E-Book, Italienisch, 256 Seiten
Reihe: Figure
Fraisse / Buttarelli Il mondo è sessuato
1. Auflage 2019
ISBN: 978-88-7452-765-6
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Femminismo e altre sovversioni
E-Book, Italienisch, 256 Seiten
Reihe: Figure
ISBN: 978-88-7452-765-6
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Con la Rivoluzione Francese e l'inizio dell'era democratica moderna, l'uguaglianza dei sessi comincia a essere portata all'ordine del giorno del dibattito politico e culturale. La filosofa Geneviève Fraisse torna sulle conseguenze di questo momento fondativo, rendendo conto del lavoro senza fine della dimostrazione dell'uguaglianza, in una 'democrazia esclusiva' in cui ciascuno - quindi ciascuna - può teoricamente riconoscersi come individuo, soggetto, cittadino, creatore. In realtà per le donne, strette ancora tra assoggettamento e libertà, non è terminato il compito di svelare l'inganno perpetuato dalla misoginia tradizionale. Dalla misura dell'emancipazione alle strategie sovversive e al femminismo come scardinamento della tradizione occidentale, i saggi riuniti in questo volume ci mostrano sino a che punto queste questioni siano essenziali per i travagli del presente e come esse si riverberino fino a oggi nelle dinamiche della 'sessuazione' del mondo.
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Capitolo 1
Poulain de la Barre, un logico dell’uguaglianza. Tempo del pregiudizio e sesso della mente1
In occasione della riedizione, nel Corpus des œuvres de philosophie en langue française, di questo notevole libro, De l’Égalité des deux sexes (1673)2, in un primo lavoro ho sottolineato la doppia ambizione di Poulain de la Barre: da una parte mettere in luce il pregiudizio legato al sesso, il cartesianesimo del filosofo quando afferma che “la mente non ha sesso”; dall’altra l’inaugurazione di una “messa sotto processo” del pregiudizio, vale a dire di un dibattito pubblico che non sarà piú quello della semplice querelle. Questo secondo lavoro, riflessivo, ritorna sull’originalità di questo autore, epistemologica in questo caso: non appartenere a nessun tempo permette di pensare liberamente, mentre essere del proprio tempo giustifica il pregiudizio; non essere di nessun sesso per pensare, è riconoscere, nel vuoto, l’eros filosofo.
La pubblicazione del testo di Poulain de la Barre, nel 1984, in Francia fu un evento. Del bel titolo di “cartesiano” che fu dato a questo autore, tanto sconosciuto quanto misconosciuto, abbiamo trattenuto il dualismo mente/corpo cosí favorevole all’uguaglianza dei sessi (poco importa il corpo, sessuato: la mente è la stessa per gli uomini e per le donne). Ma, soprattutto, si è potuto riconoscere che Poulain stabiliva l’uguaglianza dei sessi in una maniera concettuale. In effetti, nel corso del XVII secolo, da Marie de Gournay3 a Poulain, l’uguaglianza è passata dall’idea al concetto, da una nuova rappresentazione alla sua esposizione radicale.
Per poter concettualizzare l’uguaglianza, Poulain doveva decostruire il pregiudizio; disfarsene, dice esplicitamente il sottotitolo, purtroppo dimenticato nell’edizione del 1984. Mi sono concentrata, cosí, sulla questione del pregiudizio4. Combattere il pregiudizio contro le donne, mettere sotto processo il pregiudizio, necessitava di un’elaborazione, una strategia, che rompesse con la messa in evidenza cartesiana del pregiudizio. Non una tabula rasa, non un gesto semplicemente efficace per sgombrare il campo a un metodo o a una meditazione, ma un lungo lavoro d’identificazione del pregiudizio e dei suoi meccanismi. Questo autore ha affrontato, di conseguenza, tanto la storia dei testi quanto l’opinione del presente. La critica del pregiudizio non era un preliminare ma una finalità.
Si tratta di un “pregiudizio”, del piú forte tra i pregiudizi, ci dice il filosofo: quello che riguarda il sesso femminile. Riconosciamo come la filosofia faccia posto in questo modo a un fenomeno persistente come questo pregiudizio contro le donne, una visione negativa che si ripete senza sosta nella storia del pensiero. Senza dubbio la sua riflessione si avvale dell’introduzione recente nella lingua francese di questo neologismo. La parola “pregiudizio” è apparsa solo nel secolo precedente. E Poulain è il primo a mettere in rapporto “sesso” e “pregiudizio”.
In prima battuta, smontare il pregiudizio può sembrare un percorso quasi banale. Ora quest’obiettivo filosofico può essere riconosciuto nella sua specificità riguardo all’oggetto stesso del pregiudizio, l’inferiorità delle donne, la disuguaglianza dei sessi. In effetti, la tradizione filosofica integra sovente il pregiudizio contro le donne come un dato esplicativo di fronte a una misoginia troppo radicata in un pensatore, o a un antifemminismo in contraddizione con l’enunciato di una teoria politica, di una tesi filosofica. In questo caso, lo storico della filosofia, o il commentatore, dichiara l’autore studiato “vittima dei pregiudizi del suo tempo”. In tal modo, i testi difficili da accettare riguardo al sesso femminile vengono scartati dalla costruzione filosofica di un pensatore per essere rinviati a uno statuto inferiore, extrafilosofico. Questi testi saranno espulsi dalla filosofia, indicati come relativi a un tempo, a un’epoca data. Diventa pertinente il raffronto tra il coraggio filosofico di Poulain e le giustificazioni offerte ai filosofi poco favorevoli alle donne: l’uno attacca il piú forte dei privilegi – e abbiamo il diritto di domandarci a partire da quale “tempo” egli parla, tanto la sua radicalità sembra essere, precisamente, fuori dal tempo; gli altri sono giustificati, perché appartengono al loro tempo e perché il loro attacco alle donne si riferisce al relativismo storico, a un contesto particolare che permette di fare l’economia dell’analisi filosofica del pregiudizio. La mia questione porta dunque, tra queste due posizioni, al “tempo del pregiudizio”. Si è forse invischiato dentro la storia al punto da parassitare un pensiero filosofico? Oppure, al contrario, è possibile estrarlo e porlo cosí come un oggetto di conoscenza, di verità, come ogni oggetto di riflessione?
