Demo | Didattica aperta e inclusione | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 260 Seiten

Reihe: le GUIDE

Demo Didattica aperta e inclusione

Principi, metodologie e strumenti per insegnanti della scuola primaria e secondaria
1. Auflage 2017
ISBN: 978-88-590-1255-9
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Principi, metodologie e strumenti per insegnanti della scuola primaria e secondaria

E-Book, Italienisch, 260 Seiten

Reihe: le GUIDE

ISBN: 978-88-590-1255-9
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



La didattica aperta - aperta alle iniziative e alle scelte degli alunni, che affida all'insegnante il ruolo di osservatore e accompagnatore, piuttosto che di guida - rappresenta un'importante alternativa e innovazione. Permette infatti di attivare percorsi di apprendimento in chiave costruttivista e fortemente individualizzati e personalizzati. Questo rappresenta un passo decisivo per una didattica inclusiva che voglia garantire un'equa differenziazione per tutti gli alunni e, contemporaneamente, la piena partecipazione di ciascuno al gruppo. Il volume introduce i riferimenti teorici e i principi metodologici della didattica aperta e indica attività e strategie pratiche per realizzarla in chiave inclusiva nella scuola primaria e secondaria.

Professoressa associata di Pedagogia dell'Inclusione alla Facoltà di Scienze della Formazione e direttrice del Centro di Competenza sull'inclusione scolastica della Libera Università di Bolzano-Bozen.
Demo Didattica aperta e inclusione jetzt bestellen!

Autoren/Hrsg.


Weitere Infos & Material


Introduzione


Per un’innovazione eticamente orientata della didattica


Il dato di ricerca che descrive come circa il 70% dell’insegnamento nella scuola primaria e nella secondaria sia organizzato nella forma della lezione frontale (Cavalli e Argentin, 2010) è un forte segnale delle difficoltà di diffusione che approcci e metodologie didattici alternativi incontrano, nonostante siano stati discussi, analizzati ed esplorati nelle loro positive e interessanti ricadute sui processi di apprendimento dalla letteratura pedagogica e didattica. Questo quadro desta preoccupazione non tanto per il tradimento di una tensione innovativa che impressiona quando si mettono a confronto foto di scuole di cinquant’anni fa e di oggi e si fatica a trovare delle differenze: l’innovazione non è significativa di per sé, il nuovo non è sempre necessariamente migliore. Non si tratta quindi, con questo testo, di aggiungere una nuova possibilità al panorama delle «nuove» metodologie scolastiche per il puro gusto di innovare.

Alla base di questa proposta vi è una profonda riflessione su quello che un’impostazione frontale, incentrata sul ruolo-guida dell’insegnante, sulla sua azione di insegnamento e sulla trasmissione delle conoscenze, implica. Da un lato, la lezione frontale prevede una relazione asimmetrica fra insegnanti e alunni/e, in cui gli insegnanti sono coloro che insegnano e gli alunni/e coloro che apprendono. Pur riconoscendo che nella relazione educativa oggi vissuta in molte scuole fra insegnanti e alunni/e è attribuito un forte valore alle preconoscenze e idee dei bambini/e e dei ragazzi/e a cui viene quindi anche dato spazio, resta il fatto che la lezione frontale implica che l’apprendimento avvenga attraverso le proposte, i materiali, gli input predisposti dall’insegnante. A questa impostazione è sottesa un’idea trasmissiva dell’apprendimento, idea da tempo superata negli studi di psicologia dell’apprendimento e di didattica da una visione alternativa, quella costruttivista, che riconosce la centralità della costruzione soggettiva dei significati all’interno di un contesto di interazioni che divengono palestra di «negoziazione» fra teorie soggettive che si incontrano e confrontano avvicinandosi via via sempre più alle teorie attualmente condivise nei diversi settori disciplinari. La lezione frontale non può, per la sua struttura, alimentare questo tipo di processi di apprendimento che necessitano di poter fare esperienza di prima mano, di interagire con i compagni/e e con gli insegnanti in piccoli gruppi, di poter dare spazio alle proprie teorie ingenue e confrontarle poi con quelle di altri. In questa cornice la proposta della didattica aperta rappresenta un’alternativa di innovazione significativa. «Aperta» sta per l’apertura alle iniziative degli alunni, alle loro scelte, alla loro possibilità di autodeterminare alcuni elementi del percorso di apprendimento. Nella didattica aperta i bambini/e e i ragazzi/e possono scegliere liberamente, ad esempio, quanto tempo dedicare alle singole attività, quando hanno bisogno di una pausa, quando chiedere aiuto per una certa attività o quando affrontarla da soli. In alcune sue applicazioni possono anche stabilire le tematiche che è loro interesse approfondire e in che modo farlo. Si dedicano nello stesso momento ad attività diverse e l’insegnante assume il ruolo di osservatore e accompagnatore, abbandonando quello di guida. In un ambiente di apprendimento così disegnato, l’attivazione di percorsi di apprendimento in termini costruttivistici diviene possibile.

