Gogol' / Marcialis | Storie di Pietroburgo | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 299 Seiten

Reihe: e-klassika

Gogol' / Marcialis Storie di Pietroburgo


1. Auflage 2020
ISBN: 978-88-6243-428-7
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 299 Seiten

Reihe: e-klassika

ISBN: 978-88-6243-428-7
Verlag: Voland
Format: EPUB
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I cinque racconti che più di ogni altra opera hanno formato l'immagine letteraria del grande scrittore russo, in una nuova traduzione che tiene finalmente conto delle ricerche più recenti. Nella rassegna visionaria generata da 'Corso Nevskij', 'Brandelli dal memoriale d'un matto', 'Il ritratto', 'Il naso', e 'La mantella', la percezione emotiva e fantasmatica della Russia di Gogol' si esprime con un uso sapiente del patetico e del drammatico intrecciato a una comicità esplosiva, in una irripetibile fusione di romanticismo e realismo, parodia e grottesco. Gli 'Appunti su Pietroburgo del 1936' allegati in appendice completano il quadro della Capitale dell'Impero elaborato dal giovane scrittore evidenziando il carattere luminoso della città, che non risparmia però qualche risvolto quasi demoniaco.

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Corso Nevskij


Non c’è niente di meglio del Corso Nevskij, almeno a Pietroburgo; per la città è tutto. Di cos’è che non brilla, questa strada-maliarda della nostra Capitale? Lo so bene, neppure uno dei suoi abitanti, smunti e impiegatizi, darebbe il Corso Nevskij per qualsiasi altra cosa al mondo. Non solo chi ha venticinque anni d’età, splendidi baffi e una finanziera cucita a meraviglia, ma anche chi ha i peli bianchi che gli spuntano dal mento e la testa liscia come un piatto d’argento, anche lui va in estasi per il Corso Nevskij. Le signore poi! Oh, alle signore il Corso Nevskij piace anche di più. E a chi non piacerebbe? Non appena sbuchi sul Corso Nevskij si sente odore solo di struscio. Anche se si ha da sbrigare qualcosa di necessario, di indispensabile, appena ci si sbuca ci si scorda proprio di tutto. Questo è l’unico posto dove la gente si fa vedere non per necessità, dove non è spinta dal bisogno e dal tornaconto bottegaio che permea tutto Pietroburgo. È come se uno, incontrato sul Corso Nevskij, sia meno egoista che sulla via Morskaja, sulla Gorochovaja, la Litejnaja, la Mešcanskaja, o in altre strade dove la cupidigia, l’interesse e il bisogno si rivelano nei pedoni e in quelli che sfrecciano in carrozze e calessi. Il Corso Nevskij è il luogo d’incontro collettivo di Pietroburgo. Chi abita in contrada Peterburgskaja o Vyborgskaja e che non è stato da anni da un suo amico ai Peski o vicino a Porta Moskovskaja, può star certo che qui l’incontrerà di sicuro. Nessuno stradario e nessun ufficio informazioni forniranno notizie tanto attendibili quanto il Corso Nevskij. L’onnipotente Corso Nevskij! Unico svago del poveraccio tra gli spassi di Pietroburgo! Come sono ben spazzati i suoi marciapiedi e quanti piedi, Dio mio, vi hanno lasciato le loro orme! Lo stivale scassato e sporco del soldato in congedo, sotto il cui peso diresti che s’incrini perfino il granito, la scarpetta in miniatura, lieve come fumo, della giovane signora che ha rivolto la testolina alle vetrine scintillanti d’un negozio, come un elianto verso il sole, o la sciabola tintinnante dell’alfiere di belle speranze che vi ha segnato uno sgraffio netto – tutto riversa qui la potenza della forza o la potenza della debolezza23. Che rapido caleidoscopio vi avviene nell’arco d’un sol giorno! Quanti mutamenti subisce nell’arco di sole ventiquattr’ore! A muovere dal primissimo mattino, quando tutto Pietroburgo odora di panini caldi appena sfornati e brulica di vecchiette dalle vesti e mantelline lacere che compiono le loro incursioni su chiese e passanti di buon cuore. Allora il Corso Nevskij è vuoto: i solidi titolari di negozio e i loro commessi stanno ancora dormendo nei loro camicioni di tela d’Olanda, ovvero insaponano le loro nobili guance e bevono il caffè; i poveracci si radunano alle porte delle pasticcerie dove un assonnato ganimede, che ieri svolazzava col cioccolato come una mosca, scivola fuori senza cravatta con la ramazza in mano e getta loro pasticcini e rimasugli. Per strada si trascina la gente di servizio: talora l’attraversano dei bifolchi russi che si affrettano al lavoro, con stivali inzaccherati di calce che neanche il Canale Ekaterinskij, ben noto per il suo lindore24, sarebbe in grado di ripulire. Di solito non sta bene che le signore vadano in giro a quest’ora, perché il popolo russo ama esprimersi con espressioni così crude che probabilmente loro non sentono nemmeno a teatro. A volte, se la sua strada per l’ufficio passa per il Corso Nevskij, arranca un impiegato assonnato con la borsa sottobraccio. Si può proprio dire che a quest’ora, cioè prima delle dodici, il Corso Nevskij non rappresenta un fine per nessuno, serve solo come mezzo: si riempie gradualmente di individui che hanno i loro affari, le loro grane, le loro preoccupazioni, ma che al Corso non ci pensano proprio. Il bifolco russo discute di una moneta d’argento da dieci copeche o di sette di rame da due25, vecchietti e vecchiette gesticolano o parlano tra sé con gesti talora abbastanza sorprendenti, ma nessuno li ascolta né li deride, salvo magari solo ragazzi dai camici di tela grezza a strisce che corrono come fulmini per il Corso Nevskij, tenendo in mano fiaschette vuote o stivali riparati. A quest’ora qualunque cosa abbiate indosso, anche se aveste in testa un berretto con la visiera invece d’un cappello, anche se le punte del colletto spuntassero troppo dalla vostra cravatta, nessuno lo noterebbe.