In un secondo momento, rileggendo oggi il testo, può essere esplorata un’altra pista, questa volta nei riguardi della tradizione dell’erotica filosofica. A piú riprese Poulain evoca la galanteria, vale a dire il piacere del discorso, possibile o impossibile, per parlare dei sessi e della loro uguaglianza. Dice di guardarsi dalla galanteria, tuttavia lascia spesso intendere qualcosa come un rimpianto. Sulla questione della qualità o dello statuto dei discorsi che possono essere utilizzati per scrivere l’uguaglianza dei sessi, si intuisce come una riflessione interiore, un’esitazione. Ma la trappola è lí, Poulain lo sa: può non essere preso sul serio oppure può mancare la dimostrazione. Dunque, è necessario il rigore, il rigore logico che non sopporta alcuna ambiguità. Una nuova chiarezza si offre dunque a noi per ricollocare la celebre affermazione “la mente non ha sesso”, affermazione che segue quella che diceva, nel XVII secolo, “la mente ha entrambi i sessi”. Dall’affermativo al negativo: come se occorresse separare bene la mente dal sesso per evitare confusione e ambivalenza nella finalità della tesi da dimostrare, quella dell’uguaglianza dei due sessi. “Il piacere del discorso” riceverà dunque anch’esso la nostra attenzione.
Il tempo del pregiudizio
Come ho già detto, al momento dell’edizione del 1984 si è omesso il sottotitolo: “importanza di disfarsi dei pregiudizi”. Due insistenze teoriche si trovano d’accordo: “disfarsi” dei pregiudizi non è una premessa ma una finalità; cosí questo non sarà un semplice gesto preliminare all’esercizio del pensiero, ma un lavoro, un’elaborazione che prende del tempo, quello della dimostrazione. Il caso è importante perché il pregiudizio verso le donne è la “bella questione”, il pregiudizio per eccellenza. Affrontando in maniera molto argomentata le diverse versioni del pregiudizio (testi biblici, tradizione filosofica, opinione comune), Poulain propose di pensare l’“uguaglianza completa”. Questa formula va sottolineata: la completezza indica la radicalità, e l’aggettivo il rigore convocato da Poulain. L’uguaglianza non sopporta dei limiti e la sua affermazione, l’“uguaglianza dei sessi”, deve assumere tutte le conseguenze pratiche, ovvero sociali e politiche, che comporta. Nei secoli seguenti, la logica dell’uguaglianza, nella sua “completezza”, si accosterà a formule piú moderate, per esempio quella del XIX secolo, alla ricerca della “quasi uguaglianza”. Si è peraltro in diritto di domandarsi perché sembri frequente “qualificare” l’uguaglianza con un aggettivo o con un avverbio. L’uguaglianza non si basta da sé?
Lanciare l’idea di uguaglianza è una cosa, arrivare fino alla fine del ragionamento è un’altra. Poulain è il primo di una genealogia di “logici/che dell’uguaglianza” in cui essa non può essere frazionata da un aggettivo restrittivo o da un limite alla sua realizzazione. Condorcet e Olympe de Gouges, Stuart Mill e Hubertine Auclert, Simone de Beauvoir potrebbero essere qui evocati. Anche Fanny Raoul, autrice nel 1801 di un’implacabile requisitoria, Opinion d’une femme sur les femmes5, cita Condillac in esergo: “I pregiudizi che suppongono in noi ciò che non c’è o che dissimulano ciò che c’è sono un ostacolo alle scoperte e una fonte di errori”.
In un certo senso, Poulain non è un “precursore”, come spesso si è affermato o discusso, ma il primo di una genealogia. Non è piú avanti del suo tempo, ma è piuttosto “di nessun tempo”. E questo doppiamente, per l’indicazione di un pregiudizio istituito e per l’affermazione dell’uguaglianza come di una totalità. In ciò si vede che la “logica dell’uguaglianza” non è solo una dimostrazione, ma piuttosto la decostruzione di un ostacolo e la creazione di un nuovo cammino [n.d.c.: teorico e politico] da seguire. Non essere di alcun tempo è l’effetto di una radicalità tanto teorica quanto politica.
D’altro canto, essere del proprio tempo è esattamente ciò che fa Fénelon quando annuncia in una delle prime frasi (oggi celebre) del suo opuscolo sull’educazione delle ragazze che “niente è piú trascurato dell’educazione delle ragazze”. Una frase provocatoria. Denuncia un fatto, ma anche un dispositivo sociale. Tuttavia, l’attacco rimane misurato ed è sufficiente girare la prima pagina per capire l’influenza del tempo (1687) in cui Fénelon ha scritto. Innanzitutto, restringere l’uguaglianza del sapere: “È vero che bisogna temere delle sapienti ridicole [savantes ridicules]… quindi non si tratta di impegnarle in studi di cui potrebbero infatuarsi”; poi, indicare il pericolo reale: “Non devono né governare lo Stato, né fare la guerra, né entrare nel ministero delle...