Una seconda questione, ancora più centrale per questo testo, riguarda le difficoltà che un’impostazione frontale dell’insegnamento-apprendimento pone ai processi di inclusione. La lezione frontale implica, proprio perché così fortemente incentrata sull’azione trasmissiva dell’insegnante disciplinare, che la classe segua le sue azioni con gli stessi tempi e con le stesse modalità. Questo di fatto suggerisce che sia verosimile immaginare il processo di apprendimento come omogeneo per tutti gli alunni/e della classe. Semplificando un po’, un’impostazione frontale si basa sull’idea che vi sia un modo di apprendere, che questo sia conosciuto dall’insegnante e che l’insegnante sia capace di organizzare i materiali, le fasi di lavoro, le spiegazioni in modo che tutti gli alunni/e possano seguirlo efficacemente. Che l’apprendimento però avvenga in modo omogeneo in tutti gli alunni/e della stessa età non corrisponde all’attuale sapere condiviso sui processi di apprendimento. Questi sono, invece, altamente individuali, influenzati dalle caratteristiche biologiche di ciascuno, dalle esperienze di vita, dalla padronanza o meno di alcuni processi cognitivi sottesi all’apprendimento, ma anche da interessi e inclinazioni personali. E questa «individualità» non caratterizza solo i processi di apprendimento degli alunni/e che, anche in conseguenza alle tutele previste dalla nostra legislazione scolastica, siamo attenti a guardare con le lenti del diritto all’individualizzazione e alla personalizzazione. Questa individualità riguarda tutti gli alunni/e. Una scuola inclusiva è una scuola capace di tener conto di questo. Certamente non può essere la scuola della lezione frontale.

La didattica aperta, invece, prende forma grazie alla libertà riconosciuta agli alunni/e e alle scelte che loro, all’interno di questa libertà, compiono. La progettazione di attività di didattica aperta è in realtà progettazione di una cornice all’interno della quale bambini/e e ragazzi/e portano avanti un proprio percorso. In base alle competenze degli alunni/e, la cornice può avere confini più o meno ampi, ma in ogni caso traccia il contorno di un ambiente di apprendimento in cui gli alunni possono sperimentare l’autodeterminazione. Una classe che lavori con la didattica aperta cambia aspetto: gli alunni fanno cose diverse, in tempi diversi, con modalità diverse all’interno di uno stesso ambiente condiviso. L’eterogeneità dei processi di apprendimento diventa visibile, un vissuto collettivo della comunità classe. Le differenze di ognuno trovano una loro espressione, legittimità e valorizzazione: rientrano a pieno titolo nella cultura condivisa del modo di intendere i processi di apprendimento come tutti eterogenei.

Questa visione dell’apprendimento è pienamente coerente con un’idea di scuola inclusiva, laddove l’inclusione è intesa nel suo senso più ampio di valorizzazione di tutte le differenze, superando l’attenzione specifica verso alunni/e con disabilità o con Bisogni Educativi Speciali. Questo implica l’idea di una scuola più equa, che riconosce i bisogni specifici di ogni alunno/a e non solo quelli di alcuni sulla base del fatto che il loro bisogno è esplicitamente tutelato dalla legge. La didattica aperta può riuscire in questo intento poiché — dando spazio alla libertà di scelta e all’autodeterminazione degli alunni/e — prevede strutturalmente che ciascuno possa trovare un proprio personale percorso di apprendimento. Inoltre, la didattica aperta, con la strutturale differenziazione didattica che implica per tutti, può offrire una cornice in cui accogliere metodologie e strumenti anche molto specifici necessari per il miglior apprendimento possibile di alcuni alunni con disabilità. Nel quadro dei diversi percorsi individuali, questo è un percorso individuale in più, caratterizzato forse in modo un po’ più «speciale», ma non è più l’unico a essere diverso.

La forte attenzione alla differenziazione dei processi di apprendimento sulla base di un riconoscimento delle specificità di ciascuno è interessante per l’inclusione nei termini appena descritti, ma implica anche un certo grado di rischio. Inclusione significa apprendere ai massimi livelli possibili per ognuno, ma significa anche partecipazione: vi è quindi sempre una tensione positiva fra il tentativo di rispondere nel migliore dei modi ai bisogni di ogni singolo, ma anche di costruire una comunità-gruppo a cui ciascuno senta di appartenere e di poter partecipare attivamente. Una didattica che spinge al suo estremo il principio di differenziazione rischia di rendere il processo di apprendimento individuale oltre che individualizzato. La didattica aperta condivide con la didattica inclusiva lo sforzo di cercare un equilibrio fra il singolo e il gruppo. Uno degli elementi su cui l’apertura si applica è quello delle regole e delle relazioni: questo coincide con la sperimentazione e la pratica in classe di modalità democratiche e partecipative di costruzione di regole, di decisionalità e di progettualità che tengano conto delle posizioni di ciascuno, ma richiedano poi di essere armonizzate in una visione comune di gruppo classe. La didattica aperta, quindi, non si limita a fornire un possibile approccio didattico che permetta di pensare a percorsi di apprendimento differenziati per ciascun alunno/a, ma garantisce al contempo spazi e modi in cui i percorsi di ciascuno entrano in dialogo e partecipano a una progettualità comune.

La proposta della didattica aperta vuole quindi essere un modo di innovare la didattica che si orienta a chiari principi etici di inclusione: quello dell’equità da un lato, che mira a garantire a ciascun alunno/a un percorso di apprendimento che valorizzi le sue personali differenze, e dall’altro quello della partecipazione, con l’obiettivo di rendere possibile l’appartenenza attiva di ciascuno a un gruppo.

La struttura del testo


Il testo è costituito da due parti: nella prima vengono introdotti i riferimenti teorici e...



Ihre Fragen, Wünsche oder Anmerkungen
Vorname*
Nachname*
Ihre E-Mail-Adresse*
Kundennr.
Ihre Nachricht*
Lediglich mit * gekennzeichnete Felder sind Pflichtfelder.
Wenn Sie die im Kontaktformular eingegebenen Daten durch Klick auf den nachfolgenden Button übersenden, erklären Sie sich damit einverstanden, dass wir Ihr Angaben für die Beantwortung Ihrer Anfrage verwenden. Selbstverständlich werden Ihre Daten vertraulich behandelt und nicht an Dritte weitergegeben. Sie können der Verwendung Ihrer Daten jederzeit widersprechen. Das Datenhandling bei Sack Fachmedien erklären wir Ihnen in unserer Datenschutzerklärung.