E-Book, Italienisch, 641 Seiten, Format (B × H): 230 mm x 150 mm, Gewicht: 10 g
Reihe: ISSN
Videsott Padania scrittologica
1. Auflage 2009
ISBN: 978-3-484-97045-8
Verlag: M. Niemeyer
Format: PDF
Kopierschutz: Adobe DRM (»Systemvoraussetzungen)
Analisi scrittologiche e scrittometriche di testi in italiano settentrionale antico dalle origini al 1525
E-Book, Italienisch, 641 Seiten, Format (B × H): 230 mm x 150 mm, Gewicht: 10 g
Reihe: ISSN
ISBN: 978-3-484-97045-8
Verlag: M. Niemeyer
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Kopierschutz: Adobe DRM (»Systemvoraussetzungen)
Zielgruppe
Academics (Romance Studies), Institutes, Libraries / Romanisten, Institute, Bibliotheken
Autoren/Hrsg.
Fachgebiete
Weitere Infos & Material
1;Indice;5
2;Prefazione;19
3;Prefazione alla versione manoscritta;22
4;1. Introduzione;25
5;2. Analisi scrittologiche;287
6;3. Analisi scrittometriche;425
7;4. Riepilogo dei risultati;437
8;5. Bibliografia;441
9;6. Cartine coropletiche;473
10;Index;639
1. Introduzione (p. 7-8)
1.1 Scopo del lavoro Il presente lavoro ha lo scopo di delineare l’evoluzione della lingua scritta volgare non letteraria dell’Italia settentrionale nel periodo che si estende dalla sua comparsa fi no al 1525, anno di pubblicazione delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo .1 Si tratta, quindi, innanzitutto di un lavoro con un’impostazione scrittologica, secondo il modello di Goebl (1970) e Dees (1980). Nella seconda parte del lavoro, tuttavia, verranno anche condotte – per la prima volta su una parte dell’area linguistica italiana – analisi scrittometriche, per le quali sono state utili come modello metodico e metodologico soprattutto le pubblicazioni di H. Goebl (in particolare 1979 e 1984).2
Con l’aiuto di entrambi i metodi di analisi (scrittologico e scrittometrico) ci si propone di redigere un bilancio diatopico/diacronico riguardante i più importanti processi osservabili all’interno delle scriptae dell’italiano settentrionale. Tutti i parametri inerenti all’entità e alla selezione dell’area di analisi, nonché all’oggetto della ricerca, sono stati vincolati da tale scopo che verrà ulteriormente precisato più avanti nel lavoro (cf. 1.2), per cui essi saranno presentati in base a tale prospettiva.
Il quadro epistemologico della nostra analisi è invece più ampio poiché essa intende anche presentare delle argomentazioni – naturalmente tenendo conto di tutti i problemi o, meglio, le riserve relative all’interpretazione (fonetica) di grafi e medievali (cf. 1.5.2) – a favore del nostro presupposto classifi catore fondamentale, in base a cui l’attuale situazione linguistica nell’Italia settentrionale è il risultato di una graduale «italoromanizzazione», più precisamente di una graduale «toscanizzazione» dei sistemi grafi ci e dialettali dell’Italia settentrionale medievale.3 Questo processo di «in versione di polarità» dell’Italia settentrionale in ambito fonico/fonetico da un geotipo originariamente galloromanzo all’attuale italoromanzo era per lo più in fase avanzata all’inizio del XX sec., ma non ancora ovunque e defi nitivamente concluso.4
Ciò fa presupporre, tuttavia, che all’interno di questo processo di «inversione di polarità» l’ambito grafi co abbia assunto una funzione pioneristica e propulsiva (cf. Ghinassi 1976a, 875 e Coluccia 2002b, 27, sulla situazione analoga nell’area linguistica tedesca cf. Besch 1967, 358–361, 1985 nonché Wüest 2003, 2156). Partendo da questo presupposto e – ciò sia ben chiaro – tenendo conto in modo critico delle potenzialità del nostro corpus, è possibile inoltre effettuare un’analisi dei nostri dati in prospettiva di tre problematiche dialettologico-classifi catorie, conosciute nella linguistica italoromanza come «questioni»:
a) la cosiddetta «questione cisalpina»: fi no a quando l’Italia settentrionale presenta caratteristiche grafi che che rimandano a tratti considerati costitutivi della Galloromania (e in senso lato dell’area romanza occidentale)? È riconoscibile un punto di irradiazione delle innovazioni? Quale è il grado di «inversione di polarità» dell’Italia settentrionale già al momento della comparsa delle prime testimonianze scritte? Quanto rimane, all’inizio dell’era moderna, della «galloromanicità» di quest’area nelle fonti scritte?
b) la cosiddetta «questione veneta»: i dialetti del Veneto, in particolare il veneziano, si differenziano in maniera così chiara dagli altri idiomi dell’Italia settentrionale anche nella loro forma scritta? Queste differenze si sono costituite appena nel periodo letterario o sono ben più antiche?
c) la cosiddetta «questione ladina»: in che misura la separazione del friulano dall’italiano nord-orientale si rispecchia nelle fonti scritte?