Bae | In orbita! | E-Book | www2.sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 323 Seiten

Reihe: Asia

Bae In orbita!


1. Auflage 2024
ISBN: 978-88-6783-495-2
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 323 Seiten

Reihe: Asia

ISBN: 978-88-6783-495-2
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Nel cielo terrestre è apparso un secondo sole. Opera artificiale di anonimi sabotatori, si distingue per la sua curiosa forma di Pac-Man. Le forze spaziali della Repubblica di Corea si scuotono dall'abituale sonnolenza per affrontare l'inatteso fenomeno, che oltretutto riscalda l'atmosfera. Nella girandola di eventi che ne segue, tutti ambientati in una sperduta base di lancio, conosciamo una galleria di personaggi eccentrici: dall'ex membro della boyband B-Density che sin da bambino sognava di fare l'astronauta, all'agente dei Servizi informativi esperto di origami, fino alla pilota di razzi che combatte contro l'intelligenza artificiale. A complicare il tutto interviene il ritorno sulla Terra del crudele governatore di Marte, che ha appena sedato una rivolta su un pianeta rosso completamente antropizzato. Con il ritmo e la struttura di un K-drama, In orbita! combina l'ambientazione aerospaziale tipica della fantascienza con una spiccata vena satirica che evidenzia storture e tic della Corea odierna, parlando di incomunicabilità, dinamiche di potere e relazioni umane.

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La maggiore Park Su-jin, direttrice dell’ufficio ispezioni della base, salì sul tetto della sede con i sandwich portati da casa. C’era un cartello di divieto d’accesso, ma lei spinse la porta con la sicurezza di chi sapeva che non era chiusa a chiave. Dalla fessura si accorse che c’era qualcuno: era Kim Eun-gyeong, primo segretario distaccato dell’unità di gestione planetaria del quartier generale.

Stava per richiudere e andarsene, quando i loro sguardi si incrociarono. A quel punto dovette per forza uscire sul tetto.

«Vieni, vieni. La scelta è limitata quando si tratta di sedersi a mangiare qualcosa.»

«Io e lei, dottoressa, siamo sempre in sottile competizione. Ma non potremmo competere per qualcosa di più degno, invece che per questi nascondigli?», disse Su-jin avvicinandosi. Nonostante i pantaloni e la camicia a maniche lunghe, non era minimamente sudata.

«Ma infatti! Qui sopra non c’è un filo d’ombra, vai a capire perché è sempre pieno zeppo di gente! Comunque io sarò strana, ma anche tu non scherzi: come ti sei vestita?»

Guardando la divisa di servizio, Eun-gyeong scosse la testa, inorridita. Su-jin ignorò il commento e rispose solo alla prima domanda: «Ci vorrebbero posti tranquilli, specialmente per mangiare. La comandante non penserà mica di distaccare tutto il quartier generale qui alla base? La densità media in mensa sarà la più alta nel raggio di quindici chilometri!»

«Pare che continuerà a mandare gente. Evidentemente qui si sta meglio: non bisogna camminare sulle uova.»

Sedendosi accanto sulla panchina, Su-jin posò tra loro il sacchetto del pranzo. Lo aveva appena tirato fuori dal frigo e c’era ancora un velo di condensa. Le offrì un sandwich, ma l’altra indicò un sacchetto vuoto accanto a sé, a significare che aveva già mangiato.

«Ormai il quartier generale si è talmente svuotato che staranno a girarsi i pollici. Non ci vuole tornare?»

«Così ti liberi della concorrenza? Sto valutando se concludere questo distaccamento prolungato, ma sono indecisa. Il centro trasmissioni è qui, lì invece dovrei ricominciare da capo.»

«Beh, certo.»

«Non essere sempre sotto esame è chiaramente un punto a favore. Perché pensi che la comandante, zitta zitta, voglia trasferire qui tutto l’organigramma?»

«C’è così tanto classismo, giù al quartier generale? Da parte delle altre forze armate verso noi ultimi arrivati, dico.»

«Lo sai come ci vedono, no? Più o meno come un corpo militare straniero. Noi ci scherziamo sopra, ci autodefiniamo rappresentanza coreana negli organismi internazionali, ma se pensi all’ambiente in generale, un fondo di verità c’è. Perché siamo gli unici a mandare personale in missione all’estero, e la nostra comandante fa un po’ come le pare, per quanto in teoria i suoi poteri siano vincolati al Comando congiunto. Le volte che la Difesa protesta tirando in ballo la linea di comando, da un orecchio le entra e dall’altro le esce. Già la situazione era complicata, ora con questo incidente che ha provocato, la tensione si taglierà col coltello.»

«Mancava solo che l’ufficio del presidente facesse capire di essere dalla nostra parte! Comunque se vogliono continuare a mandare gente, almeno costruiscano altre mense!», disse Su-jin.

«Per moltiplicare i posti dove si mangia male nel raggio di quindici chilometri?»

«Non ci avevo pensato. Certo che una succursale della nostra mensa…»

Rimasero per un po’ in silenzio a guardare giù, dove si proiettava l’ombra del palazzo. In un lotto vuoto si era ricavato un campo da pallacanestro. Un campo regolamentare, con tanto di canestri e linee perimetrali.

