Albert / Kopenawa | La caduta del cielo | E-Book | sack.de
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E-Book, Italienisch, 1192 Seiten

Reihe: Figure

Albert / Kopenawa La caduta del cielo


1. Auflage 2018
ISBN: 978-88-7452-742-7
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 1192 Seiten

Reihe: Figure

ISBN: 978-88-7452-742-7
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



La caduta del cielo è uno straordinario resoconto della vita e del pensiero cosmo-ecologico di Davi Kopenawa, sciamano e portavoce dell'Amazzonia brasiliana. Rappresentante di un popolo la cui esistenza è minacciata dall'estinzione, Kopenawa traccia un indimenticabile quadro della cultura yanomami nel cuore della foresta pluviale - un mondo in cui l'antica conoscenza indigena combatte con la geopolitica globale e i suoi interessi mercantili. Dalla sua iniziazione sciamanica all'incontro con i Bianchi, ai viaggi in tutto il mondo come ambasciatore del suo popolo, Kopenawa ripercorre un'intera storia di repressione culturale e devastazione ambientale e manifesta una critica risoluta alla società industriale occidentale e all'ipoteca che ha posto sul futuro del mondo umano e non umano. L'antropologo Bruce Albert ha raccolto e trascritto le parole di Kopenawa affinché trovino un cammino anche lontano dalla foresta. 'Sono enormemente impressionato da quest'opera di potente interesse metodologico e prodigiosa ricchezza documentaria. Un'opera che, pur essendo complessa, cattura completamente il lettore, sollevando molte questioni'. ClaudeLévi-Strauss, lettera a Bruce Albert,10 luglio 2006 'Hai disegnato e fissato queste parole su pelli di carta, come ti ho chiesto. Sono andate lontano da me. Adesso vorrei che si dividessero propagandosi in ogni dove per essere veramente ascoltate'. Davi Kopenawa

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Prefazione


Questo libro, al tempo stesso racconto di vita, autoetnografia e manifesto cosmopolitico, invita a un viaggio nella storia e nel pensiero di uno sciamano yanomami, Davi Kopenawa. Nato sessant’anni fa nel Nord dell’Amazonia brasiliana, sull’alto rio Toototobi, in un mondo ancora molto distante da quello dei Bianchi, Davi Kopenawa si è dovuto in seguito confrontare, nel corso di un’esistenza spesso epica, con i successivi protagonisti dell’avanzata della frontiera coloniale (agenti del Servizio di Protezione degli Indios [SPI]1 e soldati della Commissione delle Frontiere [CBDL], poi missionari, operai stradali, cercatori d’oro e grandi allevatori). I racconti e le riflessioni, che ho raccolto nella sua lingua, poi trascritto e tradotto e infine riordinato e redatto in francese, offrono una visione inedita, per intensità poetica e drammatica, acutezza e humour, del malaugurato incontro storico tra gli amerindi e i margini della nostra “civiltà”.

Sin dall’inizio della nostra collaborazione, Davi Kopenawa ha desiderato che la sua testimonianza raggiungesse il piú ampio pubblico possibile. Questa prefazione si propone dunque di offrire alcuni punti di riferimento indispensabili alla messa in prospettiva del testo. Si troverà innanzitutto una veloce panoramica sugli Yanomami del Brasile e la loro storia, poi uno schizzo biografico su Davi Kopenawa, autore delle parole che costituiscono la fonte viva di questo libro, cosí come sull’autore di queste righe, che ha cercato di restituirne il sapere e il sapore dando loro forma scritta. Infine, si tratterà brevemente del nostro incontro, della genesi del testo e del suo contenuto; temi che saranno ripresi in modo piú consistente nelle appendici e nel Post scriptum, ma che mi è sembrato utile ricordare brevemente all’inizio del libro, prima che ci si avventuri nella lettura.

