E-Book, Italienisch, 377 Seiten
Brokken Nella casa del pianista
1. Auflage 2011
ISBN: 978-88-7091-300-2
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 377 Seiten
ISBN: 978-88-7091-300-2
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
La sera del 30 gennaio 1980 Jan Brokken rimane folgorato da un concerto: tutti gli studi di Chopin interpretati da Youri Egorov, astro nascente del pianoforte. Dalle prime battute riconosce in lui il talento che ogni giorno sente esercitarsi nella casa vicina. Diventato amico intimo, testimone diretto della sua avventura artistica ed esistenziale, bruciata in soli trentatré anni, Brokken racconta il grande pianista, emblema del genio sregolato, dell'esule dall'Unione Sovietica che trova la fama nel libero Occidente ma mai le radici, del diverso in lotta con un perenne senso di solitudine. Omosessuale perseguitato dal KGB e assetato di libertà, poi profugo in un campo italiano, Youri si immerge ventiduenne nella vivace bohème di Amsterdam, su cui incombe ancora sconosciuta l'ombra letale dell'aids. Il successo non si fa attendere, dalle frenetiche tournée mondiali fino alla consacrazione accanto ai più acclamati cantanti e direttori d'orchestra. Ma sotto il brillante talento cova la fragilità dell'uomo, la nostalgia della patria e degli affetti per sempre perduti. Youri si aggrappa alla stretta cerchia di amici che orbita intorno alla sua casa di Amsterdam, una calorosa 'famiglia' di creativi e musicofili che lo sentiranno suonare fino alle ultime, tragiche note. Primi fra tutti l'architetto Jan Brouwer e la 'principessa' Tatjana, lui tenero compagno di vita e lei speciale compagna dell'anima, su cui Youri riversa tutto il suo amore disperato per la Madre Russia. Con delicatezza e toccante umanità, Brokken racconta la storia di un artista, di una vita, di un'amicizia, di un'intera epoca, sulle note di un appassionato inno alla musica.
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19 maggio 1976
Ieri ho chiesto asilo politico. Ho paura se penso a cosa accadrà alla mia famiglia. È dura. Ho già avuto un paio di attacchi di isterismo. A volte mi viene voglia di togliermi la vita e di tirare così una bella riga su tutto. È il secondo giorno di reclusione in attesa dei documenti italiani. Ho paura, mi sento solo e infelice. «L’impazienza del cuore», un ricordo che ho di Stefan Zweig. Dio mio, perdonami e abbi pietà di me. Donami saggezza e perseveranza nelle mie azioni. La mia unica speranza è rivolta a Te. Perdonami. Vedremo cosa succederà domani. Che devo fare? Ho scritto lettere a tutti per chiedere comprensione, anche alla mamma. Come staranno lei, i miei fratelli, lo zio Arik? Non so cosa li aspetta. Vado a dormire con il cuore pieno di rimorso. Perdonami, Dio mio.
20 maggio
La giornata è trascorsa tristemente. Sono solo, ma c’è sempre un poliziotto in piedi o seduto davanti alla mia porta. Quegli agenti non capiscono una parola di inglese. Stasera mi ha convocato il loro capo, mi ha detto che alcuni rappresentanti del consolato sovietico vogliono incontrarmi. Ho rifiutato. Manderò una lettera al consolato per chiedere di lasciare in pace la mia famiglia. Sono loro il mio unico pensiero. Ho voglia di piangere. Forse il vino può aiutarmi a dimenticare. No, devo mettermi al lavoro e diventare un grande pianista. Al lavoro!!!
21 maggio
Oggi mi hanno interrogato a lungo, e non mi è piaciuto. Mi hanno chiesto gli indirizzi di tutti i miei amici. Di sicuro erano agenti dei servizi segreti. Non ho fatto nomi. Oggi sarei dovuto rientrare a Mosca. Come vanno le cose là? La mamma starà sicuramente male. Mi sento uno schifo, un vero schifo. Mi calmo un po’ leggendo la Bibbia. Un libro geniale. Quando avrò i miei documenti italiani? Presto, spero. Come sta Andrjuša? Ieri mi è venuto da piangere pensando alle sue poesie. Il mio caro fratellino… E il mio fratello maggiore, Nikolaj… Credo che Nikita avesse il presentimento che sarebbe successo qualcosa di irreparabile, era così triste quando ci siamo salutati. Mi ha abbracciato, non voleva lasciarmi. Da Amsterdam devo subito andare a Bruxelles per guadagnare dei soldi. E poi in India. Scriverò una lettera a Šura e a Mitja. La mia fuga avrà sicuramente suscitato un grosso scandalo. Qui mi tocca combattere con un poliziotto. Uno diverso da ieri e l’altro ieri. Un sadico, un somaro. Vuole che canti per lui tutto il giorno, perché sono musicista. Mi sono rifiutato. È calvo, ha ventun anni e sembra un vecchio. Mi sento un mendicante. Che vergogna!
22 maggio
Quand’è che mi lasciano andare? Non ce la faccio più. Che tragedia. Oggi ho bevuto un po’ di vino, mi ha giovato. Lunedì vado a Roma a parlare con un funzionario del consolato sovietico. Sissignore, voglio tornare! Sono stufo di stare qui, non ne posso più.
23 maggio
Quinto giorno in cella. Penso solo alla mamma e alla mia famiglia. Sono una carogna. Salmo 22: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato.» A Roma, subito! Sissignore, voglio tornare a casa, ho paura.
24 maggio
Sesto giorno di reclusione, la situazione è immutata. Cosa fare? Non lo so. Cosa succederà domani? Non lo so. Non so niente. Roma, Roma! Mamma, papà, Andrjuša, mammina Nina, zio Arik, Nikiša! Ora so cosa significa soffrire!
