Bartezzaghi | Enigmistica | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 200 Seiten

Reihe: VOCI

Bartezzaghi Enigmistica


1. Auflage 2025
ISBN: 978-88-12-01285-5
Verlag: Treccani
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 200 Seiten

Reihe: VOCI

ISBN: 978-88-12-01285-5
Verlag: Treccani
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Anagrammi, barzellette, giochi di parole, indovinelli, enigmi, palindromi, parole crociate, rebus, nonsense, sciarade, scioglilingua: è il mondo di cui Stefano Bartezzaghi conosce ogni sfumatura e di cui ci ha fatto appassionare negli anni attraverso articoli, libri e le tante voci scritte per l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e raccolte in questo volume. Delle numerose declinazioni dell'enigmistica Bartezzaghi rileva ogni aspetto: parte dalle definizioni, ricostruisce le origini e la storia, mostra le varianti, svela i meccanismi, esibisce i virtuosismi, fornendo una ricca bibliografia e tanti esempi per farci innamorare della ricchezza e delle infinite possibilità offerte dalla nostra lingua.

 Stefano Bartezzaghi insegna Semiotica della creatività e delle arti presso la Libera Università di lingue e comunicazione IULM di Milano. Collabora con il quotidiano 'la Repubblica' come autore di rubriche su lingua e giochi, di un cruciverba quotidiano e tre acrostici settimanali. Ha pubblicato di recente Chi vince non sa cosa si perde. Agonismo, gioco, guerra (Bompiani, 2024); Le parole fanno il solletico (con Daniel Pennac, Salani, 2025); Bozze non corrette (con Pier Mauro Tamburini, Mondadori, 2025).
Bartezzaghi Enigmistica jetzt bestellen!

Autoren/Hrsg.


Weitere Infos & Material


1


Anagramma



L’ (dal gr. , “sopra”, e , “lettera”) è la condizione per cui due (o più) parole o due (o più) altre sequenze linguistiche sono costituite dallo stesso insieme di lettere (più raramente, di suoni), disposto linearmente in ordine diverso. Avendo come oggetto uno stato di fatto, molto prima che un gioco, la storia dell’anagramma è la storia del modo in cui tale stato di fatto è stato diversamente riconosciuto, ed eventualmente denominato, e della funzione che gli è stata di volta in volta attribuita.

Il primo anagramma attestato con certezza non fu denominato in alcun modo. Si tratta della constatazione che Platone riprese dalla tradizione sapienziale, a proposito del nome di Era, formato dalle stesse lettere del nome , “aria”: «Ma, forse, il legislatore, indagando i fenomeni celesti denominò l’ in modo nascosto, ponendo l’inizio alla fine: lo comprenderesti, se ripetessi più volte il nome di » (, 404 C). Tale osservazione viene fornita come una convincente – perché autoevidente – dimostrazione del motivo per cui Era è dea dell’Aria. È la «via dei nomi», come fu poi teorizzata dal cabalismo di Abramo Abulafia (1240-c. 1291) e praticata, anche in ambiente cristiano, da Pico della Mirandola (1463-1494), che dimostrò l’origine divina di Cristo osservando che il suo nome si ricava aggiungendo una , la lettera che significa “essere, esistenza”, all’impronunciabile tetragramma. In questa concezione, la relazione fra nomi è una funzione della relazione fra le cose nominate: l’anagramma è visto come una forma criptica o subliminale (comunque eloquente per chi la riesca a identificare) di omonimia, una corrispondenza segreta dei nomi che testimonia di una corrispondenza segreta fra le cose.

Così come il primo anagramma non ebbe nome, il primo uso del nome anagramma ha avuto un impiego generico di o anzi di . Il luogo è il trattato di Artemidoro sui sogni (II secolo d.C.), che descrive (sconsigliandola) la pratica dell’“anagrammare” i contenuti linguistici di un sogno. L’esempio è il sogno di Alessandro, dove un () può stare per l’enunciato predittivo , «la città di Tiro sarà tua». Il termine qui indica con tutta evidenza una generica manipolazione delle lettere del nome, che ritornano in forma non disordinata ma con una semplice differenza di scansione.

A entrambi i casi è comune una considerazione del linguaggio di tipo analitico e atomistico: la parola è un dato che è possibile scomporre, e le componenti (in sé non associate a significato) che così si ottengono hanno rilevanza per la sua interpretazione.

La nozione più diffusa di anagramma, che prevede una riorganizzazione dell’ordinamento delle stesse lettere di una sequenza, viene tradizionalmente datata all’età alessandrina, sotto Tolomeo Filadelfo (III secolo a.C.), quando sarebbero sorti contemporaneamente:

  1. l’anagramma come forma di onomanzia encomiastica sui nomi dei sovrani ( e rispettivamente interpretati come «di miele», e «violetta di Era», dal poeta di corte Licofrone);
  2. l’anagramma come forma di manipolazione del Testo Sacro, nelle discussioni talmudiche che furono alla base della posteriore tradizione della kabbalah (in cui la permutazione delle lettere prende il nome di ).

Le due vie dell’anagramma, apparentemente votate l’una al gioco, l’altra alla mistica, si incrociarono nuovamente nel Rinascimento, nell’opera di Giulio Camillo Delminio (1485-1544). La fiorente anagrammatica barocca usò (b) come sfondo colto ed esoterico di (a): la connotazione mistica ed esoterica passò definitivamente in secondo piano e, con tutte le suggestioni connesse a ogni metamorfosi combinatoria, l’anagramma diventò essenzialmente un gioco. Quella fu anche l’epoca in cui il termine divenne definitivamente il nome di tale fenomeno.