Gli Yanomami in Brasile


Gli Yanomami2 costituiscono una società di cacciatori-raccoglitori e di agricoltori taglia e brucia, e occupano una porzione di foresta tropicale di circa 230.000 km2 che copre l’intera Serra Parima, spartiacque tra l’alto Orinoco (a sud del Venezuela) e gli affluenti della riva destra del rio Branco e della riva sinistra del rio Negro (a nord del Brasile)3. Formano un vasto insieme linguistico e culturale isolato, suddiviso in diverse lingue e dialetti imparentati. La loro popolazione è stimata in poco piú di 33.000 individui, ripartiti in circa 640 comunità4, e questo li rende uno maggiori gruppi amerindi dell’Amazzonia ad aver conservato gran parte del proprio modo di vita tradizionale.

In Brasile, il territorio yanomami, riconosciuto legalmente nel 1992 con il nome di Terra Indígena Yanomami, si estende per 96.650 km2 nell’estremo Nord dell’Amazzonia, lungo la frontiera con il Venezuela, coprendo una superficie leggermente superiore a quella di paesi europei come il Portogallo, l’Ungheria o l’Irlanda. Conta una popolazione di circa 21.600 individui suddivisi in circa 260 gruppi locali. Ogni comunità è costituita generalmente da un insieme di parenti cognatici le cui famiglie sono idealmente unite attraverso legami intermatrimoniali di almeno due generazioni e che risiede in una o piú case collettive di forma conica o troncoconica5.

I primi sporadici contatti degli Yanomami del Brasile con i Bianchi, raccoglitori di prodotti della foresta, viaggiatori stranieri, militari delle spedizioni per la demarcazione delle frontiere o agenti dell’SPI, risalgono ai primi decenni del XX secolo. Dagli anni ’40 agli anni ’60, alcune missioni (cattoliche ed evangeliche) e avamposti dell’SPI si stabilirono ai margini del loro territorio aprendo le prime basi per contatti regolari e diventando cosí fonti di manufatti, ma anche di epidemie mortali. All’inizio degli anni ’70, queste prime incursioni nella regione conobbero una brusca accelerazione, prima con l’apertura di una tratta della strada transamazzonica – la Perimetral Norte – a sud delle terre yanomami, poi, dopo dieci anni di tregua, con lo scatenarsi di una corsa all’oro senza precedenti nella regione centrale del loro territorio. La costruzione della strada venne abbandonata nel 1976 e l’invasione dei cercatori d’oro relativamente arginata solo a partire dalla metà degli anni ’90. Negli ultimi anni, sono però riprese le attività dei cercatori d’oro e oggi l’integrità della Terra Indígena Yanomami è nuovamente minacciata dalle compagnie minerarie e dal fronte agroalimentare locale, entrambi interessati a espandere le proprie attività nell’Ovest dello Stato di Roraima.

Davi Kopenawa, sciamano e portavoce yanomami


Davi Kopenawa è nato intorno al 1956 a Marakana, una grande casa collettiva di circa 200 persone situata nella foresta tropicale nella zona pedemontana dell’alto rio Toototobi, nell’estremo Nord-Est dello Stato di Amazonas in Brasile, vicino alla frontiera venezuelana. Dalla fine degli anni ’70 vive nella comunità dei suoceri, ai piedi della “Montagna del vento” (Watorik?), sulla riva sinistra del rio Demini, a meno di un centinaio di chilometri a sud-est del rio Toototobi.

Da bambino, Davi Kopenawa ha visto il suo gruppo d’origine venire decimato da due successive epidemie di malattie infettive, diffuse prima da agenti dell’SPI (1959-1960) e poi da membri della New Tribes Mission (1967). Per un certo lasso di tempo ha subíto il proselitismo dei missionari nord-americani che si stabilirono sul rio Toototobi a partire dal 1963. Deve a loro il suo nome biblico, l’apprendimento della scrittura e una visione poco allettante del cristianesimo. Malgrado la sua curiosità iniziale, non tardò a trovare ripugnante il loro fanatismo e la loro ossessione per il peccato. Si ribellerà alla loro influenza alla fine degli anni ’60, dopo aver perduto la maggior parte dei parenti a causa di un’epidemia di morbillo trasmessa dalla figlia di uno dei pastori.

