E-Book, Italienisch, 324 Seiten
Reihe: Asia
Ash Lanterne in volo
1. Auflage 2017
ISBN: 978-88-6783-186-9
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 324 Seiten
Reihe: Asia
ISBN: 978-88-6783-186-9
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Con profondità letteraria e acume giornalistico, Lanterne in volo racconta la storia di sei giovani nati tra il 1985 e il 1990, parte della generazione che cambierà la Cina e il mondo, cui è impossibile non affezionarsi. Lucifer è un musicista ribelle che ondeggia tra il punk e il pop pur di diventare famoso; Mia, fashionista, classe 1990, a 17 anni si tatua un fucile AK-47 sul braccio; Dahai è figlio di un militare e sfoga la sua curiosità e la sua insoddisfazione online; Fred è figlia di un uomo del Partito e studia Scienze Politiche negli Stati Uniti; Snail deve fare i conti con un serio problema di dipendenza da videogiochi; Xiaoxiao si destreggia nell'ambiente hipster cinese, tra il suo negozio di abbigliamento e una caffetteria ricavata in un'ex sinagoga. Le loro vite, narrate dall'infanzia coccolata fino alla scrupolosa disciplina scolastica e alla lotta per trovare lavoro dopo la laurea, rappresentano la storia di centinaia di milioni di giovani cinesi (più della popolazione degli Stati Uniti) i cui sogni sono gli stessi dei giovani in tutto il mondo: lasciare la casa dei genitori, avviare una carriera, innamorarsi e costruire una famiglia. Alec Ash segue i sei personaggi e i loro sogni con empatia: sono suoi coetanei, la loro storia è anche la sua.
Weitere Infos & Material
XIAOXIAO
La frutta veniva da tutti gli angoli della Cina. Mele dallo Xinjiang, pere dallo Hebei, mandarini dal Zhejiang e dal Fujian. Di tanto in tanto anche frutti del drago dall’isola di Hainan, nell’estremo sud, e caschi di mini banane. Nel lontano nord, dove la frutta non cresce, camion di tredici metri consegnavano quei ricchi doni della terra al negozio all’ingrosso dei genitori di Xiaoxiao.
A nord della Muraglia, l’inverno spella le dita. Se consideriamo la forma della Cina come quella di un gallo, la porzione di terra dura sopra Pechino, l’ex Manciuria, che ora in cinese si chiama semplicemente «il nord-est», corrisponde alla testa. Da lì si vedono l’aurora boreale e il sole di mezzanotte. Le temperature scendono anche a meno quaranta, e la neve sale fino alla cintola. Ci sono ancora alcune tigri siberiane, che sconfinano dalla Russia senza visto.
La provincia dello Heilongjiang prende il nome dal «Fiume del drago nero», che traccia il serpeggiante confine con la Russia. A quattro ore di treno dal capoluogo di provincia, tra la Mongolia Interna a ovest e la Siberia a nord, si annida Nehe, con le sue schiere di caseggiati identici ancora in costruzione, come se la città fosse sorta spontaneamente dalla tundra. Se non fosse per un fiume ghiacciato sul quale d’inverno si può guidare un camion, sarebbe una qualsiasi piccola città cinese di mezzo milione di abitanti. Lì, il 4 settembre 1985, era nata Liu Xiao.
Nacque in casa, nel letto dei genitori, con l’aiuto di una levatrice. Non pianse per un’ora e tutti si fecero prendere dal panico. Poi cominciò a strillare a pieni polmoni e tutti si augurarono tra le lacrime che la piantasse. A sette giorni, le fecero i buchi agli orecchi con l’ago e il filo rosso, un’antica tradizione che porta fortuna e salute. Sette giorni fu anche il tempo che ci misero i genitori a sceglierle un nome, sfogliando un grosso dizionario per trovare un carattere di loro gradimento. Alla fine si decisero per xiao, che significa «cielo» e «nuvole» e si usa in un modo di dire per indicare un suono fragoroso che rimbomba nei cieli, come le sue prime, assordanti grida. Pronunciato con un altro tono, xiao significa «piccolo», e ben presto il suo soprannome diventò Xiaoxiao, Piccola Xiao.