Alle dodici, sul Corso Nevskij fanno scorribanda precettori d’ogni nazionalità e i loro pupilli con i loro colletti di batista. Dei Jones inglesi e dei Coq francesi vanno sottobraccio con i pupilli affidati alle loro paterne cure, spiegando con appropriata gravità che le insegne dei negozi sono fatte apposta per poter sapere, grazie a esse, che cosa si trova nei negozi stessi. Le istitutrici, slavate misses e rosee slave, vanno solenni dietro alle loro fanciulle snelle e irrequiete, ordinando di tenere la spalla un po’ più su, di stare più erette; a farla breve, a quest’ora il Corso Nevskij è un Corso pedagogico. Ma più si avvicinano le due, più diminuisce il numero di istitutori, pedagoghi e figli: che vengono finalmente sostituiti dai loro amorevoli genitori che vanno a braccetto con le loro variegate, variopinte e nevrasteniche amiche. A poco a poco s’uniscono alla compagnia tutti quelli che hanno ultimato i loro impegni privati d’una certa gravità, come: chiacchierare col proprio dottore del tempo o del foruncoletto che gli è venuto sul naso, informarsi della salute dei propri cavalli e dei propri figli – che mostrano peraltro doti notevoli – ovvero leggere un manifesto o l’importante articolo di giornale su chi arriva e chi parte, infine bere una tazza di caffè e di tè; vi s’uniscono anche coloro cui un’invidiabile sorte ha conferito il beato titolo di funzionari con incarichi speciali. Vi si uniscono anche coloro che prestano servizio al Collegio degli Esteri e si segnalano per la nobiltà dei loro compiti e delle loro abitudini. Dio mio! Che impieghi e incarichi splendidi ci sono! come elevano e allietano gli animi! ma, ahimè, io non ci lavoro e sono privato della soddisfazione di vedere il trattamento squisito dei superiori nei miei confronti. Tutto quanto troverete sul Corso Nevskij, è tutto pieno di decoro: uomini in lunghe finanziere con le mani infilate nelle tasche, signore in redingote di raso e cappelli color rosa, bianco, celeste pallido. Qui troverete dei favoriti unici, lasciati crescere con arte singolare e meravigliosa fin sotto la cravatta, dei favoriti vellutati, di raso, neri come lo zibellino o il carbone, ma che, ahimè, spettano solo e unicamente al Collegio degli Esteri. A quelli che prestano servizio in altri uffici, la provvidenza ha negato per loro somma sventura i favoriti neri, li devono portare fulvi. Qui incontrerete dei baffi straordinari, che nessuna penna e nessun pennello potranno mai raffigurare; dei baffi cui viene dedicata la metà migliore della vita, oggetto di lunghe veglie diurne e notturne, baffi sui quali son stati versati i profumi e gli aromi più incantevoli e che hanno unto le qualità più care e rare di pomate, baffi che di notte vengono avvolti con una sottile carta velina, baffi sui quali si riversa la più toccante devozione dei loro possesseurs e che sono invidiati dai passanti. Mille e mille fogge di cappellini, di vestiti, di foulard variopinti e leggeri, che alle volte serbano l’attaccamento delle loro proprietarie per due interi giorni, folgoreranno chiunque sul Corso Nevskij. Si direbbe che una marea di farfalle si sia alzata d’improvviso dagli steli e si agiti come una nube scintillante su neri scarabei di sesso maschile. Qui troverete dei vitini di vespa che non avete mai neanche sognato: esilini, sottilini, dei vitini non più grossi d’un collo di bottiglia, incontrando i quali vi farete rispettosamente da parte per non rischiare di urtarli imprudentemente, con un gomito sgarbato; soggezione e timore prenderanno il vostro cuore, perché nemmeno un vostro sospiro imprudente infranga in qualche modo l’opera più incantevole della natura e dell’arte. E le maniche delle signore che troverete sul Corso Nevskij! Ah, che fascino! Assomigliano un po’ a due palloni aerostatici, talché la signora si leverebbe d’improvviso per aria se non ci fosse l’uomo a trattenerla; perché è facile e piacevole sollevare una signora in aria come un calice pieno di champagne portato alla bocca. Quando ci si incontra, non ci si saluta da nessuna parte con tanta distinzione e disinvoltura come sul Corso Nevskij. Qui troverete un sorriso unico, un sorriso d’arte così sopraffina che talora ci si può sciogliere dal piacere, talaltra vi sentite di colpo al di sotto dell’erba e chinate la testa, altre volte ancora vi sentite più in alto della guglia dell’Ammiragliato e la sollevate. Qui incontrerete persone che parlano d’un concerto, o del tempo che fa, con una nobiltà d’animo e un senso della propria dignità straordinario. V’incontrerete mille tipi e scene inarrivabili. Dio dell’Universo! che strani tipi s’incontrano sul Corso Nevskij! C’è una moltitudine di persone che, quando v’incontrano, di sicuro vi osservano gli stivali e, se passate oltre, si voltano per guardarvi le falde. Non riesco ancora a capire il perché di questo fatto. Dapprima pensavo che fossero calzolai, tuttavia non era affatto così: per la maggior parte sono impiegati di vari dipartimenti, molti di loro sono capaci di scrivere in modo eccellente un rapporto da un ufficio demaniale all’altro, oppure sono individui dediti al passeggio o alla lettura dei giornali nelle pasticcerie, insomma per la maggior parte è tutta gente dabbene. Dalle due alle tre del pomeriggio, l’ora beata...



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