottengono il trono grazie alla loro scaltrezza e alla fine si rivelano bellissimi.
E di colpo non ero più sola nel bosco; di colpo pensavo a tutte queste connessioni tra disabilità e fiabe, così ovvie: perché non le avevo mai considerate prima?
Questo doveva essere un saggio, pensai. Ma di certo lo era già; il legame tra fiabe e disabilità era già stato affrontato senza dubbio un milione di volte. C'era così tanto da scriverci sopra. Gente molto più sveglia di me l'aveva già fatto di sicuro, e bene. Feci il pieno di more e tornai al cottage. Mi rimisi al lavoro sul romanzo.
Continuai anche a pensare alla lunga serie di momenti nel bosco. Disabilità e fiabe. Disabilità nelle fiabe. Tornata a casa feci delle ricerche, e con mia sorpresa trovai poco sull'argomento; di certo stavo tralasciando qualcosa, così scavai più a fondo. Il mio scavare mi portò a Ann Schmiesing e al suo meraviglioso libro Disability, Deformity, and Disease in the Grimms' Fairy Tales. Trovai Sharon Snyder e David T. Mitchell e il loro lavoro sulle “protesi narrative”, quello di Tobin Siebers, ricercatore in Studi sulla disabilità, e la straordinaria conoscenza accademica di Jack Zipes.
E questo scavare mi portò di nuovo alle fiabe. Molte versioni più cupe delle storie Disney che avevo conosciuto da bambina – e molti momenti più cupi anche nelle storie Disney. Perché Scar, il cattivo del Re leone, è conosciuto solo per il segno del taglio che ha sulla faccia?1 Perché la descrizione del “gobbo” Quasimodo mi faceva venire i brividi? Perché non avevo mai rivisto me stessa in Ariel della Sirenetta, che arriva sulla terraferma con la sua postura precaria e traballante?
Perché, in tutte queste storie in cui qualcuno vuole essere qualcosa o qualcuno di diverso, era sempre un individuo ad aver bisogno di cambiare, e mai il mondo?
Deforme è il mio tentativo di svelare alcuni degli archetipi all'interno delle più famose fiabe occidentali alla luce degli studi sulla disabilità. Per capire come superare i danni che questi archetipi possono causare, dobbiamo innanzitutto capire cosa li mette in atto – perché il corpo sfigurato è stato storicamente visto come qualcosa di meno rispetto a un corpo integro; perché le fiabe, racconti/storie spesso associati/e a una presunta emancipazione, hanno fornito un suolo fertile per narrazioni contro la disabilità; e in che modo il fascino e la potenza di queste storie hanno continuato fino a oggi a influenzare le percezioni della disabilità. Per rivendicare il trattamento della disabilità nelle narrazioni, dobbiamo capire perché storie come le fiabe siano state fin dall'inizio affascinate dalla disabilità, e in che modo le storie che raccontiamo abbiano malignato sulla diversità – e sulla disabilità – per darle un senso all'interno del mondo.
Qualche nota. Visto che sono cresciuta con le fiabe occidentali e le loro varie interpretazioni, è mia intenzione rimanere su questa scia, per così dire, e concentrare la maggior parte di questo libro sulle fiabe e sulle narrazioni eroiche della cultura popolare che sono familiari al pubblico occidentale. Nonostante faccia riferimento a molte fiabe di altre culture, nello sforzo di dimostrare la pervasività di certi archetipi, il grosso del libro si concentra sulle storie occidentali e su molte delle loro interpretazioni che derivano prevalentemente dai contesti di riferimento europei. Spero che questo libro possa contribuire a una discussione sulla disabilità nelle fiabe di altre culture, e non vedo l'ora di imparare di più su questo tema.
È anche importante sottolineare che questo libro non è una ricerca accademica sulle fiabe. È mia intenzione affrontare le fiabe dalla prospettiva di qualcuno che le ha amate ma che, per la maggior parte della propria vita, le ha conosciute con lo stesso livello di approfondimento di un profano. Nello specifico sono interessata ai punti in cui le narrazioni fiabesche e i loro archetipi si incrociano con la rappresentazione della disabilità, e ho usato questo impianto come guida del libro. Pertanto, a volte potrebbe sembrare che le mie interpretazioni di molti racconti e delle loro relazioni con la disabilità finiscano per raggruppare certe storie che tradizionalmente sono state considerate molto diverse l'una dall'altra (per esempio, nelle sezioni sulle fiabe dei Fratelli Grimm e La Sirenetta di Hans Christian Andersen).
Questo libro non vuole essere neanche una ricerca accademica sulla disabilità. Sono una donna con disabilità fisica che si trova ad affrontare anche un forte disturbo depressivo, e uso la mia esperienza per esplorare le fiabe e il loro impatto culturale nel mondo, ma non è mia intenzione parlare per conto degli studi sulla disabilità o per tutte le persone disabili, o per tutti coloro che si trovano regolarmente ad affrontare le sfide imposte dalla propria salute mentale. La disabilità non è un monolite – l'esperienza di ogni persona disabile è diversa, e le modalità con cui ci facciamo strada nel mondo sono ugualmente varie e complesse.
Ritengo anche sia importante specificare che la mia esperienza come donna bianca disabile limita necessariamente la mia possibilità di commentare molteplici marginalizzazioni interne alla comunità disabile. Dobbiamo fare spazio, dare attenzione, e ampliare le storie di persone disabili della comunità IBPOC (Indigenous, Black, People of Colour). Tutte le persone bianche disabili dovrebbero chiedersi quanto il quadro delle fiabe occidentali abbia contribuito alle strutture colonialiste e capitaliste che oggi continuano a privare dei diritti le persone IBPOC a prescindere dalle intersezioni interne ai nostri stessi...




