Antenucci | Il segreto è l'abbandono | E-Book | sack.de
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E-Book, Italienisch, 97 Seiten

Antenucci Il segreto è l'abbandono

La via mistica dell'affidamento a Dio
1. Auflage 2025
ISBN: 978-88-922-3507-6
Verlag: San Paolo Edizioni
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

La via mistica dell'affidamento a Dio

E-Book, Italienisch, 97 Seiten

ISBN: 978-88-922-3507-6
Verlag: San Paolo Edizioni
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Abbandonarsi in Dio significa perdere il controllo sulla propria vita, su quella degli altri e anche su Dio. I 'maniaci' del controllo perdono il gusto della vita per l'ansia di tenere tutto sotto controllo. «Lascia fare a Dio, fidati di Lui, vivi e lascia vivere, scenderà nel tuo cuore una pace profonda e vedrai i miracoli», così consiglia fra Emiliano Antenucci, perché, egli sostiene, «abbandonarsi nel Signore continuamente, con atti di fede, è l'unico vero modo con cui darsi da fare per realizzare la missione per cui sei sulla terra». Abbandonarsi in Dio è vivere il mistero della vita senza tante spiegazioni e analisi: questo è il segreto della felicità. Siamo troppo presi da preoccupazioni e pensieri di morte che piano piano ci distruggono, dobbiamo essere ottimisti e pieni di pensieri di luce: solo così possiamo fare grandi cose ed edificare gli altri. Non basta solo fidarsi, come Abramo, affidarsi e abbandonarsi.

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1


IL GRIDO DI GESÙ SULLA CROCE


(Giovanni della Croce)

(Carlo Maria Martini)

(Miguel de Unamuno)

* * *

«Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?». In questo grido di Gesù sulla Croce, c’è il grido di tutti gli abbandonati sulla terra. Gesù è abbandonato, è abbandonato dal Padre e, nel massimo dell’abbandono, Lui si abbandona. Quante volte noi ci sentiamo abbandonati da Dio, dagli altri. Ci sentiamo delusi, soli. In quel momento la nostra vita si blocca, o ci diamo ai vizi di questo mondo riempiendo i nostri vuoti, i nostri abbandoni soprattutto con le dipendenze; pensiamo alla dipendenza dal sesso, dalla droga, dall’alcool, ma anche le piccole e grandi dipendenze: le dipendenze affettive, le dipendenze dell’apparenza, della vanità, del successo. Siamo dipendenti per riempire il vuoto dentro di noi, oppure in questo massimo abbandono; e, dove noi ci sentiamo abbandonati, noi ci abbandoniamo, noi facciamo le scelte.

Quando Dio tace, e tace sulla Croce, l’uomo risponde, l’uomo si mette in ricerca, l’uomo si mette in cammino.

Vorrei citare una grandissima poetessa morta giovanissima, Antonia Pozzi. Questa poesia s’intitola e recita:

Non avere un Dio

non avere una tomba

non avere nulla di fermo

ma solo cose vive che sfuggono –

essere senza ieri

essere senza domani

e acciecarsi nel nulla –

– aiuto –

per la miseria

che non ha fine –

In questa poesia c’è tutto il grido di abbandono, di desolazione: quello di non avere un Dio, una tomba, quello di non avere un passato, un futuro, essere accecati nel nulla. Però c’è un barlume di speranza, perché Antonia Pozzi dice: «Aiuto». Questo aiuto è un gancio verso il cielo, questo aiuto è un desiderio che è al di là di non avere un Dio, una tomba, di non avere nulla di fermo.

C’è qualcuno che ci aiuta, e questo è il grido di tante persone che sono scoraggiate, o peggio disperate, sono senza speranza e gridano aiuto: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?». E poi questa frase ha una svolta: ha una svolta nella fiducia al Padre, nell’abbandono al Padre, perché Gesù dice subito dopo: «Padre, papà, papino mio…». Un Dio che era considerato totalmente altro: «Padre nostro che sei nei cieli… e restaci!», Gesù lo chiama papà. Sono le parole della tenerezza, le parole di un figlio: «Padre nelle tue mani consegno, affido, abbandono il mio spirito». Anche noi quando ci sentiamo afflitti, soli, delusi anche dalla Chiesa, non dobbiamo bloccarci, ma continuare il nostro cammino di fede e abbandonarci ancora di più al Padre.

Santa Teresina è la santa della fiducia, la santa dell’abbandono. La dobbiamo invocare perché ci aiuti ad abbandonarci al Padre, ad affidare la nostra vita al Signore, che è la roccia, il baluardo e lo scudo, è la sicurezza di tutte le sicurezze.

Le cose umane finiscono, le cose di Dio restano per sempre.

Chiediamo al Signore la Grazia dell’abbandono, la Grazia della fiducia, la Grazia di vivere per Lui, con Lui e in Lui. La Grazia che Dio non ci abbandona, non ci tradisce mai. Siamo, alle volte, noi che ci abbandoniamo, oppure ci sentiamo abbandonati, ma Lui è Dio e Dio ci ama sempre comunque e dovunque.

