Bashi | Maqluba | E-Book | www2.sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 368 Seiten

Reihe: Amazzoni

Bashi Maqluba

Amore capovolto
1. Auflage 2025
ISBN: 978-88-6243-696-0
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Amore capovolto

E-Book, Italienisch, 368 Seiten

Reihe: Amazzoni

ISBN: 978-88-6243-696-0
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Febbraio 2010. Sari è un'avvocata israelo-americana che si occupa di diritti umani. Osama è un professore universitario originario di Gaza, vive a Ramallah e non è libero di muoversi a causa delle leggi dell'occupazione israeliana. Sari e Osama si innamorano. Le circostanze esterne rendono un'impresa la loro frequentazione, gli spostamenti, la possibilità di condurre una vita insieme. Eppure ci provano, poi demordono, poi tentano ancora. Come la maqluba, piatto arabo che viene rovesciato a fine cottura, per non soccombere alla realtà Sari e Osama devono capovolgere continuamente la prospettiva, perché i loro sentimenti non sono indenni al clima tempestoso che li circonda. Una storia d'amore a due voci travolgente e autobiografica che sfida la tragica attualità del conflitto israelo-palestinese e il crescente abisso che separa due popoli.

Avvocata, scrittrice ed esperta di diritto umanitario internazionale, in particolare del conflitto israelo-palestinese, è anche un'atleta e detiene il record israeliano femminile di ultramaratona da 216 km. 'Maqluba. Amore capovolto', suo primo romanzo, ha vinto nel 2021 il premio del Ministero israeliano della Cultura come miglior esordio.
Bashi Maqluba jetzt bestellen!

Weitere Infos & Material


OSAMA
Amare una donna ebrea

Saboto il tempo. Prendo la strada più lunga per tornare a casa dall’università. La cena è una sigaretta sul balcone. Accendo la televisione e poi la spengo. Senza pensarci, chiamo il numero di casa di Sari, ma riattacco appena risponde.

Mi vergogno. Perché l’ho chiamata e perché ho riattaccato?

“L’amore può stancarsi per la troppa attesa o forse ammalarsi” ha scritto Mahmoud Darwish, il poeta nazionale palestinese, in una delle sue ultime poesie.

Mahmoud aveva una fidanzata ebrea. Dicono che fosse una ballerina. Nelle sue poesie la chiamava “Rita”. Le scriveva lettere, in ebraico ovviamente, durante i periodi in cui il governo militare gli proibiva di lasciare Haifa, per via delle restrizioni imposte ai cittadini palestinesi di Israele fino al 1966. Non poteva andare a Gerusalemme per vederla. Scrisse che sognava di bere il tè con lei la sera, immagino perché, anche nelle rare occasioni in cui otteneva un permesso, non poteva restare oltre il tramonto.

Dicono che dopo che Mahmoud e “Rita” si lasciarono, lei si arruolò nell’aeronautica militare israeliana. Doveva essere molto giovane. Alcune persone in Palestina dubitano che sia esistita realmente. Anni dopo, pare che lei vivesse tra Berlino e Tel Aviv. Darwish lasciò la Palestina e non vi fece ritorno per molti anni.

Mi chiedo cosa significasse per lui amare una donna ebrea. Dalle sue poesie sembra che abbia continuato ad amarla anche dopo che si erano separati.

“Fra Rita e i miei occhi si leva un fucile” scrive Darwish. “Il nome di Rita, festa per le mie labbra. Il corpo di Rita, nozze per il mio sangue.”

Mi sento disconnesso dalle persone intorno a me, uno straniero nella mia stessa città, dove rimango un abitante di Gaza, un rifugiato, e separato dalla mia famiglia, il cui stile di vita non mi è più familiare. Darwish è morto da anni eppure mi rimette in contatto con le persone che mi circondano. A volte ho avuto la sensazione che anche Sari lo facesse. Mi rivolgeva domande su amici e familiari, e descriverli a lei me li faceva sentire più vicini.

Al mattino mi sveglio sdraiato sul divano, con addosso ancora i vestiti del giorno prima, il libro di poesie di Darwish sul pavimento accanto a me.

