E-Book, Italienisch, 272 Seiten
Ciuffoletti / Sassi Guida alla Berlino ribelle
1. Auflage 2017
ISBN: 978-88-6243-334-1
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 272 Seiten
ISBN: 978-88-6243-334-1
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Fin dagli anni '20 del secolo scorso Berlino si è guadagnata la fama di città ribelle e trasgressiva. Dai caffè e cabaret della Repubblica di Weimar alle provocazioni dei dadaisti, dagli squatter degli anni '80-'90 alla scena della musica elettronica, la capitale tedesca ha saputo offrire un terreno fertile a ogni forma di capriccio e controcultura. Neanche il regime nazista e il Muro sono riusciti a sopire lo spirito anarchico della città, che ha dato prova del suo carattere sovversivo anche prima del '900. A Berlino personalità del calibro di Bertolt Brecht, Karl Marx, Albert Einstein, Edvard Munch, Filippo Tommaso Marinetti, David Bowie e tanti altri hanno trovato il clima ideale per esprimere il loro genio indomabile.
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INTRODUZIONE DEGLI AUTORI
Quando abbiamo iniziato a concepire questa guida, nel settembre 2015, ci siamo immediatamente posti un problema: come raccontare in modo originale il lato ribelle di una città che ha fatto proprio della ribellione, nel senso più ampio del termine, una sorta di brand? Ogni anno milioni di visitatori da tutto il mondo arrivano a Berlino per ripercorrere le tracce del Muro e della Rivoluzione pacifica del 1989, per immergersi nelle atmosfere trasgressive di celebri club come il Berghain o il KitKatClub, per esplorare la sua vivace scena artistica e culturale. Non è certamente un caso se sugli scaffali delle librerie abbondano le guide alternative di Berlino: è il segno inequivocabile della sua popolarità turistica. Nell’immaginario collettivo la capitale tedesca è una metropoli creativa, insonne e indomabile, “the place to be”, come recita dal 2009 lo slogan ufficiale della campagna pubblicitaria promossa dall’amministrazione comunale. E infatti non sono pochi coloro che, attratti dalle opportunità lavorative e affascinati dall’aria cosmopolita e tollerante che si respira da queste parti, decidono di ritornare non più da turisti, bensì con il progetto di trascorrervi un periodo medio o lungo della propria vita.
Il successo di questa immagine patinata ci ha messo di fronte a un bivio: da una parte la possibilità di rifarsi alla “Berlino ribelle” raccontata – e per certi versi costruita ad arte – dalla narrazione turistica; dall’altra quella di scavare nel passato sovversivo della città, andando alla scoperta di vicende e personaggi, più e meno noti, che hanno contribuito a plasmare questo mito. Pur non avendo trascurato la dimensione pop, alternativa e commerciale, ci siamo ritrovati più spesso a battere la seconda strada. Ciò che leggerete in questa guida è quindi principalmente il frutto di una “archeologia della ribellione”, un tentativo di far riemergere storie stratificatesi tanto in luoghi simbolo come Alexanderplatz o la Porta di Brandeburgo quanto nei quartieri periferici, solitamente esclusi dai percorsi turistici convenzionali. Si tratta in sostanza di un tour di suggestioni ribelli attraverso la storia di Berlino e di coloro che l’hanno abitata negli ultimi cinque secoli.
Lo spirito autonomo e indomito dei berlinesi si manifesta sin dal tardo Medioevo, quando le due cittadine di Cölln e Berlino formano un’unione difensiva per proteggersi dagli attacchi esterni. Nella Germania feudale questa riottosità si traduce nell’avversione popolare contro i poteri tradizionali dell’aristocrazia e del clero. La leggendaria vicenda cinquecentesca di Hans Kohlhase, che avendo subìto un torto da un signorotto sassone e non riuscendo a ottenere giustizia per vie legali diventa il capo di una banda di briganti, rispecchia perfettamente il forte desiderio di rivalsa dei ceti inferiori. Ma è soprattutto a partire dall’800, quando Berlino assurge al rango di grande capitale europea, che l’anima rivoltosa della città emerge con forza. La prestigiosa università fondata nel 1810 da Wilhelm von Humboldt per volere di Federico Guglielmo III (l’odierna Humboldt-Universität) richiama pensatori e studenti da tutta Europa, tra cui anche un giovane Karl Marx. L’intelligencija radicale si raduna nelle osterie per confrontarsi sulle aspirazioni liberali e libertarie che animeranno i moti popolari del marzo 1848, affogati nel sangue dall’esercito prussiano. Con l’avanzare dell’industrializzazione crescono anche il proletariato e il peso delle sue istanze: nel 1869 Wilhelm Liebknecht e August Bebel fondano il Partito socialdemocratico dei lavoratori, ponendo le basi per il movimento operaio in Germania.
L’800 berlinese non è pervaso solo dagli intensi fermenti politici che, a distanza di quasi cinquant’anni, attirano in città personalità come Michail Bakunin e Vladimir Lenin. Nella seconda metà del secolo infatti compiono i primi passi anche i movimenti per i diritti delle donne e degli omosessuali: a Berlino studiano e lavorano la prima ginecologa e la prima aviatrice tedesche, Hermine Edenhuizen e Amelie Beese, mentre i pionieri dell’attivismo gay si battono per decriminalizzare l’omosessualità e promuovere la nascita di un dibattito scientifico sul tema. Alla fine del secolo, sull’onda di un intenso sviluppo urbano, si assiste inoltre a una straordinaria fioritura culturale che coinvolge soprattutto gli eleganti sobborghi occidentali. La bohème locale si dà appuntamento nei caffè del “nuovo Ovest”, vere e proprie fucine delle avanguardie storiche. Nei primi anni del ’900 espressionisti e futuristi rompono con la tradizione accademica, scandalizzando la società europea in marcia verso il primo conflitto mondiale.