In tutta l’antichità non vi è (o non si conosce) un solo caso in cui l’anagramma non venga scoperto fra due sequenze linguistiche preesistenti (come e in Platone) ma venga costruito artificialmente da un autore. È suggestivo che il primo anagramma inventato riguardi l’autore di una cosmologia a sfondo satirico, e sia funzionale a un’esigenza di mascheramento: l’anagramma è il nome di con cui François Rabelais (1494-1553) firmò i primi due libri di , per eludere la censura della Sorbonne.

Pseudonimi e anagrammatici furono poi adottati e messi in scena da molti altri autori. Per dare un’idea della loro varietà, si possono citare Giovan Battista Basile, Voltaire, Jonathan Swift, Renato Fucini, Vladimir Nabokov, Carlo Emilio Gadda, Guido Ceronetti.


Nel Cinquecento l’arte anagrammatica, a cui si attribuivano ancora connotazioni mistiche o misteriche, venne praticata soprattutto come gioco poetico, a fini encomiastici, spesso su nomi di sovrani (= ; = ) o di donne amate (= ).

Emanuele Tesauro (1592-1675) classificò gli anagrammi fra le arguzie per equivoco e li definì come «Significationi pellegrine, risultanti dal Mutamento di un Nome proprio». Le loro “virtù” possibili sono due: «La Proprietà della significazione: sì ch’ella sia quadrante alla persona: e quasi per fatal mistero avviluppata e nascosta nel Vocabolo naturale» e l’«Integrità: in maniera che dalla sola Mutazion del sito delle lettere, senz’alcuno accrescimento o diminuzione o scambiamento di una lettera in un’altra nasca il Concetto pellegrino». Le due proprietà trovate da Tesauro sono tuttora pertinenti all’anagramma.

La «sola Mutazion del sito» è una condizione di esistenza dell’anagramma, condizione che nell’enigmistica odierna è considerata minima: necessaria ma non sufficiente. Di tutti gli schemi enigmistici che contemplano l’esatta equivalenza dei due insiemi di lettere che compaiono alle due parti del segno di uguale, l’anagramma è quello in cui le lettere tornano disposte in ordine caotico. Se Tesauro dà come esempio di anagramma la combinazione = l’enigmistica contemporanea la definisce come , il tipo speciale di anagramma in cui le stesse lettere ritornano in ordine perfettamente inverso. Parimenti la condizione della «Mutazion del sito» è soddisfatta sia dall’esempio = sia dall’esempio = , ; ma mentre il secondo caso realizza una permutazione caotica delle lettere del nome, nel primo l’unica lettera che cambia di posizione è la , secondo lo schema enigmistico dello . Per i canoni dell’enigmistica contemporanea italiana è inesatto per imprecisione (ma non assolutamente erroneo) definire come anagrammi quegli schemi in cui le lettere cambiano ordine, in modo però non caotico. Tali schemi sono: lo spostamento, lo scambio, la sciarada, la sciarada alterna, l’incastro, l’intarsio, il bifronte, l’antipodo.

Per quanto riguarda la «Proprietà della Significazione», questa non è strettamente richiesta dall’enigmistica (intesa in senso stretto), ma caratterizza l’anagrammatica popolare e diffusa.


L’anagramma entrò nel novero degli schemi enigmistici nella seconda metà dell’Ottocento, ben dopo la sciarada, l’enigma e il rebus. Inizialmente fu considerata una forma di , in origine il nome generico di tutte le trasposizioni dell’ordinamento delle lettere in una parola (con il Novecento, invece, per si intese l’anagramma parziale).

Gli schemi enigmistici sono permutazioni combinatorie che riguardano indovinelli la cui soluzione è costituita non da una ma da più parole. L’anagramma è uno dei modi in cui le parole che costituiscono la soluzione di un indovinello complesso si combinano:

UMILTÀ DI UN PRINCIPIANTE

Non so recitar, latro:

son più un cane che un xxxxxx a xxxxxx

Soluzione: = . Dagli anni Venti, la forma di presentazione di indovinelli di questo genere ha abrogato la presenza della soluzione nel testo, mascherata dalla sequenza di incognite. L’enigmistica accademica del Novecento ha invece preso ad alludere alle parole della soluzione con testi a doppio senso:

CAMPIONE DI FORMULA UNO

È in quinta, quindi viene allo scoperto

ed è spettacolare come parte.

Quando fa il pieno al box, il trionfo è certo.

In macchina sembra un dio: è la sua arte

Soluzione: = (i primi due versi alludono all’attore: , teatrale; , in senso proprio, da spettacolo; , recitata; gli ultimi due versi si riferiscono al teatro: , tutto esaurito al...



Ihre Fragen, Wünsche oder Anmerkungen
Vorname*
Nachname*
Ihre E-Mail-Adresse*
Kundennr.
Ihre Nachricht*
Lediglich mit * gekennzeichnete Felder sind Pflichtfelder.
Wenn Sie die im Kontaktformular eingegebenen Daten durch Klick auf den nachfolgenden Button übersenden, erklären Sie sich damit einverstanden, dass wir Ihr Angaben für die Beantwortung Ihrer Anfrage verwenden. Selbstverständlich werden Ihre Daten vertraulich behandelt und nicht an Dritte weitergegeben. Sie können der Verwendung Ihrer Daten jederzeit widersprechen. Das Datenhandling bei Sack Fachmedien erklären wir Ihnen in unserer Datenschutzerklärung.