Salivano urla e schiamazzi: la partita era in pieno svolgimento e chi aveva finito di pranzare assisteva a bordo campo.

Su-jin strappò un pezzo di sandwich e lo trangugiò ignorando ogni forma di galateo. Eun-gyeong si girò a guardarla con una risatina sarcastica, e subito dopo riprese il discorso: «Vedi là sotto? La difesa a ombra?».

«La difesa a ombra? Io conoscevo la difesa a uomo.»

«Se guardi bene, praticamente non escono mai dall’ombra. Usano solo i due terzi del campo.»

Su-jin osservò attentamente i giocatori: cinque per squadra, dieci in tutto, e di questi solo uno fuori dall’ombra.

«Vero, ce n’è solo uno sotto il sole! Aspetti. Non è la sergente Han Sommin? Con quella coda lunga avrà un caldo da morire, anche se ha resistito così tutta l’estate.»

«È una forza della natura, la sergente Han. Secondo me, tu saresti l’unica in grado di tenerle testa. Se non ce la fa una come te, che porta la divisa a maniche lunghe con queste temperature… perché non vai a fare sfoggio del tuo talento? È anche la giornata dello sport!»

«Sono bassina, il basket non fa per me. Farei solo ridere.»

«Beh...»

«Gli altri sono tutti maschi, magari non la bloccano apposta?»

«Dici?»

«Comunque faccio presente che da questo mese dovremmo portarla tutti, la divisa a maniche lunghe», puntualizzò Su-jin.

«Guarda che persino la comandante andrà in giro in T-shirt, con tutto che l’ordine l’ha dato lei.»

Restarono di nuovo in silenzio. Il frinire delle cicale diventava sempre più forte. Eun-gyeong sollevò lo sguardo verso il cielo. Da lassù, il Pac-Man sorrideva beffardo.

«La gente si chiede perché il Comando non è ancora riuscito ad abbatterlo. Dicevano che sarebbe stata una passeggiata.»

«Aah… pare sia stato un guasto. Ma queste maledette cicale, abbiamo vinto una fornitura illimitata?»

«Mah, si saranno svegliate pensando che è già estate. Comunque il missile americano non c’entra col ritardo del lancio, giusto? Hanno l’orbita piena di missili e quant’altro…»

«Quel missile lì è andato in panne, ma chissà, magari la stanno solo tirando per le lunghe. È risaputo che una volta raggiunto l’obiettivo, la prima cosa che fanno i governi è tagliare i finanziamenti», disse Su-jin con tono apatico.

L’altra la fissò incredula. «È una mia impressione, o il successo del lancio non ti fa piacere?»

«Beh, come dire… renderà la mia vita un po’ più noiosa.»

«Un incidente aumenta il carico di lavoro. Ti piacerebbe?»

«È che non vorrei rimanere all’ufficio ispezioni per sempre. Per entrare ho fatto i salti mortali, perché dicevano che mi sarei occupata di incidenti spaziali… ma qui, di incidenti, zero.»

«Effettuando lanci per conto di altri Stati non c’è possibilità di indagare sulle loro astronavi. Immagino che un bell’incidente ti farebbe curriculum per passare al privato: ti stai preparando, eh?»

Su-jin rispose sbocconcellando il resto del pranzo: «Non è cattiveria. Alla fine la comandante stessa ha obbedito di corsa quando le hanno detto di lanciare la prima cosa che capitava. Avrà fatto i suoi calcoli: che riuscisse o meno, intanto si è assicurata il diritto di attingere al budget. Prima di tutto perché era una navicella senza equipaggio, e secondo perché non era programmato, quindi anche in caso di fallimento non avrebbe avuto conseguenze sui piani a lungo termine. In ogni caso, la verità è che sarebbe stata la volta buona!».

«Sì, ma a quest’ora saremmo tutti a lavorare come pazzi. Sarà un peccato per il tuo curriculum, ma prova a chiedere in giro.»

«Non sono così tonta da andare a dirlo...»

«A proposito, da un po’ ti vedo con il morale sotto i tacchi.»

«Sotto i tacchi almeno starebbe all’ombra! Siamo invasi dal personale in distaccamento e il carico di lavoro è aumentato di conseguenza. Se mi presento dicendo che sono dell’ufficio ispezioni nessuno fa i salti di gioia, anzi c’è sempre più gente che mi detesta. Vagli a spiegare che sono l’ispettrice più accomodante del mondo!»

«Magari non ti soddisfa più? Tu dovresti stare in agguato come un predatore, grrrr, ma ormai ci sono occhi ovunque e non sai più dove fare gli appostamenti?»

«Ma si figuri!»

Su-jin guardò a terra in silenzio. Eun-gyeong si voltò verso le montagne. Da lì proveniva il frinire delle cicale, sempre più forte e da ogni direzione, tanto da interferire con i loro discorsi, interrotto solo dal rumore dei palleggi.

All’improvviso Su-jin cacciò un gridolino. «Ah, eccola! È entrata!»

«Cosa?»

Seguendo il suo sguardo, capì che parlava della partita. «Non hai mai visto fare canestro?»

«Un tiro da tre punti, è la prima volta. Cavolo, c’è veramente chi lo mette a segno!»

«Ah, sì? Hanno centrato un tre punti?»

«E indovini un po’ chi? La sergente Han Sommin!»

Si sporse dal...



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