SARI
Risposta di Poste israeliane Ltd., Dipartimento Tel Aviv Centro

19 maggio 2011

Richiesta n. 11/000000

All’attenzione di: Avv. Sari Bashi

Oggetto: Consegna della posta all’indirizzo domestico

La ringraziamo molto per la Sua lettera aggiuntiva.

In seguito alla nostra missiva del 30 aprile 2011, il Suo quesito riguardo alla possibilità che lettere a Lei indirizzate vengano trasferite allo Shin Bet è stato inoltrato al Dipartimento sicurezza e operazioni dei Servizi postali israeliani.

Sulla base della risposta ricevuta posso riferirLe che non abbiamo ulteriori informazioni in merito.

Rimango a Sua disposizione.

Cordiali saluti,

Nahara Friedman

Direttore del Dipartimento di indagini pubbliche

Poste israeliane – Dappertutto, per tutti

OSAMA
Una capra con le ali è pur sempre una capra, anche all’università

In un vano tentativo di convincere le studentesse di un corso introduttivo alla storia della scienza che le ragazze palestinesi hanno un rendimento migliore dei maschi, ho presentato i risultati delle indagini TIMSS e persino degli esami di maturità sostenuti al liceo, i tawjihi, negli ultimi dieci anni. Le studentesse hanno ottenuto voti migliori degli studenti maschi in entrambe le prove. Sorprendentemente, la maggior parte delle studentesse ha sostenuto con fermezza che tali affermazioni erano false.

“Posso dirvi che ciò che rende l’università diversa, in quanto istituzione accademica, è il suo basarsi su scoperte, ricerche, idee, dibattiti e argomentazioni piuttosto che su congetture. In altre parole, la capra non è una capra se ha le ali” ho detto loro.

Le studentesse si sono messe a ridere ma hanno continuato a insistere senza fornire alcuna valida argomentazione. Deluso, mi sono rivolto a uno degli studenti maschi: “Che ne dici, Mohammed, noi uomini palestinesi non siamo fortunati?”

Ancora oggi mi chiedo perché queste studentesse, l’intera università a quanto pare, pensino che gli studenti maschi siano più qualificati. Forse una risposta può arrivare da un altro confronto tenutosi nello stesso contesto. In un corso diverso, gli studenti hanno dibattuto sulla posizione religiosa secondo cui una donna è intellettualmente e religiosamente inferiore. Varie studentesse hanno offerto interpretazioni di questo precetto:

“Una donna è intellettualmente inferiore perché la Shehada7 di un uomo vale la dichiarazione di Shehada di due donne.”

“È religiosamente inferiore a causa del ciclo mestruale mensile che non le consente di osservare comandamenti come la preghiera e il digiuno.”

“Ma non pensi che ci sia una contraddizione intrinseca in tutta questa argomentazione?” ho chiesto a una delle studentesse.

“Cosa intende, professore?”

“Stai usando la religione per giustificare un precetto religioso” ho risposto. Lei ha taciuto e mentre ci rifletteva su, uno studente maschio al suo ultimo semestre, giovane e devoto, ha deciso di riprendere l’argomentazione della ragazza citando altri testi sacri. “Allora” gli ho chiesto “vuoi dire che la tua collega, seduta lì accanto a te, è intellettualmente inferiore?” La domanda lo ha messo in imbarazzo, ma un’altra studentessa è venuta in suo soccorso esclamando dall’estremità opposta dell’aula: “Certo.”

SARI
Gerusalemme arida

Giugno 2011.

Caldo. A Gerusalemme l’aria era secca. Erano passati sei mesi dal grave incendio nella foresta di Carmel, nel nord di Israele, e il team legale di Ghishà, composto da tre avvocati e una tirocinante, stava cercando parcheggio fuori dalla Corte Suprema. Lungo la strada eravamo passati davanti a una caserma dei pompieri con due nuove autopompe, scintillanti nella luce del mattino. Ci siamo fermati alle strisce pedonali aspettando il passaggio di un grande pullman con i finestrini oscurati.

“Quel pullman viene da Beitar Ilit” ha detto Hadas, l’avvocata a capo del dipartimento legale.

“Ah sì?” ha chiesto la tirocinante.