Adolescente e orfano, sconvolto dai ripetuti lutti ma intrigato dalla potenza materiale dei Bianchi, Davi Kopenawa lascia la sua regione natale per andare a lavorare sul corso inferiore del rio Demini, nell’avamposto di Ajuricaba della FUNAI6, organizzazione che nel 1967 aveva sostituito l’SPI. Per riprendere le sue parole, cercherà in tutti i modi di “diventare un Bianco”. Finirà solo per contrarre la tubercolosi. Questa disavventura gli varrà un lungo soggiorno in ospedale, che sfrutterà per imparare dei rudimenti di portoghese. Ormai guarito, ritorna per un po’ di tempo nella sua casa collettiva di Toototobi, prima di venire assunto come interprete dalla FUNAI nel 1976, dopo l’apertura della strada Perimetral Norte. Nel giro di qualche anno attraverserà la maggior parte del territorio yanomami, prendendo coscienza della sua estensione e, al di là delle differenze locali, della sua unità culturale. Da questa esperienza trarrà anche una comprensione piú chiara delle molle che innescano la logica predatoria di coloro che chiama “Popolo della merce” e della minaccia che essa rappresenta per l’esistenza della foresta e la sopravvivenza del suo popolo.

Alla fine, stanco delle sue peregrinazioni di interprete, Davi Kopenawa si stabilisce definitivamente a Watorik? agli inizi degli anni ’80, dopo aver sposato la figlia del “grande uomo” (pata thë) della comunità, rinomato sciamano e convinto tradizionalista che lo inizia alla sua arte e che da allora è rimasto il suo mentore. Per Davi Kopenawa questa iniziazione è stata l’occasione di un ritorno alle origini grazie al quale ha potuto riannodare il filo di una vocazione sciamanica manifestata sin dall’infanzia e interrotta solo dall’arrivo dei Bianchi. Con l’andare del tempo, è stata questa a fornirgli la materia per un’originale riflessione cosmologica sul feticismo della merce, la distruzione della foresta amazzonica e il cambiamento climatico7.

Alla fine degli anni ’80, in Brasile muoiono piú di un migliaio di Yanomami a causa delle malattie e delle violenze che accompagnano l’invasione del loro territorio da parte di circa 40.000 cercatori d’oro. Davi Kopenawa è sconvolto da questo dramma, che riporta alla luce i suoi ricordi d’infanzia sullo sterminio dei parenti. Attivo da molti anni per ottenere il riconoscimento legale delle terre yanomami in Brasile, si impegna subito in una campagna internazionale in difesa del suo popolo e dell’Amazzonia. La sua peculiare esperienza con i Bianchi, la sua inusuale determinazione e la legittimità dovuta alla sua iniziazione sciamanica ne fanno rapidamente un portavoce molto ascoltato della causa yanomami, e nel corso degli anni ’80 e ’90 visita diversi paesi d’Europa e gli Stati Uniti. Nel 1988 riceve il Global 500 Award delle Nazioni Unite per il suo contributo in difesa dell’ambiente. Nel 1989 condivide con l’ONG Survival International il Right Livelihood Award, considerato il Premio Nobel alternativo, per il suo contributo “al risveglio della coscienza pubblica di fronte all’importanza del sapere dei popoli tradizionali per il futuro dell’umanità”. Nel maggio del 1992, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro (Eco 92 o “Summit della Terra”), ottiene finalmente dal governo brasiliano il riconoscimento legale di un ampio territorio di foresta tropicale riservato esclusivamente alla sua gente: la Terra Indígena Yanomami. Nel 1999 viene decorato dal presidente della Repubblica del Brasile Henrique Cardoso con l’Ordine del Rio Branco “per il suo eccezionale merito”.

Davi Kopenawa è un uomo dalla personalità...



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