Xiaoxiao era una femmina e, se si fosse sposata, suo figlio non avrebbe portato avanti il cognome Liu. A causa della politica del figlio unico – applicata dal 1980, poco dopo che Deng Xiaoping inaugurasse il periodo delle riforme – i suoi genitori per legge non potevano avere un altro figlio. Ma le famiglie si stavano ancora abituando all’idea, soprattutto lontano dai maggiori centri urbani, e la legge era tutt’altro che monolitica. Quando Xiaoxiao aveva quattro anni, il padre lasciò la sua unità di lavoro, dove lo tenevano sotto stretto controllo. I genitori ne approfittarono per avere un altro figlio – un maschio – e se la cavarono senza pagare la multa salata prevista dalla legge.
Durante l’infanzia i figli unici «post ’80», caricati di tutte le speranze e i desideri cui i loro genitori avevano dovuto rinunciare negli anni di Mao, venivano tenuti nella bambagia a livelli ridicoli. Ogni volta che cadevano qualcuno li rimetteva in piedi, e con loro si usavano più precauzioni che con un vaso di porcellana. Se si sommano le premure dei nonni, le attenzioni ricevute raggiungevano eccessi soffocanti. Nei suoi primi mesi di vita, in inverno, Xiaoxiao si intravedeva appena sotto gli strati di biancheria termica, al punto che aveva le guance vermiglie come il piumino.
Fino ai sette anni, visse con i nonni materni in un villaggio a due ore di macchina da Nehe. Nella loro casa a corte avevano maiali, oche, anatre, polli, un cane e un solo letto: una piattaforma di terra compatta sopra una stufa a carbone, detta kang, sulla quale il nonno, la nonna e Xiaoxiao dormivano raggomitolati per tenersi al caldo. I muri e il soffitto erano tappezzati di giornali; le prime pagine che riportavano il viaggio di Deng Xiaoping nel sud della Cina dei primi anni Novanta erano state riciclate come isolante a buon mercato. Il solo passatempo erano i racconti popolari tradizionali alla radio, che Xiaoxiao ascoltava in braccio alla nonna.
In Cina capita spesso che siano i nonni ad allevare un figlio, mentre i genitori lavorano duramente nelle soffocanti condizioni della città e mandano soldi a casa. Decine di milioni di post ’80 sono cresciuti così; i figli dei lavoratori migranti si chiamano «figli lasciati indietro». A prescindere dalle circostanze, essere separati dai genitori è un’esperienza che segna. La madre di Xiaoxiao ricorda con dolore una volta in cui andò a trovare la figlia dopo sei mesi trascorsi a Nehe. Quando entrò per abbracciarla, Xiaoxiao non la riconobbe e corse a nascondersi dietro le sottane della nonna.
Poco dopo Xiaoxiao tornò a vivere con i genitori, nell’appartamento dov’era nata. Non lontano, al margine della città, c’era il negozio di frutta di famiglia. Xiaoxiao si divertiva a giocare nel magazzino, che odorava di mele. Le cassette di cartone erano impilate fino al soffitto e formavano corridoi che diventavano più angusti a ogni consegna. All’inizio Xiaoxiao pensava che i camion venissero da non troppo lontano, al massimo dal villaggio dei nonni. Poi il padre le aveva mostrato su una carta della Cina da dove arrivavano certi frutti e Xiaoxiao non aveva più guardato i camion allo stesso modo.
Nei primi anni di scuola, quando imparò a leggere e a scrivere le migliaia di caratteri necessari per essere alfabetizzati in cinese, Xiaoxiao associava i nomi di luogo sulle cassette a quelli sulla carta geografica. Chiedeva alla madre di quei posti esotici, e lei – che non si era mai spinta oltre Pechino – snocciolava i soliti cliché. Melograni dolci dello Xinjiang? Lì si trovano i datteri e il deserto. Mele rotonde dello Henan? Nello Henan sono tutti imbroglioni. Durian puzzolenti del Guangdong? Lì mangiano tutto ciò che si muove.