* * *

PER LA MEDITAZIONE


Perché affermi con tanta passione e convinzione di non credere in Dio? Ti fa sentire meglio, ti senti realizzato, organizzi diversamente la tua vita, cambi i tuoi programmi, ti relazioni con gli altri in modo diverso? Dici di non credere in Dio solo perché non lo vedi. Vedi per caso la gioia, il dolore, la rabbia, la gelosia, la tristezza? No, non vedi tutto questo, non tocchi tutto questo, eppure tutto questo esiste. Vedi l’aria? No, non la vedi, eppure c’è. Dio, come l’aria, è un dato di fatto imprescindibile. Possiamo non accorgerci dell’aria, ma non possiamo negare la sua funzione vitale. E questo vale per Dio. Se rinunciamo all’aria, rinunciamo a Dio e a ogni possibile “salvezza”.

Eppure, sembra che tu creda a molte cose: al progresso, all’evoluzione, allo sbarco sulla luna, agli Ufo, alla tua squadra di calcio, alle scoperte scientifiche, ai farmaci. Ricordi? Credevi tanto a quel tipo che ti ha ingannato, a quella donna che ti ha tradito, a tutti i miti che nel corso della tua vita hai dovuto poi rinnegare. Cosa ti è rimasto di tutti questi atti di fede terreni? Hai creduto nella psicanalisi per curare quel pungente tormento esistenziale e oggi, dopo mille sedute, non sei più che uno zombie. Ma ancora, inspiegabilmente, persisti nel rivendicare il tuo ateismo come ultimo rifugio ai tuoi problemi e interrogativi irrisolti.

Se sei in grado di decidere fra ciò che è bene e ciò che è male, fra il falso e il vero, allora stai parlando con Dio. Lui è il parametro assoluto di riferimento attraverso il quale puoi onorare la verità delle cose.

Vivere su questa terra e negare l’esistenza di Dio è lo stesso che usare l’automobile e negare l’esistenza dell’inventore del motore a scoppio. Non puoi davvero credere, mio caro amico, che la tua autovettura si sia generata autonomamente dal nulla! Dio è il creatore e tu il creato!

“Tu credi in Dio” è la stessa domanda che si potrebbe rivolgere a un bambino, se crede all’esistenza della mamma.

Dammi retta, apri il tuo cuore e fai tacere per sempre la tua mente narcisista che finirà con il condurti alla disperazione. Umilmente mettiti in ascolto e Dio non tarderà a rivelarsi per farti dono di tutta la sua grazia e beatitudine.

Un abbraccio.


Dal cuore squarciato di Gesù abbandonato è sgorgata quella spiritualità particolare-universale (come il suo dolore è uno dei tanti della passione, ma tutti li riassume) che genera l’unità.

Un giorno ci domandammo quale sarà stato il dolore più grande di Gesù in croce e ci parve che il grido lanciato dopo tre ore di agonia, «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» (cfr. Mt 27,46; Mc 15,34), fosse il canto del cigno dell’Uomo-Dio che muore versando tutto di Sé ai fratelli. In quel dolore, quell’Uomo rappresenta e incarna l’angoscia dell’umanità, la solitudine, l’aridità, la delusione, il fallimento, la debolezza, la separazione, la sconfitta, il peccato. È dunque immagine anche delle fratture tra i prossimi, tra ideologie contrastanti.

Amando Gesù abbandonato troviamo il motivo e la forza per non sfuggire questi mali, queste divisioni, ma per accettarli e consumarli e portarvi così il nostro personale e collettivo rimedio.

Nell’abbraccio al dolore vissuto, Egli risulta: al muto la parola, a chi non sa, la risposta, al cieco la luce, al sordo la voce, allo stanco il riposo, al disperato la speranza, all’affamato la sazietà, all’illuso la realtà, al fallito la vittoria, al pauroso l’ardimento, al triste la gioia, all’incerto la sicurezza, allo strano la normalità, al solo l’incontro, al separato l’unità, all’inutile ciò che è unicamente utile. Lo scartato si sente eletto. Gesù abbandonato è per l’inquieto la pace, per lo sfollato la casa, per il radiato il ritrovo. Con Lui le persone rinascono e il non senso del dolore acquista senso.

Curiamo, dunque, questo amore per gli altri pieno di sfumature dolorose: sono l’aspetto concreto del nostro essere pronti a morire l’uno per l’altro; sono i piccoli o grandi ostacoli da superare con l’amore a Gesù Abbandonato perché l’unità sia sempre piena.

L’incidenza nella vita alla luce di questo aspetto della spiritualità di Chiara Lubich ha ancora non solo un riflesso sulla vita del singolo, ma anche tra gruppi di persone, divenendo così la chiave attuativa di quell’unità da comporre e ricomporre tra cristiani di Chiese diverse «e proprio nella divisione fra i cristiani è più che mai evidente il Volto di Gesù...



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