“Una volta ho avuto un’udienza lì, a Beitar Ilit” ha continuato Hadas. “Una storia folle. Dopo aver presentato una petizione alla Corte Suprema, siamo riusciti a dimostrare che una famiglia palestinese possedeva un terreno all’interno dell’insediamento e che le doveva essere consentito l’accesso. Per tutta risposta, i coloni si sono vendicati sulla famiglia. Un giorno hanno ricevuto una multa di quarantamila shekel dai vigili del fuoco, per aver spento incendi nel corso di otto anni. Abbiamo chiesto i rapporti sugli incidenti e abbiamo notato che ogni anno, più o meno nello stesso periodo in primavera, scoppiava un incendio e la famiglia veniva sanzionata per averlo spento. Ho guardato il calendario e ho visto che era Lag Ba’omer.” Lag Ba’omer è una festività ebraica primaverile durante la quale i bambini accendono falò all’aperto.

“Non ci credo” ho riso.

“Sì” ha risposto Hadas. “Hanno fatto pagare alla famiglia palestinese ogni falò di Lag Ba’omer. Ci sono voluti mesi per far annullare la multa.”

Ci siamo avvicinati all’ingresso della Corte Suprema. Un ampio corridoio con soffitti alti e una parete interamente in vetro si affacciava sul quartiere di Nahlaot, dove avevo vissuto per quattro anni. Quando lavoravo come assistente alla Corte Suprema, uscivo dall’edificio attraverso l’elegante sala ricevimenti e guardavo il mio appartamento attraverso l’enorme vetrata, godendomi la vista dopo una lunga giornata in ufficio.

Siamo salite al piano superiore preparandoci per le due udienze programmate, una per me e una per Hadas. La mia riguardava l’appello dello stato contro un verdetto del tribunale distrettuale che richiedeva al Ministero della Difesa di consegnare un documento in cui veniva calcolato il numero di calorie che i residenti di Gaza avrebbero avuto il permesso di consumare, in relazione a una normativa che limitava l’ingresso di merci, compreso il cibo, nella Striscia di Gaza.

L’udienza di Hadas riguardava invece “Ihab-l’innamorato”, come lo chiamavamo in ufficio: uno studente palestinese della Striscia di Gaza che studiava in Belgio e che voleva entrare in Cisgiordania per sposare la sua dolce metà, che viveva lì.

Non mi recavo alla Corte Suprema da mesi e non discutevo lì da vari anni: l’aver portato a venti persone lo staff di Ghishà aveva aumentato le mie responsabilità manageriali.

L’udienza di Hadas era programmata per le 9 e la mia per le 11,30, ma entrambe erano state posticipate alle 14,30, in aule diverse, il che ci impediva di sostenerci a vicenda. Hadas aveva portato Noa, la tirocinante, alla sua udienza, che è poi risultata favorevole: i giudici hanno fatto pressione sullo stato affinché lasciasse entrare Ihab in Cisgiordania per due settimane, allo scopo di chiedere la mano della sua fidanzata e firmare un contratto di matrimonio in presenza dei genitori.

Al termine del dibattimento, mi sono avvicinata al funzionario legale in divisa che rappresentava l’esercito israeliano nel caso di Hadas. Il funzionario doveva decidere se seguire la raccomandazione dei giudici o inviare un’informativa aggiornata per segnalare che il Ministero della Difesa...



Ihre Fragen, Wünsche oder Anmerkungen
Vorname*
Nachname*
Ihre E-Mail-Adresse*
Kundennr.
Ihre Nachricht*
Lediglich mit * gekennzeichnete Felder sind Pflichtfelder.
Wenn Sie die im Kontaktformular eingegebenen Daten durch Klick auf den nachfolgenden Button übersenden, erklären Sie sich damit einverstanden, dass wir Ihr Angaben für die Beantwortung Ihrer Anfrage verwenden. Selbstverständlich werden Ihre Daten vertraulich behandelt und nicht an Dritte weitergegeben. Sie können der Verwendung Ihrer Daten jederzeit widersprechen. Das Datenhandling bei Sack Fachmedien erklären wir Ihnen in unserer Datenschutzerklärung.