La rovinosa sconfitta della Germania nella Grande Guerra è accompagnata da una serie di scioperi e ammutinamenti che sfociano nella Rivoluzione di novembre del 1918. Nel vuoto di potere generato dall’abdicazione dell’imperatore Guglielmo II, i leader della rivoluzionaria Lega di Spartaco, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, fondano il Partito comunista tedesco e si battono per l’instaurazione di una Repubblica socialista. Nel gennaio 1919 la Rivolta spartachista viene brutalmente repressa dai gruppi paramilitari agli ordini del governo socialdemocratico. In questo clima infuocato i dadaisti scagliano le loro irriverenti provocazioni, culminate in una mostra collettiva internazionale nell’estate del 1920. Si apre così uno dei capitoli più notoriamente ribelli della storia berlinese: quello dei ruggenti anni ’20. La Berlino della Repubblica di Weimar, non più capitale politica ma senz’altro capoluogo culturale, è un tempio di libertinaggio e sperimentazione artistica. Nei suoi teatri vanno in scena i drammi di Bertolt Brecht, mentre sul grande schermo debutta Marlene Dietrich e nelle bettole dei quartieri popolari avventori di tutto il mondo inseguono le proprie fantasie erotiche.
La Grande Depressione del 1929 spiana la strada all’avvento del Partito nazionalsocialista. Il fronte della resistenza è variegato e spazia dalla militanza comunista nelle fabbriche all’attivismo di teologi ed ecclesiastici avversi alle politiche razziali del regime. Non mancano le iniziative di disobbedienza civile, come quella del dottor Benno Heller, che insieme alla moglie Irmgard crea una rete di supporto nel disperato tentativo di salvare le sue pazienti ebree dalla deportazione. Memorabile è la solidarietà sportiva di Luz Long, l’atleta tedesco che con le sue dritte aiuta l’avversario afroamericano Jesse Owens a vincere la medaglia d’oro nel salto in lungo ai Giochi olimpici del 1936, mandando all’aria i piani autocelebrativi del governo nazista. La resistenza si insinua anche tra le gerarchie militari: nel luglio 1944 l’attentato ordito da alcuni ufficiali dell’esercito ai danni del Führer fallisce tragicamente, provocando una feroce rappresaglia.
Berlino esce devastata dalla Seconda guerra mondiale, ma la sua indole ribelle resta illesa. Nel 1948 un gruppo di studenti e professori fonda la Freie Universität (Libera Università) in risposta alla censura e all’ingerenza politica in atto alla Humboldt Universität, che con la spartizione della città tra le potenze vincitrici si è ritrovata nel settore sovietico. Il nuovo ateneo, nella zona di occupazione americana, diventa il punto di partenza della contestazione studentesca nella Repubblica Federale, ospitando nel 1966 il primo sit-in e formando molte delle figure guida del ’68. È la Berlino del Muro, e i cittadini dell’Est si ingegnano per tagliare la corda: tunnel sotterranei scavati con la sola forza delle braccia, convertibili senza parabrezza, teleferiche e aeroplani, e addirittura un carro armato sottratto all’Armata popolare nazionale vengono impiegati per superare la “striscia della morte”.
La fortificazione innalzata a partire dall’agosto 1961 per contenere il flusso migratorio dei tedeschi orientali circonda Berlino Ovest e non, come verrebbe da pensare, Berlino Est. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80, mentre nella capitale della Repubblica Democratica Tedesca le chiese offrono un porto sicuro ai primi gruppi punk e su Alexanderplatz sfrecciano i primi skater, artisti e alternativi di mezzo mondo accorrono nella dinamica città-isola della Germania occidentale. La controcultura si raduna nei locali underground e si arrocca in edifici destinati alla demolizione: è la prima grande ondata di occupazioni abusive, preludio di una lotta alla speculazione edilizia che si protrae fino ai giorni nostri. La seconda ondata avverrà all’indomani della caduta del Muro, quando nel cuore di Berlino numerosissimi immobili abbandonati si trasformeranno in centri sociali o club di musica elettronica. Nel frattempo l’intensificarsi della protesta popolare contro il regime socialista, che il 9 novembre 1989 ha spinto le autorità ad aprire i passaggi di frontiera, porta al crollo della Repubblica Democratica Tedesca. La capitale della Germania riunificata è una città in continuo divenire che offre terreno fertile alle più svariate subculture, dalla scena gay a quella dei pirati informatici.
Per condurvi nella nostra “Berlino ribelle” alla scoperta delle vicende accennate in questa introduzione e di molte altre, abbiamo deciso di strutturare la guida secondo un criterio piuttosto semplice: ai dodici distretti che compongono la città corrispondono altrettanti capitoli. Per ogni luogo troverete l’indicazione della fermata dei mezzi pubblici più funzionale all’itinerario suggerito. A meno che non vogliate seguire il consiglio del flâneur berlinese Franz Hessel (uno dei personaggi che vi...