25 maggio
Che cosa terribile. Devo restare qui un’altra settimana, me l’hanno comunicato oggi. Dio mio, perché mi punisci in questo modo? E i miei, la mia famiglia? Come stanno? Senza dubbio malissimo. I miei cari! Tra poco andrò in Olanda, tra dieci, quindici giorni.
26 maggio
Sempre tutto uguale. Ho mandato una lettera a casa. Sono molto confuso. Quel bastardo calvo è di nuovo da me. Porco! È sbronzo come un maiale. Dio mio! Non ho più sigarette e non ho il coraggio di chiederle a lui. L’Ecclesiaste. È il meglio del Vecchio Testamento. «Vanità delle vanità»: è commovente, e al tempo stesso così triste e amaro.
27 maggio
Dio mio, è già il decimo giorno che volge al termine. Il tempo scorre lento e io potrò andare a Roma solo mercoledì. Domani è il mio compleanno. Ventidue anni, non sono molti. Domani incontro una persona del ministero degli Esteri. Ancora non so cosa succederà. Viva la libertà. Lavorare, dare due concerti per guadagnare soldi, quanto basta per andare in India. Forse Hans K.1 mi può aiutare. O mio Dio, aiutami, proteggi i miei, Ti supplico. Assisti la mia famiglia e dà loro la forza. Sono disposto a subire qualunque cosa, basta che non perseguitino mia madre, mio padre, i miei fratelli e lo zio Arik. Mi hai sentito, Dio? Ti prego, ascoltami.
28 maggio
Il mio compleanno, per la prima volta in un’atmosfera così macabra. Ho incontrato due rappresentanti dell’ambasciata. Vogliono che torni a casa, ma ho rifiutato. Immagino cosa accadrà se accetto: sarò immediatamente esiliato. Ho ricevuto una lettera dalla mamma. Ti voglio bene, mamma cara, e dopo aver letto la tua lettera più che mai. Ti supplico, non soffrire così per quello che ti sto facendo. Sono un bastardo, ma ti voglio bene, ti adoro. Dio mio, perché questa punizione per la mia famiglia? Sono certo che tra un anno tornerò a casa. Qualunque cosa succeda: mi manderanno in esilio, mi sbatteranno in prigione e mi picchieranno. Non reggerò. Massimo due anni, poi torno. Lo giuro. Dio mio, accetta questa promessa del Tuo servo. Giuro che entro due anni tornerò a casa. Salvami, Dio mio! Avrò ventiquattro anni quando tornerò e rivedrò la mia famiglia. Aiutami, o Signore, e Ti adorerò per tutta la vita. Devo restare ancora quattro giorni, e sono qui ormai da dieci.
29 maggio
E anche l’undicesimo giorno è passato. E tutto è rimasto uguale. Sì, è vero che oggi ho bevuto molto. Non importa, non sono un alcolizzato. Solo che la giornata è trascorsa un po’ più veloce del solito. Penso tutto il tempo alla mia famiglia, alla lettera della mamma. Tornerò a casa, questo è certo. Forse con quel gesto metto una croce su tutta la mia vita, ma ho il fermo proposito di tornare. Spero che a casa ancora mi aspettino. Sono cinque giorni che chiedo delle buste, ma non me ne danno neanche una. Devo rimanere qui ancora tre giorni e quattro notti. Dio mio, aiutami. Dammi la pace, e io loderò il Tuo nome. Sia lodato il Signore!
30 maggio
Dodicesimo giorno di reclusione. Domattina mi faranno le foto per il passaporto. Penso in continuazione alla lettera per l’ambasciata: cosa devo scrivere? Penso così tanto alla mia famiglia che mi scoppia la testa. Di notte piango e di giorno non trovo pace. Eppure ho fatto la cosa migliore che potessi fare per loro, più avanti lo capiranno. Prima o poi sarebbe venuto fuori tutto, e sarebbe stato cento volte peggio. Anche per loro. Dio mio, salvami.
31 maggio
Sono le sei del pomeriggio, e a Mosca sono le otto. Tra poco mi portano la cena. Non mi hanno ancora fatto le fototessere, non so perché. Mi sento malissimo, penso tutto il tempo a come soffrono a casa per colpa mia. Per me niente è più certo, faccio progetti e non vedo via d’uscita. Qual è la prima cosa da fare? E come? Non ho idea. Non ho un centesimo, e bisogna pagare per tutto. Tra poco devo andare ad Amsterdam, e non ho soldi. Come faccio a procurarmeli? Forse Afanasjev può spedirmi qualcosa? Afonja lo farà senz’altro. Mi portano duemilacinquecento lire. Che buffo, penso ai soldi ed ecco che me li portano! Sarà sempre così d’ora in poi in Occidente? Stasera bevo, mi tirerà su. Forse domani andrà meglio e potrò ripartire per Roma. Ancora un giorno e due notti in questo posto. Dammi la Tua benedizione, o Signore.
1 giugno
Ancora non so niente. Ho ricevuto i miei documenti d’identità, ma ancora non so quando mi porteranno a Roma. Devo chiederlo al direttore di qui. Credo di essere allo stremo delle forze. Penso ininterrottamente alla mia famiglia. Tornerò a casa, di sicuro tornerò a casa. Da due giorni la sera accendo un fuoco e penso a di Skrjabin. Voglio studiarlo. Voglio arrivare ad averlo nelle dita, nota per nota, e non dimenticarlo mai più. E lo suonerò quando sarò disperato. Verso la fiamma. Signore, dammi la Tua benedizione.
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