Quelle terre lontane le sembravano tanto più affascinanti perché a Nehe non c’era niente da fare. Negli anni Novanta era una piccola cittadina, con poche macchine per le strade e un solo semaforo all’incrocio centrale di quella che si chiama, appunto, via Centrale. Per scaldarsi le budella, una bevanda che andava per la maggiore tra gli adolescenti (ancora oggi) era la Coca-Cola bollita, versata direttamente dal bollitore. I più grandi preferivano il baijiu, un forte liquore di sorgo o di riso, e coltivavano la fama di bevitori formidabili e sanguigni, di cui gli abitanti del nord-est vanno fieri. D’inverno, nello Heilongjiang, bere e fare a botte sono gli unici svaghi.
Xiaoxiao, invece, mangiava caramelle. Accanto alla sua scuola elementare c’era un negozio che le vendeva: torroncini d’arachidi, White Rabbit al latte, caramelle sfuse avvolte in carte crepitanti con sopra l’immagine di un vecchio arcigno, polverina tiaotiaotang, frizzante e zuccherosa sulla lingua. Xiaoxiao aveva tre bambole di plastica e i vestiti glieli cuciva da sola: top con i lustrini, cappelli con le perline, abiti da sposa. Aveva imparato dalle due zie sarte. Una delle bambole aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, una Barbie tarocca che lei chiamava Baby Oceano. Le bambole erano grandi amiche, naturalmente, e andavano in vacanza insieme: nei deserti dello Xinjiang, nello Henan dove sono tutti imbroglioni e nel Guangdong dove la gente mangia tutto ciò che si muove.
Il periodo preferito di Xiaoxiao era il capodanno cinese, o festa di primavera: due settimane di festeggiamenti e banchetti, che segnano il primo mese del calendario lunare e iniziano con un’abbondante cena di famiglia la sera della vigilia. Nei giorni successivi si mangiano gli avanzi e si fa visita a parenti via via più lontani. Come gli altri bambini, Xiaoxiao riceveva buste rosse decorate che contenevano «soldi della fortuna» di piccolo taglio. Nel parco della città la gente faceva esplodere petardi e fuochi d’artificio sul ghiaccio, scivolando via appena prima del botto. L’ultima sera dei festeggiamenti – la cosiddetta festa delle lanterne – Xiaoxiao s’incantava a guardare le lanterne in volo.
Anche la tv aveva un ruolo importante durante le vacanze. Xiaoxiao guardava cartoni animati cinesi come Il club del piccolo drago e Ispettore gatto nero, l’anime giapponese Doraemon (gatto robot) e Tom & Jerry. Il suo programma preferito era Il viaggio in Occidente, serial basato sull’omonimo romanzo di epoca Ming, che narra le avventure del monaco Tripitaka, di Sabbioso, Porcellino e Scimmiotto, alla ricerca del sacro Sutra del Diamante in India. Nonostante i costumi assurdi e gli effetti speciali grossolani – maestri taoisti volanti con sopracciglia bianche lunghe come barbe, armi magiche luccicanti – il serial ebbe un grandissimo successo. Le repliche si trasmettono ancora.
Quando Xiaoxiao cominciò la scuola media, tutto cambiò. Le tolsero le bambole, le lasciarono guardare meno tv e le vietarono di entrare nel magazzino della frutta. Il cambiamento fu così improvviso che Xiaoxiao ricorda di essersi chiesta se non la stessero punendo per una colpa che ignorava. Da un giorno all’altro, le attenzioni cui era abituata cedettero il posto alla vera eredità della generazione dei figli unici: studio massacrante e ansia per il lavoro. La prima infanzia è...